26_Incredibili "precisioni" sortite con il cubito a quattro gradi-Ingrandimento.
Il nome della stella riferita nel reperto con i loghi: «
RÍN šá ULU» riferisce certamente la principale stella rappresentante della costellazione della
Bilancia (che Sachs identifica con
Zuben Elgenubi) e identifica la Luna essere di fronte o davanti (
ina IGI) ad essa, non è però escluso che possa riferire
anche la stella Brachium che appunto è nella parte più verso
Sud (ULU) anche in riferimento a Zuben Elgenubi della Bilancia.
Poiché i loghi «
2 KÙŠ ina IGI» sono riferiti subito dopo a «
sin ina IGI RÍN šá ULU», la ripetizione di «
ina IGI» fu evidentemente riferibile ad altro; appunto alla «
sottointesa [RÍN šá SI]» o
Zuben Elschemali, che era parimenti distante dalla Luna come lo era la stella della
Vergine k Vir. [4], nella misura riferita di otto gradi o due cubiti.
In questa formazione (vedi diapositiva_25, la foto 1), la Luna era in quello che nel Vat 4956) i babilonesi definivano un «
ka-bar» (bocca aperta,
>) che vedeva con la stessa unica misura riferita di 2 cubiti (otto gradi)
due opposti astri (due stelle, in questo caso)
riferiti alla Luna [1] che in questo caso ne era
il centro del vertice.
La precisa corrispondenza di due cubiti = otto gradi per la Luna rispetto a
Zuben Elschemali [3] e dalla
Luna alla stella
k Vir, rendono probante e ragionevole questa interpretazione.
Il «motivo», fu quello di indentare la
precisa posizione della luna rispetto alle stelle di due diverse costellazioni, la
Vergine e la
Libra o Bilancia.
La posizione della Luna, che col
suo bordo era nel frattempo in contatto con la linea confinaria delle due costellazioni (la linea tratteggiata celeste), evidenzia come probabile una tale osservazione.
Per i babilonesi, determinare con
precisione il «
passaggio» della
Luna (
sin, una
divinità per loro) da una costellazione a un’altra era importante, non tanto i senso astronomico, quanto in senso astrologico.
Spesso, dal cielo osservato, «i saggi di corte» dovevano trarre dei vaticini per il re.
Di seguito, è registrato: «
GU4-UD 2 KÙŠ SIG GENNA 1½ KÙŠ» ovvero. «
Mercurio 2 cubiti sotto Saturno; 1 cubito e mezzo (era alto)».
La distanza (
angolare) di
Mercurio a otto gradi (due cubiti) precisi sotto
Saturno, corrisponde fin troppo bene per poterla ignorare.
Questa misura fu fatta circa 20 minuti dopo il sorgere della
Zuben Elschemali, o proprio mentre sorgeva la
simile, per nome, stella a Sud della Bilancia «
RÍN šá ULU o
Brachium»; in quel momento,
Mercurio era alto proprio sei gradi misurati con un cubito e mezzo.
Dopo aver considera queste misure, tornando a porre come soggetto la
Luna, è registrato: «
sin ½ KÙŠ ana NIM DIB», ovvero:
«
La Luna mezzo cubito entra a Est incrociando (o sorpassando)».
Avendo appena riferito dei due pianeti
Mercurio e Saturno, essere distanti fra loro con due cubiti, diventa ovvia la «
linea (immaginaria)» di congiunzione che era misurata distante dalla Luna.
La
Luna era proprio di fronte e ad Est di tale linea nella misura di 2 gradi o mezzo cubito (vedi foto grande qui sopra, il segmento giallo).
«
ana» suggerisce il senso di «
sopra o alto» (
ECLS) e Sachs ne traduce anche il senso di «
Est», legato al suo altro significato di «
sorgere».
Queste mie particolari verifiche, seppure a volte non riferite (
ma sottointese) nel reperto, semplicemente confermano o rafforzano, rendendo maggiormente probante, il quadro astrale osservato che è qui ricostruito astronomicamente seguendo le informazioni che sono nel diario e… con
l’ausilio della reale misura del cubito che è appunto di 4 gradi.
Non credo che con una verifica basata su un cubito di
due gradi, pur essendo lo stesso cielo astrale in quel giorno, si possano costatare le stesse
precise e numerose concordanze qui chiaramente presentate.
Non è la sola volta, infatti, che la Luna è osservata con riferimenti a specifici «
incroci o sorpassi (
DIB)».
monseppe2
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Ricercatore indipendente.
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La luce, se illumina un solo lato, lascia zone di ombra che restano nascoste. La verità resta la stessa, ma sarà incompleta.
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