Cubito Astronomico Babilonese

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monseppe2
00giovedì 20 agosto 2015 09:48
Evidenze e Verifiche atte a dimostrare che il cubito astronomico babilonese misuri quattro gradi e NON 2 gradi.

Premessa.

Ormai da moltissimi anni il mondo scientifico e archeologico ha stimato che il cubito astronomico babilonese misuri un'unità quantificata in: due gradi sessagesimali a sua volta suddivisi in 24 parti (dita o SI) che misurino 5 minuti di grado.

Informazioni storiche della Bibbia, additando eventi storici del periodo Neobabilonese che siano databili diversamente, mi hanno portato a dover rivalutare l'unità astronomica del cubito (KUS) riferita nei diari astronomici del periodo, trovandola più coerente quando essa misuri un valore di (4) quattro gradi contro i (2) due gradi attualmente accreditati.

Giusto per far comprendere l'importanza dell'informazione.

In base a queste unità di misura attualmente accreditate, è stato stimato che il VAT 4956 sia stato originariamente osservato durante il 568/567bc in occasione del 37° anno di accessione (o suo anno ordinale) del regno di Nabucodonosor II.

Quest'attuale e tutt'ora accreditata stima per il diario, ha portato gli studiosi del periodo a considerare come storicamente valida la datazione al 587bc per la distruzione di Gerusalemme e del suo Tempio da parte di Nabucodonosor II durante il suo ufficiale 18° anno di regno (corrispondente pure al suo 19° anno dalla sua ascesa o successione diretta).

Le informazioni storiche della bibbia, diversamente, informano che tale evento poteva essere occorso solo durante il 607 avanti era volgare (607bc o -606 astronomico) anche se esse occorsero sempre durante il 18° anno di regno del re di Babilonia Nabucodonosor II.

"Dimostrare" astronomicamente e documentalmente (tramite verifica delle informazioni registrate in tali diari astronomici), che l'unità di misura per un cubito babilonese sia da valutare in realtà in (4) quattro gradi per cubito e che ognuno di esso fosse stato suddiviso in 24 sotto unità di 10 minuti di grado (dita), renderebbe:

"TUTTE" le verifiche computerizzate finora accreditate nelle interpretazioni dei diari astronomici di quel periodo, "errate" o non astronomicamente corrispondenti con ciò che fu effettivamente osservato allora, evidenziando, nelle verifiche così effettuate, un errore di misura quantificabile in due gradi per ogni cubito in meno.

Ciò significherebbe, per esempio, che il VAT 4956, usando tale unità di misura ridotta in due (2) gradi nella sua verifica astronomica attuale, non potrebbe più essere usato, come finora fatto, per "dimostrare" una data diversa da quella che le informazioni storiche della bibbia ormai da millenni suggeriscono:

"Gerusalemme e il suo Tempio furono distrutti nel 607 avanti era volgare (a cominciare dal sabato nove agosto del 607bc, per ordine di Nabucodonosor II, eseguito poi da parte del suo generale Nebuzaradan)".

Una tale diversa valutazione della misura realmente indentata da un cubito astronomico babilonese, non è stata immediatamente riscontrabile a motivo delle molte circostanze "ambigue" che la posizione astrale, specialmente della Luna, poteva avere in diversi momenti della notte osservata.

Inoltre, un possibile sfasamento riscontrato da me nell'algoritmo del programma originale usato da Sachs; "TheSky", nei relativi calcoli per la Luna in quel lontano periodo, presentando una differenza di circa due gradi per la posizione della Luna, può aver reso ancor meno immediata l'ipotesi che tale misura potesse non essere ben corrispondente con le registrazioni riferite nei diari astronomici del periodo.

Seguiranno qui pertanto, una trentina di diapositive che dimostreranno astronomicamente, basandosi sulle informazioni dei vari diari esaminati, e in modo inequivocabile, quanto qui oggi affermo e dichiaro.

Il programma da me usato per la verifica astronomica dei diari qui esaminati è il "RedShift6".

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00giovedì 20 agosto 2015 10:45
01_Posizioni della Luna



Scopo di questa fonte e relazione, è quello di dare ragionevoli riferimenti mediante verifiche computerizzate eseguite tramite l’uso delle informazioni astronomiche che sono state osservate e registrate nel diario di «Antiochio figlio di Antiochio» del 198bc (-0197 astronomico) catalogato con la sigla BM 34362, e in altri diari.

In questa prima diapositiva e nelle altre che seguono, è messo in risalto il problema che si pone per l’identificazione della reale unità di misura che anticamente gli astronomi babilonesi avevano attributo a quello che essi definivano un «KÙŠ o cubito (ovviamente, astronomico)».

Riguardo ai problemi (soprattutto di «ambiguità») connessi con la Luna, nelle tre foto della diapositiva si evidenzia, secondo il tempo in orario nel quale fu fatta la misura, che la Luna risulterebbe essere definibile sempre «dietro» alla Rho Leo [1] ma che poteva essere definita anche: Sotto di essa (a misura angolare, prima foto); Sotto, o alla sua vista nella foto al centro e Sopra o alla vista ma sempre Dietro di essa (terza foto).

Nella terza foto, quella a destra, elaborata in orario di ultima parte della notte, la luna, col suo essere «mobile» nel cielo stellato, mostra bene la sua posizione «spesso ambigua» in relazione alla misurazione col cubito in quanto a sia corretta quella di due, o se lo sia quella di quattro gradi.

Nella terza foto a destra la freccia gialla lunga illustra che la Luna è «meglio» misurabile (risultando con una distanza interstellare) essendo a due gradi (mezzo cubito di quattro gradi unitari) dalla stella Rho Leo.

Sarebbe comunque errata poi la definizione di «quattro cubiti dietro al re», se a tale stellina fosse attribuito l’essere la «piccola stella che è dietro al re».

La Luna (oggetto) «Dietro (ár)» a una stella o ad un altro astro, significa che l’oggetto (la Luna) sorge o tramonta dopo la stella o astro con essa riferito.

La Luna (oggetto) «Davanti (IGI)» a una stella o ad un altro astro, significa che l’oggetto (la Luna) sorge o tramonta prima della stella o astro ad essa riferito.

Le espressioni: «di fronte», «vista (IGI)», «alla vista (ina IGI)», «in opposizione (ina IGI)» o «opposta (IGI)», restano vincolate alla posizione dell’astro mentre esso sia dietro o davanti ad un altro. Semplicemente ne collocano meglio l’eventuale posizione osservata.

La riga B, Obverse B16 che enuncia la Luna nelle possibili posizioni sopra riferite, mentre riferisce che la stellina era 4 cubiti dietro al re, anche registra che la luna le stava, con mezzo cubito o un grado attualmente accreditato, sotto o sopra (secondo di come usa Sachs il senso del logo «e»).

Il logo «e», però, può enunciare anche il senso di «entrata, ingresso o uscire».

Il giorno precedente, infatti, la Luna era a circa 4 gradi «di fronte a Regolo, il «re», e quindi il giorno successivo, nella riga esaminata, sarebbe pertanto corretto considerarla come essere «entrata» nella costellazione del re.

Sarebbe quindi entrata in tale costellazione stando mezzo cubito (o due gradi veri) sotto o di fronte alla stellina che è dietro al re; in tal caso, la reale alternativa alla dubbia misura su Rho Leo, è la stella θ Theta Leo, Chort o Chertan (appunto: MUL TUR šá 4 KÙŠ ár LUGAL o «piccola stella che 4 cubiti è dietro al re» (come registrato in BM 34362 rigo B, Obverse B16) misurando una distanza interstellare o «angolare» appunto di 16 gradi da Regolo.

Nelle successive diapositive infatti, sarà analizzata e identificata (con verifiche astronomiche) quale sia l’effettiva stella qui appena riferita.
Questa alternativa valutazione, col reale valore del cubito, è illustrata meglio poi nelle diapositive_03 e 10.

Se tale piccola stella fosse davvero la Rho Leo, essa dovrebbe essere misurabile (sotto, sopra, di fronte o alla vista) almeno in qualche modo con il valore di 8 gradi (4 cubiti per due gradi); se la sua misura rispetto al «Re» era invece una distanza interstellare, ovvero riferita direttamente con la stella Regolo registrata in tale riga come LUGAL, in tal caso la misura diverrebbe più univoca o specifica e quindi migliore o preferibile.

In ogni caso, (la Luna) dovrebbe essere in tale posizione o a una distanza che fosse misurabile in due gradi dalla stella che era dietro a Regolo nella misura di otto gradi sessagesimali (secondo il cubito a due gradi) o sedici gradi sessagesimali (secondo il cubito a quattro gradi); almeno al momento della data registrata nel diario BM 34362 per il 19° giorno del VIII mese APIN corrispondente al secolare 24 Novembre 198bc.

In base al risultato, evidentemente a favore del cubito che misura 4 gradi riscontrato anche nelle verifiche che seguono, le successive diapositive_01…NN, useranno di base o di default il valore di 4 gradi per ogni cubito astronomico babilonese, seppure saranno fatti, dove necessario, confronti che evidenziano gli inevitabili e ambigui risultati che spesso si riscontrano in particolar modo quando il valore della misura del cubito sia applicata all’oggetto astrale: la luna.

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00venerdì 21 agosto 2015 08:35
02_Cubito umano Traslato in cubito astronomico

Come fu traslato un cubito "umano" in un cubito "astronomico Babilonese".



La traslitterazione della misura della lunghezza del corpo di un leone, misurabile con 4 cubiti umani (per un animale maschio adulto e robusto, come indica la freccia bipunta arancione sul leone animale in bassorilievo) fu semplicemente applicata alla sagoma o siluette (freccia verde bipunta nella foto a destra) che l’omonima costellazione nel cielo (il Leone) mostra alla vista a occhio nudo. Le foto della diapositiva illustrano benissimo questo concetto.

I quattro cubiti o avanbraccia umane (un’unità di misura, il cubito, che andava dal gomito alla punta delle dita della mano di un uomo misurando circa 50 cm.), furono così e naturalmente convertiti da quattro cubiti umani a 4 «cubiti (KÙŠ)» astrali o astronomici che misuravano quattro (4) gradi sessagesimali cadauno.

Pertanto, la lunghezza di circa 2 metri, misurabile su un leone felino e valutabile con 4 avanbraccia umane (circa 2 metri), divenne pure quella di 4 cubiti astronomici, aventi misura unitaria di 4 gradi sessagesimali che furono poi usati come unità (un cubito) per le misure delle distanze astrali fra un corpo celeste e un altro.

Ne devo evincere, (non li ho mai visti di persona) che i «mattoni» del muro con i leoni in bassorilievi fossero dei parallelepipedi lunghi circa 50 centimetri. Esattamente, lo saprò solo quando me li faranno vedere (o misurare) di persona (ovvero …. Mai!).

In tal modo, la distanza interstellare o "angolare" che è fra la stella Regolo, il petto (o cuore) del Leone astrale, e la stella che ne definisce il fondo schiena o coscia, la stella Chort o Chertan che è letteralmente «dietro di essa» o dietro al «Re», essendo di 16 gradi angolari quasi esatti (con un dito di differenza o 10 minuti di grado in più), venne così traslata o convertita con 4 di questi cubiti astrali, di quattro gradi cadauno, per un totale astronomico di 16 gradi sessagesimali.

Valutata invece con l’unità di misura del cubito in soli (2) due gradi unitari, la stessa distanza traslata dall’animale figura leonina diverrebbe stimabile con 8 cubiti, in luogo dei quattro appena stimati se fossero misurati dalla stella Regolo a la stella Chort. Ma nel diario sopra riferito (BM 34362), furono specificati 4 cubiti e non otto (per misurare 16 gradi con due gradi unitari).

Probabilmente i babilonesi ritennero che una misura di base in 2 gradi per ogni cubito, essendo alta come numero di cubiti o piccola come gradi, poteva rendere più difficili e meno immediatamente stimabili le distanze osservabili nel cielo a occhio nudo.

E’ facile che poi dividessero (per praticità sessagesimale) tale cubito (di quattro gradi) in 24 parti (o Dita «SI», di 10 minuti di grado cadauna; praticamente, quattro «pugni» affiancati (pollice compreso) o 6 volte le quattro dita della mano (nocche affiancate), che simulassero sei dita).

Essendo il vero cubito la misura di 4 gradi ed essendo un grado suddiviso in 60 minuti, sono misurabili 240 minuti di grado per ogni cubito che, divisi per 24 parti o dita, fanno appunto una stima di 6 dita (SI) di 10 minuti di grado cadauna per ogni singolo grado del cubito.

Per rendere l’idea del motivo di tale suddivisione, la Luna, che misura circa 30 minuti di grado, sarebbe (ad occhio nudo) così più facilmente divisibile in tre parti di 10 minuti di grado cadauna; diversamente, col cubito di due gradi, sempre diviso in 24 parti, lo stesso disco lunare sarebbe da dividere, più difficilmente a «occhio nudo», in 6 parti misuranti 5 minuti di grado cadauna.

Dal momento che la luna è osservabile come essere un disco che, comparato alla punta del dito indice della mano stesa, se stimato a circa 40° di altezza, risulta essere grande quanto circa la metà di tale indice, dividere (a occhio nudo) per sei parti tale metà era certamente più difficile o meno facile, inducendo a facili errori (a occhio nudo), che non dovendolo dividere in tre sole parti.

Nella foto sovraimpressa nella diapositiva a destra, al suo primo frame, dovrebbe essere illustrato bene e semplicemente ciò che qui sto spiegando.
Il punto nero sarebbe il disco lunare come osservabile a occhio nudo a mano tesa e, mirandolo sulla punta del dito indice, sotto il punto nero è simulata una sua suddivisione in tre parti; dividendolo in sei parti, anche nell’esempio mostrato, sarebbe certamente più difficile o meno immediato stimarlo.

In sintesi, essendo la distanza fra Regolo e la stellina che è dietro ad esso (la stella Chort) misurabile in quasi esatti 16 gradi, i quattro cubiti umani necessari per misurare il leone animale furono fatti divenire 4 cubiti astrali per il Leone astronomico, appunto misuranti 4 gradi cadauno; la freccia bipunta verde della foto a destra, comparata con quelle bipunta arancione a sinistra ne illustra bene la misura così traslata.

Sotto il Leone astrale, misurando invece Regolo (il Re) con la stella ρ Rho Leo [1] (cerchietto rosso foto a destra), la freccia bipunta arancione (che misura 8 gradi di raggio) comparata con il segmento rosso illustra la pochissima precisione o scarsa corrispondenza che risulterebbe se il cubito dovesse corrispondere a un’unità che misuri solo due gradi dovendo, se fosse giusta tale unità di misura, «puntare» dalla stella Regolo alla stellina Rho con la misura di otto gradi.

Ogni altro riferimento, sia dietro o sotto (orizzontale o verticale alla stella Regolo) sortirà soltanto misurazioni inferiori ai 6 gradi e 30’ massimi misurabili in modo interstellare.

Diventa quindi incontestabile, che la distanza angolare fra Regolo e la Rho Leo, essendo di soli circa sei gradi e trenta, difetti di un grado e mezzo rispetto alla misura dichiarata nel reperto del 198bc (BM 34362).

Un grado e mezzo su una stima di otto gradi, equivale, a occhio nudo, ad osservare la porzione di cielo che sarebbe occupata da tre dischi lunari affiancati.

Non ritengo assolutamente probante una base unitaria (astronomica) viziata da una tale grossolana imprecisione.

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00venerdì 21 agosto 2015 09:09
03_Cubito 4 gradi. Misure multiple Babilonesi

Evidenze e motivazioni della scelta di quattro gradi per ogni cubito babilonese.



Nella diapositiva, è mostrata con evidenza la poca precisione della misura del cubito con due gradi (vedi la freccia rossa).

Nella verifica della distanza che è fra la stella principale della costellazione del Leone (Regolo, il «Re») e la stellina ρ Rho Leo [1], che A. Sachs e H. Hunger hanno stimato essere quella che era dietro al «re» appunto nella misura di 4 cubiti, risulta una differenza in meno di 1 grado e 30 primi circa, essendo le due stelle distanti fra loro 6 gradi e 30 primi (angolari) circa (o esatti 6 gradi e 24 primi).

Essendo misurate in modo «angolare» tra due stelle (e non fra la Luna e una stella), in qualunque posizione o momento sia misurata tale distanza essa non potrà mai essere superiore ai 6° e 24’ angolari verificati astronomicamente.

Si tratta perciò di una stima unitaria del cubito che porta ad un errore di misura del 20% circa su una distanza astronomica di otto gradi.

La ritengo decisamente eccessiva.

Diversamente, una stella che è dietro (ár) al «Re, Regolo» e che meglio può corrispondere a una corretta suddivisione in cubiti (di quattro gradi), è la stella θ Theta Leo o Chort (Chertan).

Essa dista da Regolo 16 gradi angolari, con una tolleranza di circa un dito e mezzo o 16 minuti di grado (che su 16 gradi è tolleranza accettabilissima, essendo circa l’1%); percentuale che, essendo applicata a una misura di base «doppia», diventa quindi maggiormente «probante».

Molto probabilmente, un altro motivo di tale scelta (del cubito che in 4 unità misuri 16 gradi), fu data dalla circostanza che io definisco: «Misure Multiple babilonesi» in base alle quali lo stesso valore di 4 cubiti = 16 gradi (o altro valore misurato), sia misurabile su più riferimenti circostanti fra le stelle di una costellazione o nelle sue vicinanze.

Puntando per esempio la misura sul petto del Leone, con centro la stellina η Eta Leo (cerchietto verde nella foto sotto a sinistra), le due stelle del fondo schiena della siluette della costellazione del Leone (la stella δ Delta Leo Zosma, o «fondo schiena del Leone, GÍR ár šá A» ) e quella della coscia posteriore, (la stella Chort, appunto la «piccola stella che 4 cubiti è dietro al Re»), sono insieme, alla stessa distanza di 16 gradi o 4 cubiti, come mostrano le frecce verdi che misurano tutte un pari valore di 16 gradi.

Qui posso descrivere per la sola costellazione del Leone, circa nove corrispondenze sullo stesso valore di misura qui preso in esame; 16 gradi con 4 cubiti.

Se poi si punta sulla stessa stella Chort, con i soliti 16 gradi o 4 cubiti, si ha la distanza interstellare anche con la stella Zavijah [4] della Vergine (nel cerchietto rosso basso della foto sotto a destra), oltre che con Regolo e la stella Eta Leo (cerchiate in rosso sempre nella foto inserita a destra in basso).

Pure la stella Subra [1] (GIŠ.KUN [UR] A) l’unghia rampante del Leone, foto inserita in basso a sinistra) dista similmente esatti 16 gradi = 4 cubiti dalla stella della testa del leone, la Tania Borealis [2] assieme alla vicina stella Ras Elased Borealis, con solo un dito e mezzo (15 minuti di grado) di scarto in più e, soprattutto, (Subra) è pure distante esatti 16 gradi (= 4 cubiti) dalla principale stella del Granchio (ALLA), la Asellus Australis [3].

Idem dicasi per la stella Acubens del granchio con la stella Ras Elased Australis del Leone che evito di rappresentare in grafica per non ingolfare troppo la foto che è piccola; se esiste una tolleranza nella misura, essa resta sempre entro i 20’ di grado o due dita (SI) su un angolo di 16 gradi.

In breve:

Da Regolo, «il Re» a Chort, 16 gradi; da Chort a Eta Leo, 16 gradi; da Eta Leo a Zosma, 16 gradi; da Zosma a v. Virginis, 16 gradi; da Chort (Leo) a Zavijah (Vergine), 16 gradi; da Subra (Leo) a Asellus Australis (Granchio), 16 gradi; da Subra a Ras Elased Borealis, 16 gradi; da Ras Elased Borealis a 31 Leo (ginocchio zampa Leo), 16 gradi; da Acubens (Granchio) a Ras Elased Australis (Leo), 16 gradi; e per finire, la distanza interstellare dalla stella Denebola (la coda del Leone) e la stella Subra (la zampa rampante del Leone) è, guarda «caso» di 16 gradi più 16 gradi = 32 gradi o un totale di otto cubiti astronomici di quattro gradi (Vedi freccia tratteggiata celeste nella foto in alto).

Per capirci fino a che punto sia valido il cubito di 4 gradi unitari, non solo in modo «angolare» ma anche in «altezza», al momento del tramonto di Regolo, alle L.T. ore 01:10:28 del 23 Aprile del 587bc di Babilonia, La stella Chort era alta sull’orizzonte reale (s.l.m.) di esatti: 15°58’20’’; appunto 16 gradi o quattro cubiti con la sola «tolleranza» di 1’ e 39’’ (un minuto e 39 secondi) di grado!

Quasi 300 anni dopo, in pari data del 198bc, ancora la stella Chort, al tramonto della stella Regolo (misura a s.l.m.) alle L.T. 01:19:03 del 23 Aprile del 198bc era alta 15°53’16’’, con una tolleranza aumentata di soli 6 minuti di grado sull’intervallo di 300 anni.

Pertanto, se anche nel 587bc fosse stata verificata tale altezza, certamente l’astronomo del 198bc ne fece tesoro confermando con la sua definizione che:
è la stella θ Theta Leo (Chort o Chertan) quella che fu registrata nel BM 34362 al rigo B, Obverse B16 per il diciannovesimo giorno del VIII mese APIN del 198bc con la seguente definizione:

«piccola stella che 4 cubiti è dietro al Re» (MÚL TUR šá 4 KÙŠ ár LUGAL)!


Ho infatti, verificato qui ben oltre otto volte la stessa misura che fu riferita per «la piccola stella che 4 cubiti è dietro al Re (Regolo)».

Si provi pure a ripetere queste tante circostanze con un’unità di quattro cubiti del valore totale di otto gradi, attualmente stimato il cubito, e si capirà il perché della «scelta» di 16 gradi per 4 cubiti aventi come valore unitario un cubito di 4 gradi sessagesimali; essa fu decisamente più ragionevole pratica e valida che non di quella ora accreditata come corrispondere al valore di due gradi per ogni cubito astronomico babilonese.

Puntando infine sulla stella che è sotto la pancia del leone, nel suo mezzo, la stellina 52 Leo (la stellina cerchiata in celeste), i 4 cubiti = 16 gradi circondano quasi per intero l’intera siluette della costellazione del Leone, (con la massima tolleranza un grado per le stelle che restano fuori del cerchio).
Scusate se è poco e, se per questo, ho leggermente ingolfato la grafica elaborata delle foto presentate

Devo ricordare che anche al tempo del diario VAT 4956, almeno i babilonesi, usavano registrare quando esse occorrevano, con un solo valore di misura diverse circostanze astronomiche, seppure esse non erano poi riferite specificamente o singolarmente nel diario. Io le ho definite come:

«Misure multiple babilonesi».

Questa di 4 cubiti = 16 gradi con le stelle della costellazione del Leone, qui elaborata alla data del diario del 198bc per il mese di Novembre, (valida pure per il mese di Aprile del 587bc) è ora ben considerabile come un «esempio da manuale».

Non credo che sia solo un caso; certamente per tali distanze identiche fra loro, seppure siano fortuite, la loro «scelta» di registrarne lo specifico valore (4 cubiti = 16 gradi), non fu certamente causale.

Evidentemente videro come molto simmetrica quest’unità di misura che rendeva ben proporzionate le dimensioni per le distanze delle stelle del Leone come costellazione (che per loro era: «una divinità»).

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00venerdì 21 agosto 2015 10:30
04_Ambiquità possibili misurando posizioni lunari

Le misure che hanno per oggetto la Luna, richiedono particolare attenzione durante le verifiche astronomiche dei Diari.



L’inizio della Notte (SAG GE6) indicava un limitato periodo di tempo come momento per «puntare» la misura, che andava dal tramonto del sole o almeno da quando i pianeti e poi anche le stelle di magnitudo 4 fino a 6 divenivano visibili a occhio nudo con un cielo limpido.

Il «confine», o effettiva durata del lasso di tempo di suddette parti della notte, è difficile da determinare con precisione; poco dopo che tutte le stelle fossero state chiaramente visibili, si era nella prima parte della notte (definita con USAN) che durava un paio d’ore o fino a circa le ore 22.
Seguiva la Notte (circa 4/5 ore, con GE6), e quindi iniziava l’ultima parte della notte (con ZALAG), da circa le ore 03 fino a quando poi anche le stelle più brillanti e i pianeti sparivano alla vista a occhio nudo.

Le elaborazioni sopra a sinistra e a destra nella diapositiva, praticamente rientrano nella fascia di orario definibile come (SAG GE6 «inizio della Notte»).

La riga B, Obverse B12 del BM 34362 che le registra ha inciso il seguente traslato:

«GE6 5 SAG GE6 sin ina IGI MÚL IGI šá SUḪUR MAŠ 3 KÙŠ» traducibile (contestualmente al cubito di 4 gradi) in:

«Notte del 5, inizio della notte, la Luna opposta (IGI) alla stella che (šá) opposta (IGI) il capro (SUḪUR) divide (MAŠ), 3 cubiti (12 gradi)»

*Spesso, il nome dato alle stelle conteneva pure informazioni che erano utili all’astronomo per registrate la situazione astrale osservata riducendo così lo scritto cuneiforme da usare, come si può comprendere dal sillabato specificato qui sopra per il nome della stella del Capricorno.

Con il cubito a 4 gradi che elabora le due foto a destra nella diapositiva, la misura corrisponde bene nei 12 gradi dei 3 cubiti di 4 gradi in tutti e due i casi con le stelline [2] e [4] (frecce arancioni); essendo la misura pure precisa e velocemente campionabile fra la stellina ψ Psi Cap. [4] e la β Cap. o Dabih (la testa del Capro) che è di 12 gradi angolari (freccia rossa).
Il momento della misura, fu «l’inizio della notte».

Interessante, è il fatto che nel caso delle due foto a destra, è come se fosse stata fatta anche una misurazione «multipla» per la Luna, appunto su entrambe le due stelline [2] e [4], corrispondendo il suo valore di 12 gradi in entrambe le due misurazioni fatte col cubito a 4 gradi.

Nelle due foto a sinistra col cubito a 2 gradi invece, coincide solo una volta la misura per la Luna [1] distante 6 gradi misurati in 3 cubiti a due gradi dalla stella indicata da Sachs (freccia celeste e stella Nashira [4]) nella foto in basso, mentre non ci sono «distanze di campionatura» per i sei gradi vicine alla siluette stellare della costellazione del Capricorno.

Nelle diapositive successive, sarà poi spiegato bene il tipo di misura effettuata qui nelle due elaborazioni a destra della diapositiva, che implica le stelle [2] e [4] che idealmente «dividono (MAŠ)» la parte di Capro dalla parte di Pesce nella figura mitica di suddetta costellazione.

Le due diverse misurazioni, pur non escludendosi totalmente l’una con l’altra come risultato, evidenziano un miglior riscontro quando ne sia fatta una loro valutazione col cubito a quattro gradi ma anche, questo confronto, evidenzia alcune circostanze ambigue (per le foto a sinistra) che si possono presentare durante una verifica astronomica nella quale sia specificamente riferita la Luna la quale, essendo mobile nel cielo stellato, a orari diversi, assume posizioni diverse rispetto a una stessa stella.

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00venerdì 21 agosto 2015 11:23
05_Possibili confusioni dalle registrazioni provvisorie osservate.

Scusate la difficoltà di questa parte della verifica; non dipende da me che solo cerco di esporla.



Conoscendo il vero valore unitario del cubito astronomico babilonese (4 gradi), si riesce spesso a ricostruire con maggiore ragionevolezza e attendibilità ciò che l’astronomo osservò, anche se la registrazione di quanto vide sia giunta a noi oggi in modo parziale o lacunoso.

Le circostanze precise e simmetriche che spesso si evincono dalle misure effettuate col cubito a 4 gradi, sono decisamente più probabili e accettabili rispetto a quelle riscontrabili con un cubito che, misurando due gradi unitari, risultano essere spesso approssimative e dipendenti da un necessario e largo margine di tolleranza e di tempo verificabile (specialmente quando vi sia coinvolta la Luna); anche quando le informazioni di un giorno registrato nel diario fossero complete e specifiche.

Le elaborazioni in foto a sinistra della diapositiva mostrano bene cosa dico. Seppure sia in lacuna il valore da stimare, esso diventa ovvio e certo per la posizione dell'orbita Lunare rispetto alla stella nu-nu.

La luna (circostanza «particolare» questa), manterrà la sua distanza angolare di 10 gradi con tale stella nu-nu [1], stando sotto (SIG) di essa dalle ore 18:12 (prima apparizione della stella di campionatura ε Psc. [2]) fino a che la luna stessa, spostandosi, giungeva sotto la sua verticale verso le h. 19:35 (vedi foto a sinistra della dispositiva), e addirittura «mantenendo» la sua distanza angolare di 10 gradi fino al suo tramonto alle h. 02:34; con la Luna però, che era ora visibile sopra (di un grado o quasi parallela) alla stella nu-nu [1] ma sempre a distanza angolare di 10 gradi (o 2 ½ cubiti).

In un tempo di otto ore!
Questa circostanza, oltre a rendere buono ogni orario di osservazione durante quella notte, anche se quello «ufficiale» registrato è quello dell’inizio della notte (SAG GE6), rende la stima del valore in lacuna assegnabile con certezza a due cubiti e mezzo pari a 10 gradi angolari! (o per i pignoli), a 5 cubiti di due gradi, se tale unità di misura si desiderasse usare avvalendosi della circostanza che il suo valore in cubiti sia lacunosa e non leggibile).

Per capire l’eccezionalità di questa posizione della Luna rispetto alla stella nu-nu dei Pesci, devo ricordare che la Luna si sposta da Ovest verso Est nel cielo stellato con un movimento medio di 1 grado ogni due ore.

«Normalmente», rimisurare la Luna dopo otto ore, vedrebbe il nostro satellite spostato di ben 4 gradi verso Est rispetto alla stella nu-nu, alterando così la sua distanza «angolare» con la stella.
In questa verifica, questo spostamento angolare della Luna con la stella sembra non esserci.

«Credo», non sono un astronomo, che ciò possa accadere a motivo del fatto che l’angolo formato dall’orbita della Luna, essendo il satellite visibile sulla sua precisa verticale della stella, in quella posizione abbia «compensato» visivamente, durante la rotazione di 90 gradi compiuta in suddette otto ore, l’effettivo spostamento che il Satellite compiva verso le altre stelle.
Cosa che è possibile quando l’orbita lunare è quasi parallela alla linea dell’eclittica.

Ciò che a me risulta spesso con tanta precisione nelle verifiche misurando con il cubito a 4 gradi unitari, è ottenuto usando i riferimenti scritti nei diari astronomici, inerenti al tempo, alla misura e all’applicazione della più logica interpretazione delle registrazioni poi verificate astronomicamente, tenendo conto che le informazioni furono osservate e misurate in modo visivo; a occhio nudo.

A quei tempi, ovviamente, i babilonesi non usavano precise coordinare celesti come le usiamo e misuriamo noi oggi.

In tal senso, l’esegesi di ciò che videro deve essere in sintonia con ciò che potevano conoscere allora, ricordando che spesso gli astronomi di corte erano anche considerati «i saggi» di quel periodo per la loro notevole conoscenza (spesso mnemonica) delle stelle acquisita anche da passate generazioni.

La più «logica» ricostruzione di ciò che osservarono e registrarono alle righe B12 e B13 della parte B obverse del BM 34362, superando la limitazione della parte in lacuna, è quella che qui illustro nella dispositiva; risultato ottenibile solo grazie a una base di misura avente il cubito che corrisponda al valore di 4 gradi sessagesimali.

Nella foto a destra è elaborato il giorno successivo al 10°, ovvero il giorno 11* di APIN; a questo punto, la posizione della Luna, diventa: «obbligata».

Anche in quest’osservazione però, il valore possibilmente misurato in relazione alla Luna è in un’ennesima parte di [Lacuna].

Unico riferimento attendibile, è che essa (la Luna), all’inizio della notte (SAG-GE6), o prima della prima parte della notte (USAN) era «dietro (ár)» ad [Hamal, o All’ariete].

In pratica, era osservato che la Luna era entrata in Ariete (riferita alla sua principale stella) per 10 gradi o 2 ½ cubiti, (vedi freccia arancione da Luna fino a segmento verde) mentre il giorno precedente il satellite era ancora nella banda o Nastro dei Pesci.

* In questo giorno 11 di APIN, furono osservate diverse posizioni relative sia alla Luna con le Pleiadi e sia a Marte e a Mercurio.

Fu osservato che la Luna, otre che ad essere sotto o di fronte ad Hamal [2] 10 gradi (2 ½ cubiti) era anche sotto alla stella Aldebaran [7] nella stessa misura (vedi segmento verde) ed era «anche» (o nello stesso momento o alle ore L.T. 21:31) sotto alle Pleiadi [6] ma nella misura di 16 gradi (4 cubiti) campionati fra la stella Aldebaran [7] e la 5 Tau della costellazione del Toro (vedi anche diapositiva_6 foto a sinistra).

Verifica questa, delle Pleiadi sopra alla luna, confermata pure da una successiva possibile osservazione alle L.T. h. 02:30 del giorno secolare 16 Novembre e sempre durante 11° giorno APIN come ben illustrata in diapositiva_7.

In orario ZALÁG ma sempre durante lo stesso 11° giorno di APIN del 198bc, fu osservata la posizione di Marte che era 2/3 (due terzi di cubito, o 2° e 40’) dalla Zavijah della Vergine (vedi diapositiva_6 foto a destra) e:
Quasi subito dopo, (o circa 3 minuti dopo) e perciò sempre in orario ZALÁG, fu osservato che Mercurio sorgeva dentro la testa (SAG) dello Scorpione stando 40 minuti di grado (o 4 SI) sopra «l’occhio» dello Scorpione (la stella ω1 Sco, illustrato sempre in diapositiva_6 nelle piccole foto).

Al mattino registrato nel diario come 10 APIN (osservazione del secolare 15/11/198bc della Luna nel nastro dei Pesci), Mercurio era sotto Grafias (2 gradi) e sopra a Graffias (un grado e 20 primi); pertanto «non poteva essere l’osservazione che lo regista come essere a distanza di 4 dita» (20 minuti di grado per Sachs, 40 minuti di grado per il cubito di 4 gradi), evidenziando la confusione che fu fatta nella composizione finale del completo diario astronomico per quei due giorni osservati (il decimo e l’undicesimo).

I risultati delle osservazioni di Luna 4 cubiti sotto Pleiadi e Marte due terzi di cubito in Vergine, e di Mercurio 4 dita in Scorpione, furono poi (erroneamente) registrati come occorsi:
quello di Mercurio, in decimo giorno
e gli altri come se fossero stati osservati durante il «dodicesimo giorno».

Che ci fosse della confusione nell’archiviazione delle registrazioni provvisorie usate poi al momento della compilazione dell’intero diario è pertanto fortemente presumibile.

La confusione può essere stata generata dalla doppia specifica di orario ZALÁG che facilmente fece associare i due eventi osservati nello stesso 11 APIN, in due giorni diversi: quello riferito a Mercurio prima (appunto registrato in 10° giorno), e quello riferito a Marte dopo, che per «logica» fu associato a un diverso giorno, appunto il 12° registrato nel reperto, per la successiva «doppia osservazione di Luna sotto le Pleiadi del giorno 11 APIN».

Un’osservazione, fu quella al momento della misura della luna con 10 gradi dietro all’Ariete (freccia arancione nella foto a destra), e l’altra, ovvia anche se non registrata, che è illustrata in diapositava_7, era quella che «confermava» la Luna sotto le Pleiadi con 4 cubiti verso ole ore 02:30.

È proprio la consapevolezza che:
Il cubito astronomico babilonese misuri 4 gradi sessagesimali quella che aiuta a comprendere questo caotico ma pure facile e possibile errore di trascrizione delle parti provvisorie osservate, quando poi furono scritte nell’unico testo che compose l’intero diario del 198bc.

Nel giorno 12° di APIN infatti, la Luna era malamente (non precisissima) a circa otto gradi sotto le Pleiadi (usando il cubito di due gradi), trovandosi quindi in posizione discordante con quanto finora verificato e attestato da numerose e precise misurazioni, mentre Marte non era più a buona misura con la stella Zavijah della Vergine, né col cubito di quattro gradi e tantomeno con quello di due gradi.

monseppe2
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00venerdì 21 agosto 2015 12:00
06_Possibili confusioni nelle registrazioni provvisorie osservate.

Continua la verifica dei giorni 10 e 11 APIN del 198bc.



Dopo la misura sulla stella nu-nu dei Pesci del 10° giorno, e dopo l’osservazione del successivo 11° giorno di APIN relativa ad Hamal illustrata nella foto a sinistra, e dopo aver misurato pure La luna essere sotto la Pleiadi di 4 cubiti o 16 gradi (come confermato anche in diapostiva_7), alle ore 05:08 (e quindi a iniziato orario di «ZALÁG») e misurato riferendone il tempo al sorgere di Mercurio, Marte [3] poteva essere stimato a circa 2 gradi e 40 primi = 2/3 di cubito di 4 gradi dalla stella Zavijah [4] (GÌR ár šà UR A) della Vergine.

Già al sorgere della Zavijah Marte poteva essere misurato bene alle ore L.T. 23:55 del giorno 15 Novembre del 198bc ma la specifica di «ZALÁG» obbliga a verificare la misurazione ad un diverso orario o oltre quattro ore dopo, alle ore 05:08 (a sorgere di Mercurio); forse fu fatta a tale orario per verificare il piccolo spostamento del pianeta (Marte) dopo circa cinque ore e pure per stimare la corrispondenza della misura da osservazione su orizzonte a osservazione alta 72 gradi (forse per eventuale stima della chiusura ottica dell’angolo azimutale) paragonando (campionando) la distanza angolare fra le stelle 65 Uma [1] e la omicron Vir. [2].

Con il sistema del «campionamento» (vedi freccia rossa nella foto a destra), calibrando un nonio sulla distanza interstellare a loro nota (fra le stelle [1] e [2]) vicine a Marte [3] a quell’altezza (72°), bastava riportare la misura riferendola (o puntandola) su Marte per costatare la sua distanza esatta dalle due stelle della testa della Vergine.

Anche non fosse stata nota all’astronomo la distanza fra le due stelline [1] e [2], essa poteva essere stata presa esatta di 2° e 40’ al momento del sorgere della Zavijah, lungo la linea dell’orizzonte.

Questa verifica, che osserva Marte (un pianeta) con una misura specifica come quella di due terzi di cubito, diventa importante per avvalorare il cubito in 4 gradi sessagesimali.
La tolleranza, verso la Zavijah [4], è di un dito esatto (10 minuti di grado).

Se la misura fosse stata fatta il giorno dopo (o nel 12° giorno come registrato nel reperto) essendo allora Marte a soli due gradi dalla Zavijah, bastava registrare il valore di mezzo cubito (o un cubito di due gradi); ma se tale cubito segnava due gradi unitari, allora comunque la distanza di Marte non sarebbe stata ben corrispondente in ogni caso sbagliando di un grado.
La specifica misura di due terzi di cubito non lascia alternative, essendo decisamente a favore del cubito di 4 gradi.

Da quanto mi è dato di comprendere, «Mercurio» fu misurato sia il giorno undici e sia il giorno dodici, sempre a suo sorgere.

E poiché avevano probabilmente misurato l’altezza delle Pleiadi anche in seguito, nella notte del giorno 11 (vedi diapositiva_7), la seguente misura di Mercurio del dodicesimo giorno fu associata assieme a quest'ultima inerente Luna 4 cubiti sotto le Pleiadi, appunto al dodicesimo giorno.
Perché dico questo.

Nella diapositiva, le due foto a destra in basso illustrano la misura di Mercurio osservata durante il giorno undici.

Mercurio era praticamente a contatto della stella Graffias dello Scorpione (tre minuti di grado sotto di essa).

Evidentemente L’astronomo sapeva o misurò che in altezza, dalla stella Graffias alla stella omega1 Sco, erano appunto 40 minuti di grado o 4 dita. Ne registrò così negli appunti provvisori tale valore.

Il giorno seguente, o il dodicesimo giorno, l’astronomo poté accorgersi che Mercurio si era addentrato nello Scorpione stando a una misura più «interessante» ma sempre di 4 dita; «angolari» dalla stella v (Nu) Sco, e in altezza a 4 dita sotto la stella omega2 Sco.

«Dimenticando» forse la prima veloce osservazione delle Pleiadi sopra alla Luna all’inizio della notte, ricordò forse la misura dei 4 cubiti dell’osservazione successiva, associandola all’appunto provvisorio del dodicesimo giorno.

In diapositiva_7 includo una verifica del giorno 12 per Mercurio, per illustrare la particolarità della misura con 4 dita(40 minuti di grado), che forse è all’origine anche della possibile errata registrazione di giorno della misura i 4 cubiti fra Luna e Pleiadi.

In Breve.

La Luna a 4 cubiti sotto le Pleiadi fu osservata nell’undicesimo giorno di APIN, già all’inizio della notte, quando fu fatta la misura di 10 gradi dietro ad Hamal dell’Ariete.

Fu poi confermata la sua misura di 16 gradi durante la notte sempre del giorno undici; infine fu osservato Mercurio (sempre in giorno 11) essere 4 dita sotto la Graffias dello Scorpione.

Il giorno successivo, (il dodicesimo giorno) l’astronomo probabilmente osservò nuovamente Mercurio che era meglio posto a misura angolare dalla v Sco e pure sotto la stella omega Sco con le stesse 4 dita (vedi diapositiva_7 la foto inserita in alto) e preferì registrare negli appunti provvisori questa osservazione.

Poi, nella composizione del diario completo, fu associata (in modo non corretto) assieme alla prima misura fatta nell’undicesimo giorno quando fu osservata pure la Luna 10 gradi dietro ad Hamal (e 10 gradi sotto la stella Aldebaran del Toro; vedi segmento verde su cerchio di 10° di raggio tratteggiato) e pure a 16 gradi sotto le Pleiadi.
Non si sono alternative astronomiche al riguardo

Quindi il tempo misurato non è stato da me «accomodato» in nessun modo verificando il cubito a 4 gradi; piuttosto, è la corretta misura del cubito che mi aiuta a capire ciò che realmente osservarono gli astronomi di quel lontano tempo.

Le misure scritte nei diari astronomici, come anche nel VAT 4956, in diverse occasioni coincidono precise riguardo alla Luna specialmente quando, come puntamento del momento della misura, sia verificata col sorgere o col tramontare di Mercurio (o di altro importante corpo celeste).

Per la foto a sinistra della diapositiva, all’inizio (SAG GE6) della notte, dello stesso 11° giorno babilonese, il bilanciamento «LÁL» riferito è quello della LUNA con la stellina (ξ Xi Tau indentata col cerchietto bianco); stellina, che assieme alla Omicron tau e Nu tau, marca l’ingresso nella costellazione del Toro.

La Luna, tramonterà dopo la stella Hamal dell’Ariete, essendo così ben definibili (o confermate) le Pleiadi essere alte 16 gradi (o 4 cubiti) dietro di essa al momento del suo inizio di tramonto alle ore 03:47 nel giorno 16 Novembre del 198bc (vedi diapositiva_7).

Trovo ancora una volta confermato (in questo caso, dovrei pure dire: «provato») il valore di 4 gradi che corrisponde molto meglio di un dubbioso e impreciso valore di due gradi.

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00domenica 23 agosto 2015 09:38
07_Possibili confusioni nelle registrazioni provvisorie osservate.

Continua l'osservazione di undicesimo giorno (12 lunare) che fu poi associata in modo non corretto al dodicesimo giorno del sesto mese Tašritu del 198bc.



Questa verifica astronomica della Luna 4 cubiti sotto le Pleiadi illustrata in diapositiva, che non è specificamente registrata nel diario del 198bc, è comunque molto probabile che sia stata osservata e misurata, assieme a quella «del giorno successivo, il dodicesimo (12)» inerente Mercurio 4 dita nello Scorpione messa in sovraimpressione.

L’osservazione di Mercurio con la misura di 4 dita, fu fatta facilmente in due successive diverse occasioni.

La prima, quella alla fine del giorno undicesimo (11), era del giorno successivo alla misura della Luna nel nastro dei Pesci (ma non sembra essere questa l’osservazione che fu poi registrata erroneamente per il 12° giorno).

La successiva (possibile) osservazione sempre in merito a Mercurio, fu quella fatta il giorno dopo l’undicesimo o il giorno seguente alla misura notturna per la luna 4 cubiti sotto le Pleiadi, osservazione registrata poi erroneamente come 12° giorno; essendo, in senso astronomico, le osservazioni della Luna sotto (o davanti) alle Pleiadi a 4 cubiti (16 gradi) attribuibili solo all’undicesimo giorno di APIN del 198bc.

Le diverse misure furono fatte durante quel giorno 11 di APIN del 198bc.

Essendo state fatte in diversi orari nella notte (registrati nel diario), è facile che la registrazione di quanto possibilmente osservato nel pieno della notte, furono scritte in annotazioni provvisorie e, in fase di registrazione nel diario, per la mancanza (forse) dello spazio necessario per specificarle meglio, non furono scritte nel reperto finale essendo facilmente «ovvie o sottointese» (almeno come misure multiple, per loro); mi riferisco, per esempio, proprio a questa illustrata in questa diapositiva.

È del tutto evidente che nelle due elaborazioni, la Luna ha la stessa posizione astrale (come giorno lunare), essendo solo spostata dei gradi necessari per percorrere in circa 5 ore lo spazio fra la posizione precedente, della sera, con quello della notte di questa elaborazione (ovvero circa 2 gradi e mezzo verso Est); mantenne il suo essere con gli stessi 4 cubiti o 16 gradi «sotto» le Pleiadi, a motivo della rotazione apparente della volta celeste, appunto circa 5 ore dopo.

Dal momento che La luna, mentre in diapositiva_5 foto a destra era osservata stare centrata con 10 gradi o 2 ½ cubiti fra tre costellazioni, osservandola circa 5 ore dopo, notando che essa era ora apparentemente più sbilanciata verso la costellazione del Toro; restando comunque essa con la stessa distanza (angolare), ma nella comune misura di 4 cubiti dalle stelle relative stavolta, la videro o la confermarono in tal senso come «bilanciata (LÁL)» relativamente alla misura dei 4 cubiti registrati.

Probabilmente le Pleiadi, (il cuore del Toro) fecero da riferimento per tale costellazione la quale, in ogni caso, vedeva una sua specifica stella, la λ Lambda Tau [2], con buona precisione distante a 16 gradi dalla Luna [5].

Altri motivi, (ovvero che sia solo un caso) oltre a una possibile misurazione multipla data come sottointesa, non riesco a comprenderne per giustificare una tale precisione riferita ai valori specificamente registrati nel reperto (4 dita e 4 cubiti), a parte quella sottointesa per posizione astronomica che è lacunosa, di 10 gradi o due cubiti e mezzo.

Per motivi di spazio nelle diapositive, metto in questa «anche» la sovraimpressione dell’elaborato (presumibilmente osservato) per la parte finale della notte del giorno 12 APIN del 198bc quale misura «multipla» della riga B, Obverse B-13, che osserva il sorgere (o entrare in prima apparizione di Mercurio [1] stando 4 dita (SI) (40 minuti di grado) sotto o dietro la stella Graffias [4] (da non confondere con Grafias, che è l’inizio della costellazione dello Scorpione).
Essa (la Graffias) indenta la testa della costellazione dello Scorpione.

Sachs la identifica per il giorno precedente (l’undicesimo) come β Sco (Graffias) ma in tal caso, la posizione di Mercurio non corrisponde bene alla verifica di essere a 4 dita (o 20 minuti di grado secondo Sachs) da essa, in quanto il pianeta è elaborato essere in congiunzione (angolare) a soli 8 minuti di grado dalla stella.

l nome della stella, letteralmente, direbbe:

«ingresso (e) della testa (SAG o inizio o testa) dello Scorpione», corrispondendo meglio a:

«(GE6 11) … ina ZALÁG GU4-UD [ár?] MUL e šá SAG GÍR-TAB 4 SI» traducendosi:

((Notte del 11° giorno)… nell’ultima parte della notte, Mercurio [dietro] la stella che inizia lo Scorpione (testa), 4 dita).

Leggo la misura (4 SI) nella traslazione del diario astronomico, e questa così mi risulta a una verifica astronomica del momento registrato, come illustrato per la prima misura fatta e messa in diapositiva_6, quando Mercurio era praticamente a contatto con tale stella (soli 8 minuti angolari di grado) ma stando appunto 4 dita sopra alla stella omega 1 Sco.

Essa fu fatta dopo l’osservazione della Luna dietro all’Ariete (10 gradi durante il 10° giorno), e delle Pleiadi 4 cubiti sopra la luna (16 gradi durante il giorno 11°), e dopo quella di Marte a 2/3 di cubito nella testa della Vergine (Zavijah o a fine notte del giorno 11 APIN) (con 2 gradi e 40 primi).

Dopo la seconda (possibile) osservazione nella notte, della Luna che era 4 cubiti sotto le Pleiadi, e dopo aver osservato Marte stare a (2 gradi e 40 primi) nella Vergine a fine undicesimo giorno, il giorno successivo, nel «dodicesimo» giorno, poterono nuovamente osservare Mercurio stare ancora con 4 dita ma rispetto alle stelle [2] e [3], e tale osservazione (erroneamente) fece registrare poi nel dodicesimo giorno, pure la riga inerente alla Luna 4 cubiti sotto le Pleiadi.

La stella Zavijah ha il nome completo in parte lacunosa […], e pertanto «potrebbe» aver avuto il logo identificativo di [UR] prima della A).
Scusate, ma la «confusione», non sono io a farla, io solo la illustro.

Ne devo evincere che un «dito (SI)» corrisponda a 10 minuti di grado, e che in un cubito (di 4 gradi) siano suddivisibili 24 dita; sei dita (astronomiche) per ogni grado sessagesimale.

«Sei dita» non le ha una mano normale; se però tale misura fu una «traslitterazione» da umana ad astrale tutto diverrebbe più coerente.

Se provate infatti a sovrapporre le dita affiancate della vostra mano nel loro senso orizzontale, assommandole a un avambraccio appoggiato col gomito su un tavolo avente la mano stesa, conterete appunto un totale di sei passaggi che avendo 4 dita misureranno un totale di 24 dita che suddividerebbero così il cubito astronomico di quattro gradi in sotto unità di 10 minuti di grado cadauna.

10 minuti di grado per 24 = 240 minuti di grado; 240 minuti divisi i 60 minuti di grado per ogni grado, riportano ai 4 gradi il valore unitario di ogni cubito.

Con tale verifica pertanto, è pure confermata la possibile (ma ormai certa) suddivisione del cubito babilonese di quattro gradi in 24 sotto parti di 10 minuti di grado cadauna o sei dita (6 SI = 1 grado) per ogni grado sessagesimale.

Se ogni dito (SI) doveva misurare 5 minuti di grado come ora accreditato, la verifica mostrata in diapositiva evidenzierebbe per Mercurio un errore appunto di circa 20 minuti di grado che «mancherebbero» in ogni caso per arrivare, dall’altezza della stella Graffias (quasi toccata da Mercurio al suo sorgere), alla sottostante stella omega1 Sco [5] per la prima osservazione; e La stessa imprecisione sarebbe pure per il successivo giorno (il dodicesimo di APIN) per la misura multipla osservata (la seconda) di Mercurio con le stelle omega 2 Sco [3] in altezza e la v Sco [2] a misura angolare.
Non è un caso che misurino tutte: 4 dita!

Nella foto grande sopra, ho inserito il particolare dell’osservazione (la seconda) di Mercurio durante il giorno 12 APIN del 198bc; (B, Obverse B13 del BM 34362) che però non doveva essere registrata in «dodicesimo giorno», essendo una misura «multipla» del giorno 11 APIN mentre, proprio per tale motivo, fu associata poi al dodicesimo giorno pure l’osservazione della luna 4 cubiti dietro alla Pleiadi e Marte in Vergine con 2/3 di cubito (2 gradi e 40 minuti).

Spero di essere riuscito a farmi capire al fronte dell’ingarbugliata sequenza delle osservazioni.

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00domenica 23 agosto 2015 10:07
08_Giorni 14 e 15 APIN del 198bc

Continuo con le verifiche sul cubito.



La mobilità e la variabilità della definizione delle osservazioni inerenti la Luna (con il logo IGI, opposto, di fronte, davanti, alla vista …), rendono spesso ambigui i risultati misurati per essa sia con 2 che con 4 gradi per ogni cubito.

Nel confronto, fra le due diverse unità di misura, ne esce però con migliori e più precisi risultati la verifica della misurazione che è basata sul cubito di 4 gradi.

Molti di quelli che nei diari sembrano attualmente essere errori del copista o dell’astronomo, quando sono valutati con un cubito di 2 gradi, se verificati con un cubito che misuri 4 gradi diventano invece possibili , diverse e più coerenti prospettive di osservazione quando la luna sia l’oggetto astrale esaminato.

Situazioni ambigue che si possono rilevare con il cubito a 4 gradi sono, di fatto, più facilmente occasioni di misure multiple che ho riscontrato spesso verificando il cielo astronomico con i valori osservati registrati nei reperti in esame.

In sintesi, la verifica più coerente per il rigo B, obverse B14 e B15 del diario del 198bc, è quella che ho illustrato nella diapositiva.

Nella foto a sinistra, del 14° giorno, mentre Mercurio a Est stava sorgendo, a Ovest la Luna [1] era misurata a distanza angolare stando sotto la stella posteriore del piede dei Gemelli Tejat Posterior [2] che le era di fronte (IGI) appunto di 6 gradi sessagesimali misurati col cubito di 4 gradi unitari, mentre era pure sopra alle corna del Toro con la stella Zeta Tau [3] misurando gli stessi 6 gradi angolari.

In pratica, la Luna era a sei gradi angolari sia dalla base dei Gemelli che dalle corna del Toro; motivo interessante della registrazione nel rigo B, Obverse B-14/15.

La misura poteva essere campionata fra le stelle Xi Ori e X2 Ori del bastone di Orione (vedi segmento rosso).

I segmenti verdi, illustrano le «simmetrie» o bilanciamenti stellari che in quel preciso momento erano osservabili pure dall’astronomo e non credo che siano solo «casuali»; tendono però a rendere la posizione della costellazione più probabilmente osservata, come pure fa il segmento che incrocia perfettamente la Luna dalla corna sinistro del Toro alla stella Alhena dei Gemelli.

Il giorno successivo, il 15°, fu nuovamente osservata la posizione della Luna rispetto alla costellazione dei Gemelli (vedi la foto a destra).
Questa fu un’osservazione particolare essendo la costellazione alta in cielo; le stelle della testa dei Gemelli erano alte circa 80 gradi.

Infatti, la misura sembra essere stata effettuata mentre la stella Polluce [5] era alta proprio 80 gradi.

Ritengo che la scelta possa essere stata motivata dal voler osservare la costellazione mentre si presentava alla vista a occhio nudo in posizione «eretta», come illustrano e «giustificano» i segmenti verdi che hanno diversi incontri stellari lungo la loro verticale (cerchietti bianchi).

Nella riga, la Luna [1] è registrata essere di fronte e opposta (IGI) alla stella Alpha Gemini (Castore [2]) appunto con 2 cubiti che misurino otto gradi.

La «precisa» e «veloce» misura, seppure sia stata un’osservazione molto alta, fu campionabile con la distanza che è fra le stelle della base dei Gemelli, Alzirr [7] e v Gemini [8] oppure fra la stella Alhena [6] e la stella Propus [3] (vedi segmenti rossi).
La luna era pure ben bilanciata con la stella Mebsuta (il fianco destro del gemelli) , anche se tale bilanciamento non sia riferito.

La posizione della Luna è in senso astronomico corretta, coerente con quella del giorno precedente, e ciò avvalora questa particolare osservazione.

Una misura di quattro gradi (usando un cubito di due gradi), non trova riscontri accettabili per l’orario indicato; durante la notte (GE6), ci sarebbe una posizione che vedrebbe la Luna sotto o di fronte a Polluce con 4 gradi:
"solo però per trovarla «a priori o comunque», sfruttando la mobilità della Luna nel cielo a distanza di tempo".

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00domenica 23 agosto 2015 10:38
09_Giorno 16 APIN del 198bc

Verifica di misura del cubito riferita a un pianeta (più specifica).



Gli elaborati illustrati nelle diapositiva, mostrano il cielo stellato che fu descritto per il 16° giorno APIN del 198bc, alla riga B Obverse B15 che registra:

«16 ina ZALÁG GU4-UD e SI4 3 KÙŠ ina ZALÁG sin ár MAŠ MAŠ ┌ ár ┐ [….]».

Il fatto che sia ripetuta nelle riga l’espressione temporale «ina ZALÁG», suggerisce che la seconda parte dell’informazione sia successiva alla prima ma sempre durante l’ultima parte della notte di quello stesso sedicesimo giorno.

Anche in questo caso, esiste il rischio di ambiguità nella misura, seppure è di aiuto la precisione che poi è propria delle misure fatte col cubito di 4 gradi.

Mercurio, «apparentemente» sembra descritto essere di fronte alla stella dello Scorpione «SI4 Antares».

La misura, però, per un cubito di due gradi, che dovrebbe misurarne in 6 di gradi di «quanto» il pianeta si sia addentrato (e) nella costellazione, da Mercurio a tale stella Antares, è eccessivamente approssimativa essendo riferita a un pianeta poiché, di fatto, sono misurabili solo 5 gradi dalla stella al pianeta mentre non sono possibili altri punti di vista stellari o diversi tempi di misura che suggeriscano migliori corrispondenze.

Per i babilonesi, spesso, era importante indentare la precisa entrata o uscita di un astro verso una costellazione, (vedi segmento verde tratteggiato) in quanto da questi eventi traevano anche dei presagi di natura astrologica.

Devo inoltre ricordare che questa misura, seppure in cubiti, è riferita fra un pianeta e delle stelle, richiedendo maggiore e ristretta tolleranza nelle misura che si verifica, poiché è esclusa la mobilità tipica e nota della Luna; pertanto, un errore di oltre un grado col cubito di due gradi, oltre che per la posizione non proprio riferita ad Antares, diventa eccessiva.

Quello era certamente il giorno (sedicesimo) eppure verificando la misura, riferendola «logicamente» alla stella Grafias [4] dello Scorpione, non la trovavo esatta come al solito; aveva quasi mezzo grado di tolleranza.

Il perché, lo compresi appunto osservando bene il cielo presentato e avendo come riferimento il concetto che la misura fosse riferita proprio al «punto d’ingresso» della costellazione, ovvero alla sua precisa linea confinaria.

Il fatto stesso che la stella di Ophiuchus Yed Prior [2] mirata con il braccio estremo della Bilancia, la stella τ Tau Lib. [5] passasse proprio dove era il margine di errore apparente della misura riferito alla stella Grafias misurando gli esatti 12 gradi riferiti nel reperto, mi ha fatto comprendere e giustificare l’apparente piccola imprecisione notata se fosse stata riferita logicamente alla stella Grafias (vedi cerchietti bianchi).

I «punti» di riferimento confinari, risultano quindi essere due.

Sono giustificati e confermati dalla circostanza che vede pure la stella θ Theta Lib [3] essere esattamente sulla verticale di Mercurio, come se lo mirasse a riferimento (segmento verde verticale).

Altra conferma che l’astronomo voleva riferire alla linea confinaria fra le due costellazioni, è data dalla precisa circostanza che la stella Yed Prior di Ophiuchus [2] sia riferibile proprio alta 12 gradi sopra a Mercurio [1] (vedi locandine e freccia celeste e segmento verde orizzontale della foto a sinistra).

La misura, come consueto, fu precisa e rapida tramite il campionamento della distanza che è fra le stelle θ Theta Lib [3] e υ Upsilon Lib che misura appunto 12 gradi (vedi freccia rossa).

Ho fissato il «momento» della misura mentre Mercurio era proprio sull’orizzonte reale, quello s.l.m. e non su quello visibile, per mostrare pure tramite le locandine (vedi losanga blu) la precisa altezza che era da Mercurio alla stella Yed Prior; fatto che ne giustifica la sua presentazione e valutazione seppure non sia riferita nel reperto.

Quest’osservazione relativa a Mercurio, è confermata dalla successiva osservazione che al momento della loro ultima apparizione, vedeva le stelle dei Gemelli a Est che erano sotto la luna di circa un grado, essendo la luna dietro ad esse (la stella riferita «MAŠ MAŠ ┌ ár ┐» è la Pollux β Gem.), tramontando poi la Luna completa 4 minuti dopo di Alpha Gem. Pollux; (verifica solo astronomica, quella del tramonto della Luna, in quanto le stelle ormai non erano più visibili).

Alle ore 04:19 infatti, la luna era ancora ben «bilanciata» sulla stella Polluce dei Gemelli, cosa che attesta in ordine successivo al sorgere di Mercurio la sua osservazione descritta a fine riga del giorno 16.

Il momento più appropriato di tale osservazione ottica per la Luna dietro ai Gemelli, fu certamente quello dell’ultima visibilità di queste due stelle discretamente luminose (magnitudo 1 e 2).

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00domenica 23 agosto 2015 11:26
10_"La piccola stella che è 4 cubiti dietro al Re"

Identificata la vera stellina che è 4 cubiti (16 gradi) dietro al "Re" (Regolo: E' la stella Chort (Theta Leonis).



In diapositiva, è l’elaborazione del giorno 19 APIN del 198bcregistrata nella linea B, Obverse B16 e che può avere un risultato ambiguo essendo una misura basata sulla luna.

Il momento della misura è definito dal logo «ina ZALÁG» e le ore 04:05 possono rientrare bene in tale arco di tempo.

La riga, registra quanto segue:

«GE6 19 ina ZALÁG sin e MÚL TUR šá 4 KÚŠ ár LUGAL ½ KÚŠ», tradotta:

«Notte del 19° giorno (APIN),ultima parte della notte, La Luna sotto la piccola stella che è 4 cubiti dietro al Re (Regolo), mezzo cubito»

(In traduzione Sachs, per tutti i loghi traslati dal cuneiforme: «MÚL TUR šá 4 KÚŠ ár LUGAL» traduce semplicemente: «Rho Leo».

Per questo motivo preferisco verificare soprattutto quelle parti del diario per le quali posso leggere pure i cuneiformi, possibilmente in LineArt, oltre che la loro traslazione).

Il segno per ½ è solitamente un segno BAR, che anche significa metà, ma non potendone leggere il tracciato cuneiforme, mi aspetto che in tale riga del coccio sia esclusivamente riferito il segno BAR; dico questo, perché l'osservazione risulta un poco complessa, non avendo un riferimento specifico oltre il generico ZALÁG, e al riferimento alla verticale Est per la stella Zosma come riferimento al momento della misura che, essendo molto alta in cielo, non era facile da farsi.

L’elaborazione del cielo osservato al tempo descritto nel reperto vede la Luna sotto la pancia e quasi al centro della costellazione del Leone, abbastanza vicina alla stellina Rho Leo [3] così da indurre a credere facilmente che la misura di mezzo cubito (in questo caso un grado col cubito di due gradi) sia riferita fra la Luna e quella stellina.

Devo far notare però, che tale misura su Rho Leo è qui ottenuta in modo «illustrativo» «trovando», senza un riferimento specifico, la posizione della mobile luna per orario ZALÁG corrispondente al mezzo cubito di due gradi; curiosamente, proprio in quel momento, la Luna era «pure (anche)» misurabile proprio a due gradi «angolari» dalla stellina (mezzo cubito di 4 gradi, vedi freccia celeste in foto a destra); non servono alti commenti.

Al suo sorgere, in orario inizio della notte (SAG GE6), la stellina Rho Leo era appunto a distanza «angolare» di un grado dietro alla Luna (vedi diapositiva_1).

Se infatti notate l’orario, illustrato nella foto inserita, esso è da me stato scelto solo perché in quell’orario (ZALÁG) la Luna sarebbe stata osservabile a quella distanza dalla Rho Leo, mentre per la verifica del cubito a 4 gradi con la stella Chort, io ho usato almeno riferimenti a coordinate più specifiche e giustificanti, oltre che a «campionare» (vedi frecce rosse) con due diversi riferimenti la precisa misura registrata nel diario per la Luna rispetto alla stella Chort.

La riga infatti, riguardo al cubito di 4 gradi, fornisce informazioni molto più particolari riferendo a una misura «interstellare o angolare».
Registra che la «piccola stella» era «dietro» al re (Regolo) stando distante da esso nella misura di 4 cubiti.

Se il cubito fosse stato realmente di due gradi, la riga avrebbe riferito che la Rho Leo dovesse essere 8 gradi dietro a Regolo.

Di fatto, la distanza angolare che è fra Regolo e la Rho Leo è di soli circa sei gradi e trenta primi (angolari), mancando quindi almeno un grado e trenta alla misura riferita.

In senso astronomico, sarebbe un errore del circa il 20% della distanza; tolleranza che non è accettabile per misure astronomiche (e ancor meno come misura base per contestare informazioni storiche della Bibbia).

Si può dire quindi che: la Luna era «occasionalmente» un grado sopra alla stellina Rho Leo, (vero; e si può anche dire che la stessa luna era a due gradi «angolari» dalla Rho Leo, vedi freccia celeste in foto aggiunta a destra) ma in nessun caso si può dire che tale stellina (Rho Leo) fosse:

«la piccola stella che è 4 cubiti dietro al Re».

In diapositiva_2, è stata illustrata bene la motivazione e scelta di una tale misura, di quattro cubiti = 16 gradi angolari, e non di «otto gradi».

La stella che è dietro al «Re, Regolo», è e può essere solo:

la stella Chort (Chertan o θ Theta Leo).

Essa è più specificamente «dietro» a Regolo e distante da esso con «precisi» 16 gradi (e 15 primi).

In tal caso, la «tolleranza» è solo di un quarto di grado su 16 gradi, o un 64esimo dell’intera misura, contro:

un quinto della totale misura su gli otto gradi per i 4 cubiti a due gradi.

Osservando la Luna avendo di fronte a sé la «sua verticale (o essendo a 2 gradi di fronte a 137° Azimut riferiti al suo bordo Lunare verso Est, in verticale della stella Algieba)», fu possibile misurarla appunto con un valore di due gradi sotto la Stella Chort (che era alta 2 gradi sopra alla stellina 73 Leo che era «bilanciata in orizzontale» con la Luna);

è la stella Chort quindi, la "stellina" «che è 4 cubiti (di 4 gradi cadauno) dietro al re».

Devo ricordare che gli astronomi babilonesi, osservavano un cielo «così come si vedeva», e i loro riferimenti da misurare erano spesso (nel periodo Neobabilonese specialmente) con verifiche verticali (a pendolo) e orizzontali (a livella) del panorama celeste che era loro visibile dalla Ziggurat-Osservatorio di Babilonia (ovvero, non credo che potessero valutare sempre la curvatura delle parallele e delle verticali verso lo zenit).

Più probabilmente, fu solo verso o dopo il 198bc, con le esperienze Greche, oltre a quelle Persiane e Arabe, che cominciarono a considerare forse anche valutazioni in ordine di coordinate che tenevano conto della curvatura celeste (altezze e Azimut che tenevano conto della chiusura angolare verso lo Zenit).

Tutto questo sopra illustrato non si riuscirebbe ad esprimerlo se si dovesse stimare la Luna essere dietro alla stella Rho Leo con un solo grado.

Per «pari condizioni» o per evitare inutili critiche, nella diapositiva, in basso a destra, ho inserito in sovraimpressione pure l’elaborato «ambiguo» (o occasionale) che vede la Luna in orario successivo di un’ora e mezza dopo, sempre in ZALÁG, mentre essa è a un grado, misurato su un cubito di due gradi, stando sopra alla stella Rho Leo (segmento verde) e, nello stesso momento, era pure misurabile a distanza «angolare», sempre sotto la Luna, di due gradi (o mezzo cubito di quattro gradi); lo dico per i «critici».

Il cerchio esterno della piccola foto, misura un raggio di due gradi; il Telrad centrale ha un raggio di un grado (Mezzo cubito ora accreditato) mentre la stellina [3] è la Rho Leo.

Questa verifica conferma l’ambiguità sempre latente e presente o possibile che sto qui denunciando e che ha reso finora difficile il rendersi conto che esista una possibile e più corretta alternativa misurabile.

Una tale «ambiguità» evidenzia pure come corretta, la verifica basata su 4 gradi per ogni cubito che sempre si conclude con risultati, in verifica, decisamente migliori in precisione e più corrispondenti con ciò che fu effettivamente osservato.

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00lunedì 24 agosto 2015 10:43
11_Mobilià della Luna nel tempo, 1 cubito in otto ore

Quando si misura il cubito avente come oggetto di riferimento il nostro satellite, la Luna, verificare le informazioni astronomiche di un diario implica il tenerne conto della sua mobilità nel cielo stellato durante una stessa notte.

Per avere un riscontro attendibile della verifica astronomica di un rigo di un diario astronomico occorre quindi identificare, quando ciò sia possibile, un "preciso momento della misura" al fine di ottenere risultati più probanti.

Questa di diapositiva_11 tenta di illustrarne il problema.




Essere o non essere? Quattro gradi o due gradi; qual è la reale (o vera) misura valutata per ogni cubito? L’ambiguità perseguiterà per sempre i posteri?

Le evidenze a favore di un cubito di quattro gradi già viste finora, sono e restano sempre fortemente a favore di questa unità di misura: «1 Cubito = 4 gradi».

Le ambiguità, resteranno a testimoniare la difficoltà di come, pure in tempi moderni con tutta la tecnologia raggiunta, non sia stato prontamente possibile rendersi conto (senza un forte aiuto da parte delle informazioni storiche della bibbia) che esisteva una valida alternativa all’attuale e accreditato cubito (spesso approssimativo) di due gradi per ogni unità.

In sunto:
Nella foto della diapositiva, a destra, è mostrato che la luna era, alla sera del 18° giorno del mese di APIN, al sorgere della stella Regolo del Leone, distante 8 gradi (angolari) da essa (LUGAL, in questo contesto, è considerato come nome per l’intera costellazione).

La simile pari e simile misura di Regolo con la brillante stella (Algieba), garantiva l’accuratezza e l’immediatezza di tale valutazione (riferita alla luna che tollera ragionevolmente circa 15 minuti di grado a motivo del suo disco).

Sia stata allora stimata in 4 cubiti di due gradi o in due cubiti di quattro gradi, non toglie il fatto che la Luna era e restava distante da Regolo esatti 8 gradi.

L’astronomo non registrò questa possibile osservazione (almeno non mi risulta); certamente però, poté vederla e ne tenne ben conto.

Dopo oltre otto ore (sul fare del mattino), l’astronomo tornò a misurare (e registrare stavolta) al rigo B, Obverse B16, la seguente informazione:

«GE6 18 ina ZALÁG sin ina IGI LUGAL 2 KÙŠ» traducibile in:

«Notte del 18° giorno, ultima parte della notte, la Luna opposta (davanti o di fronte) al Leone 2 cubiti».

Ho tradotto il logo traslitterato di LUGAL in Leone e non in Regolo, in quanto per i babilonesi, il nome della principale stella della costellazione era talvolta anche indice o riferimento all’intera costellazione stessa (vedi il caso di ALLA che sta per la costellazione del Granchio e che A. Sachs nel VAT 4956 traslittera come «il Presepe», un ammasso stellare (M11) della costellazione del Granchio); La posizione della Luna, difatti, era «davanti» all’intera costellazione del Leone, come ben illustra la foto grande nella diapositiva.

In tal modo l’astronomo, pur facendo riferimento ad un unico valore di due cubiti, poté considerare la misura della Luna [2] non solo riferita a Regolo [3] ma anche a un’altra principale stella della stessa costellazione, appunto Algieba [1].

Le due pari misure che la sera prima facevano capo al valore dei due cubiti, misuravano così ora i 4 gradi (per la luna sotto la stella Regolo) e «anche» gli 8 gradi per la luna, sotto e opposta ad Algieba.

La posizione della costellazione (LUGAL) al momento della misura (riferita o puntata appunto sulla stella Algieba [1]) conferma questo tipo di osservazione in quanto in quello stesso momento la «piccola stella che quattro cubiti è dietro al re» (la stella Chort [7]) era proprio bilanciata in verticale con la Luna [2] (vedi segmento verticale verde) misurando da essa 20 gradi (4 cubiti + 1 cubito).

Inoltre, la stessa Luna [2] era «mirata» in senso stellare per la sua precisa posizione, essendo sulla linea angolare che da Algieba [1] va alla stella Subra [5]; pertanto, i «due» cubiti, riferendo gli 8 gradi della misura letta la sera precedente, confermavano ora in un cubito (4 gradi) la posizione raggiunta dalla Luna rispetto alla principale stella della costellazione Regolo [3].

Il «momento» della misura, fu quello che vedeva sorgere a Est il pianeta Mercurio (vedi foto inserita a Sinistra).
Il valore misurato, essendo l’osservazione alta circa 70°, fu campionabile con le stelle indicate dai segmenti rossi; sia per i quattro che per gli otto gradi.

In questo semplice modo (per noi oggi «ambiguo»), l’astronomo poté ricordare che la luna la sera prima era distante 8 gradi (2 cubiti) da Regolo (o dal Leone) ma che alla fine della notte o verso il mattino dopo, sotto Regolo, la Luna era giunta distante da esso a soli 4 gradi, confermando pertanto il suo spostamento nella sfera celeste nella misura di circa 4 gradi per ogni otto ore di tempo.

Con la sola registrazione di due cubiti (di quattro gradi unitari) in questa informazione, volle ricordare entrambe le misure; scegliendo però il valore in cubiti di quella che corrispondeva «ancora» al riferimento ad Algieba [1] della sera prima e confermando così in modo evidenziato, lo spostamento compiuto dal nostro satellite nel cielo stellato durante le otto ore che separano le due misurazioni.

Fu così più facile per l’astronomo «ricordare» che i due cubiti della luna della sera precedente si erano ridotti a un cubito se riferiti alla stessa stella Regolo.

La foto a sinistra, comparata con quella a destra, illustra benissimo questo concetto.


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00lunedì 24 agosto 2015 22:17
12_I 4 gradi del cubito indentificano astri che sono in "lacuna".

La "certezza" che il cubito astronomico babilonese misuri 4 gradi, consente di identificare un astro osservato anche se la sua registrazione risulta a volte essere non leggibile o lacunosa.



La foto in alto a sinistra, nella diapositiva, evidenzia quest’osservazione:

«GE6 20, [? (AN ár sin) ?] ina IGI GIR ár šá A 2½ KÙŠ» traducibile in:

«notte del 20° giorno, [Marte dietro alla Luna] due cubiti e mezzo (10 gradi) opposto alla stella Zosma (del Leone)».

L’elaborato nella foto in alto a sinistra, trova eccellente corrispondenza con siffatta traduzione del traslato.

Unica incognita (ma in stima ovvia come posizione astrale) è la parte lacunosa che riferisce «[Marte dietro alla Luna]».

Certissimamente, in quel giorno Marte non poteva essergli «davanti nel senso che sorgesse prima» della Luna, essendo precedentemente stato stimato il pianeta posizionato nella testa della Vergine.

La precisione della misura con due cubiti e mezzo di 10 gradi, osservabile al sorgere di Marte, (e quindi in sua prima apparizione) seppure riferito alla Luna, lascia poco spazio a opzioni alternative; la misura relativa a Marte, essendo angolare, è precisa per quel momento di riferimento (ovvio, essendo riferito al sorgere Marte) ed era comunque pure campionabile con la stella Zosma [4] e la Iota Leo [5], come illustra la freccia rossa.

La Luna, era di fronte alla stella «Zosma, del leone» o era di fronte alla stella «Zavijah della Vergine»?

Sachs, nel tradurre il traslato in questione, definisce la stella «GIR ár šá A» come essere la stella «β Beta Virginis (Zavijah)».

In senso astronomico, sarebbe allora stato più corretto tradurre la Luna essere «davanti» a tale stella (Zavijah), che potrebbe pure essere uno dei sensi espressi dal logo «ina IGI»; in ogni caso, non troverebbe riscontro con la misura di 2 ½ cubiti (sia 5 gradi a 2 per cubito o 10 gradi a 4 per cubito).

Portando come fonte di riferimento il VAT 4956, nel rigo Obverse 3, la stella Zavijah è ivi registrata con i seguenti loghi:

«GIR ár šá [UR] A».

Ho indentato il logo [UR] in modo specifico.
Indenterebbe la stella Zavijah come essere «dietro (ár)» al «Lato (A)» del Leone «UR» (anche: «coscia» e, in senso geometrico, «asse»).

Nel rigo del diario del 198bc, non è presente il logo (UR) in quanto la stella Zosma era «nella coscia» del Leone stesso.
La posizione astrale osservabile in quel giorno avvalora quindi maggiormente l’interpretazione di «GIR ár šá A», come essere la stella Zosma.

Misure successive, essendo riferite alla «mobile» Luna possono portare, verso le ore 05:30, a una distanza minima di otto gradi dal pianeta (Marte) ma mai ai 2,5 cubiti di due gradi = 5 gradi riferiti nella riga in esame.

In sintesi:
Marte era «dietro» alla Luna essendo «in opposizione (ina IGI)» dalla stella Zosma con 10 gradi (due cubiti e mezzo) e pure da Marte (una specie di «ka-bar» fra Marte-Luna-Zosma dove la Luna ne è il centro di riferimento).

Il momento di osservazione con RedShift6, corrisponde bene a «notte: (GE6)», avendo Marte in prima apparizione, anche se Sachs in [lacuna] suppone un «ina ZALÁG (ultima parte della notte)».

Non corrisponde invece bene (direi: «affatto») con «ultima parte della notte», specialmente con la misura di 5 gradi (due mezzo cubiti di due gradi) in quanto, oltre ad ignorare Marte, testata con TheSky6, la Luna risulta essere fuori misura dalla Zavijah di un grado e mezzo (ovvero era di fronte alla stella con 6 gradi e trenta) alle ore 06 del mattino quando ormai non si vedevano più quelle stelle e la Luna non potrebbe essere calcolata più vicina, movendosi verso Est, ovvero verso il giorno.

Per il successivo giorno 21, la riga (sempre in lacuna) probabilmente registra «[? … (ina ZALÁG sin) …?]» (purtroppo non posso osservare né il coccio né il LineArt per essere più preciso, affidandomi solo al traslato che è pubblicato al sito www.Caeno.org); dal punto di vista astronomico, non posso ipotizzare posizioni diverse da questa.

Questa posizione è illustrata dalla foto che elabora il giorno 21° e che nella diapositiva è in basso a sinistra, per illustrare la misura di 14° (tre cubiti e mezzo) e a destra, per illustrare l’altra misura di un cubito e mezzo o sei gradi.

Puntando sulla stella Auva [5], come suggerisce la completa riga con:

«GE6 21 [ina ZALÁG sin] ┌IGI ┐ DELE šá IGI ABSIN 3½ KÙŠ ár AN 1½ KÙŠ ana NIM GUB», traducibile in:

«Notte del 21, [nell’ultima parte della notte, la Luna] ┌davantialla Auva (che era) 3 cubiti e mezzo (14°) dietro a Marte. Un cubito e mezzo (6 gradi) alta (o/e a Est, la Luna) stava».

L’elaborato in basso a sinistra illustra il senso della riga con la misura di 3 cubiti e mezzo pari a 14 gradi in modo angolare, di Marte [3] sopra a Auva [5] la quale, a pari misura in altezza era misurabile (misura multipla?) dalla stella Spica [4], mentre la Luna [1] stava sotto e ad est del pianeta [3] che era praticamente perpendicolare alla stessa stella Spica [4], mentre (la Luna) era alta un cubito e mezzo o 6 gradi sopra la stella Auva [5] (Vedi anche foto in basso a destra).

La misura di sei gradi era campionabile con la distanza che è dalla stella Auva alla stella Porrima della vergine (vedi freccia rossa).

Trovo il quadro astrale, seppure complesso e con informazioni di astro in lacuna, sufficientemente compatibile con l’interpretazione da dare a questi due giorni 20 e 21 APIN osservati e misurati e qui verificati con il cubito di 4 gradi unitari.

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00martedì 25 agosto 2015 08:29
13_I 4 gradi del cubito indentificano misure multiple e pianeti sottointesi.

Durante un anno di osservazioni nella composizione di un "diario astronomico", certi pianeti, specialmente Saturno, spostandosi mediamente di un solo grado ogni mese, mantengono la loro posizione nel quadro astrale del cielo in modo tale poter essere considerati nelle misure fatte in modo "sottointeso" o senza la necessità di citarli specificamente.

La diapositiva che segue ne è un esempio da manuale.




La riga C, Obverse B18 del BM 34362 verificata qui in diapositiva, che fu traslitterata da Sachs, registra:

«GE6 25 ina ZALÁG sin SIG RÍN šá SI 2 KÚŠ».

SIG, oltre che a sotto o basso, significa anche «piccolo, stretto, sottile, (in senso di differenza) o uguale»
(Da EPSD: «sig [WEAK] wr. sig "(to be) weak; (to be) low; (to be) thin; (to be) narrow" Akk. enšu; qatnu »).

La Luna [2] però, è elaborata meglio come stare «di fronte» (IGI) alla stella Zuben Elschemali o β Lib. [3] o davanti ad essa.

I due cubiti, anche se contati come 4 gradi (vedi frecce celesti), sarebbero meglio stimati se fossero riferiti a «di fronte (IGI)» più che non a: «sotto (SIG)»; infatti, con il cubito a due gradi ora accreditato, usando RedShift6 in verifica alle ore 04:09, è elaborata la Luna [2] essere di fronte (IGI) alla Zuben Elschemali [3] con 4 gradi mentre solo in senso di orizzontale ( e non in senso di misura) il satellite è sotto (SIG) o alla vista (IGI) della stella di 1 grado e mezzo circa.

Fu solo questo ciò che l’astronomo voleva registrare?

Limitandosi alla Luna e alla stella si potrebbe supporlo, se si ignora tutto il resto del quadro celeste che era in quell’area di cielo.
In quella notte quasi conclusa, era presente anche Saturno [1] (non citato nella riga) e la sua posizione nel cielo era decisamente: «particolare».

Saturno [1] si trovava a fare da rifermento di confine o separatore fra due costellazioni; la Vergine e la Libra (o Bilancia), stando in uguale misura (SIG) di due cubiti di 4 gradi (o otto gradi) davanti alla Luna [2], di fronte (a est) della Elgenubi Elschemali [3] e di fronte (e sotto) alla stella Spica [4] la quale era anche sulla verticale della Tau Lib. [5]; tutte misure riferibili con 8 gradi.

Di fatto, e questo è «particolare», valutando la misura di due cubiti di quattro gradi, ovvero di otto gradi relativamente a Saturno, esso era nel verticale e mezzo preciso della costellazione essendo a otto gradi dalla Zuben Elschemali [3] (a Est) e a otto gradi dalla Tau Lib [5] (a Ovest) stando (con questa specifica posizione), sopra alla Luna [2] (che le era quindi sotto (SIG)) di sé, appunto di esatti otto gradi.

Mentre Saturno era con otto gradi sopra la Luna o davanti ad essa in senso di sorgere prima, essa (la Luna) era a sua volta esattamente 24 gradi (tre volte otto gradi) sotto la stella Spica della Vergine; pertanto, il pianeta Saturno era anche a 16 gradi (2 cubiti + 2 cubiti) sotto la stella Spica della Vergine; i tratti di segmento verdi illustrano le verticali delle misure mentre le frecce gialle ne indicano i valori misurabili.

Intravedo un’evidente uso di misure «multiple» riferite all’unico valore registrato nel reperto. 2 cubiti (di quattro gradi) = otto gradi.

A voi la scelta.
4 gradi con due cubiti di due gradi e solo per: «luna sotto Zuben Elschemali…», (unica misura «e.. ambigua»).

Oppure:
2 cubiti di 4 gradi (otto gradi) di Luna sotto (o dietro a) Saturno, mentre Saturno era fra la Vergine e la Bilancia stando a Est di Zuben Elschemali di otto gradi, e mentre sia Spica (pure alta (3 per otto) 24 gradi sopra alla Luna) e sia la Tau Lib erano a Ovest di Saturno di otto gradi, essendo la distanza orizzontale fra il confine est e quello ovest della Bilancia, appunto di 16 gradi (o 8 gradi più 8 gradi) mentre Saturno gli stava proprio nel mezzo (SIG = Uguale).

Pignolando, o per confermare che non sia solo un caso, perfino Marte (già riferito in rigo B, Obverse B18) che in quello specifico momento era in testa alla Vergine era pure sulla verticale della stella Spica e della stella Tau Lib.

Le misure? Marte era alto sopra alla luna 12 cubiti (o 48 gradi), mentre era alto sopra alla stella Spica 6 cubiti (o 24 gradi) essendo esso stesso bilanciato con la stella Tau Lib della Bilancia e quindi difronte a Saturno con 2 cubiti (o otto gradi)…. ve ne risparmio la rappresentazione grafica!
Casi? Forse.

Eppure li rilevo solo usando il vero valore del cubito segnato in «due KÙŠ (di quattro gradi per cubito)» nella riga del Diario…

Se serviva, la misura di otto gradi (2 cubiti) era anche ben campionata dalle stelle Yed Prior (Ophiuchus) [6] e la Grafias [7] dello Scorpione (freccia rossa).
Il «momento» della misura, in orario «ZALÁG», le L.T. ore 04:09, è pure indentato o definibile dal tramonto delle Pleiadi a Ovest (vedi la foto sovraimpressa in alto a sinistra).

Puntando invece, sulla Luna stessa, al momento del suo sorgere circa un’ora prima, essa sarebbe ancora misurabile «di fronte» alla Zuben Elschemali nella misura di 4 gradi (o due cubiti di due gradi) ma comunque avrebbe Saturno Alto sopra di essa appunto con otto gradi (o due cubiti di quattro gradi)……
Spunta sempre fuori «l’ambiguità», che spesso denuncio, per le misure sulla luna che spesso si riscontra con un paragone anche su un cubito dimezzato.

Per inciso, con questo voglio solo «confermare» la «non» immediata evidenza (per gli addetti ai lavori) che la misura basata su due gradi per ogni cubito poteva essere non corretta o errata.

Trovo evidente che l’astronomo, coi due cubiti di 4 gradi, semplicemente «registrando» che la misura (di otto gradi = 2 cubiti) era «Uguale (SIG)», seppe memorizzare la posizione della luna con riferimento a Saturno, e a Zuben Elschemali e perfino a l’intera costellazione della Bilancia; riferimento (trascuro Marte) che era pure confermato dalla verticale della stella Spica della Vergine.

Ho anche aggiunto la seconda misurazione sulla luna nella foto a destra della diapositiva, appunto per riferire meglio anche la misura possibile di 2 cubiti di due gradi = 4 gradi.

Il rigo segnala pure per lo stesso giorno 25 (o al suo «inizio di conteggio a sole appena tramontato») che Venere era misurabile con «9 na»; e difatti, 36 minuti dopo il tramonto del sole pure Venere, in sua prima apparizione alle ore 17:04, si appresta a tramontare verso le ore 17:40 del giorno secolare 29/11/198bc, e quindi prima dell’osservazione a orario «ZALÁG» con le misure viste in relazione alla Luna e a Saturno presentate in questa diapositiva (anche se Venere fu registrato dopo nella riga) .

Tutti questi fatti relativi alle misure con la Luna e qui presentati contribuiscono a rendere non immediata la possibilità alternativa che di fatto: le osservazioni furono misurate su un cubito di quattro gradi; lo ribadisco in quanto altre evidenze storiche documentali (ma alterate anticamente) suggerivano agli addetti ai lavori come giuste le verifiche col cubito a due gradi seppure erano spesso imprecise o non ben definite.

Perché posso «attestare» che l’astronomo considerò come «sottointesa» la posizione di Saturno pur non riferendolo specificamente nella riga?

Per il fatto che in un mese, Saturno si sposta al massimo di circa un grado e lo stesso Saturno, come «GENNA» era pure stato riferito per la sua specifica posizione come osservato nella sua prima apparizione nella Bilancia e riferito a Mercurio, nel mese precedente, durante il settimo mese o DU6, alle righe B, Obverse B9-B10 dello stesso diario del 198bc qui esaminate più avanti, riguardo al valore che misurava un cubito astronomico babilonese.

La verifica sopra illustrata, non mi può essere perciò smentita neppure in senso documentale; potrà essere solo «rifiutata».

Tutte le verifiche mostrate finora, durante tutto questo mese VIII (APIN o Arahsamna) del 198bc, confermano come corretta e maggiormente attendibile la stima di:

quattro gradi per ogni cubito astronomico babilonese.


Monseppe2

monseppe2
00domenica 13 settembre 2015 09:44
14_Un'intero mese (il VII o DU6) registrato sfasato di un giorno.



Verifico da qui nel BM 34632, i giorni più significativi anche per il VII (precedente) mese babilonese DU6.

Ho iniziato le verifiche del cubito astronomico babilonese con l’ottavo mese APIN del 198bc a motivo dell’importante necessità d’informare sulla «fonte» che ha portato gli addetti ai lavori alla stima del cubito astronomico com’è ora accreditato: due gradi per ogni unità delle quattro dichiarate dal riferimento a:
«la piccola stella che 4 cubiti è dietro al re».

Ovviamente non posso fare una verifica accuratissima riga per riga come per il VAT 4956, anche per il fatto che non ho ancora potuto mai vedere né il coccio né la riproduzione in LineArt di questo diario del 198bc; le fonti le ho trovate nel sito di www.caeno.org

È già un «miracolo» che io sia riuscito finora a esaminare e a verificare le informazioni necessarie tramite quattro importantissimi diari astronomici; questo del 198bc, quello del 7° di Cambise (BM 33066), il Vat 4956 e il BM 32312, oltre quello che registra le posizioni di Saturno, alle tavole delle LBAT e molti altri documenti relativi. Altri miracoli, senza soldi, non so farli…

In diapositiva sono elaborati i giorni sesto e settimo registrati nel diario ma verificati per i «lunari» giorni 7 e 8 del settimo mese babilonese DU6 del 198bc.

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* Chiarimento:

I giorni iniziali del settimo mese DU6 del 198bc, i giorni uno e due del diario, iniziarono con un cielo nuvoloso e piovoso.

Ciò può aver reso incerto, per l’astronomo, il determinare con accuratezza visiva (osservazione diretta della Luna) l’inizio del primo giorno del diario stesso.
Anche tutta la notte del giorno due e tutto il giorno del giorno due, furono piovosi.

Il primo giorno riferito in rigo B, Obverse B1, il giorno 3, che era di fatto il quarto giorno del mese lunare, la luna è registrata essere «dietro» alla stella «MUL KUR šá KIR4», che Sachs stima essere la θ Theta Ophiuchus.

KUR sta per «tramonto o brillante» mentre KIR4 ha il senso di bocca o muso.
Sinceramente, non sono riuscito a identificare quale stella riferisse Sachs. Tale giorno, corrisponderebbe al secolare 9 Ottobre 198bc; se la Luna era osservata fra la costellazione Ophiuchus e quella del Sagittario.

Non posso determinare in modo assolutistico se questo sfasamento fra giorni di calendario lunare ( o giorni da Novilunio) e giorni «osservati» contati in tale modo, siano sempre rispettati: (un giorno del diario sarebbe uguale a un giorno in meno rispetto al giorno lunare (astronomico) dal Novilunio di quel mese).

Sarà pertanto solo la migliore corrispondenza della verifica astronomica computerizzata che eseguo nella relazione a determinare quale sia più probabilmente il giorno «osservato» in senso astronomico.

Per evitare confusioni, cercherò di attenermi al conteggio di «giorni Lunari» che partono dal primo giorno dopo il Novilunio del settimo mese babilonese (DU6) del 198bc = al secolare: 06/10/198bc.
Chiarirò, se necessario nei commenti alle diapositive, eventuali necessari particolari, come quello che segue.
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Chiarito quanto sopra, rilevo quella che potrebbe essere una prima registrazione errata nel giorno segnato. Invece del sesto/settimo giorno (del diario), la riga B, Obverse B2 del reperto avrebbe dovuto segnare i giorni settimo/ottavo (di mese lunare, o dopo il novilunio) per l’osservazione della posizione della Luna nella costellazione del Capricorno registrata al rigo B, Obverse B2 e illustrato nella diapositiva.

Nel sesto giorno (lunare), la Luna era a distanza di quasi 12 gradi a Ovest dalla prima stella della costellazione (la Testa del Capricorno) per poterla accettare come essere «dietro» a una delle sue stelle.

Sopra con (*) ne è stata spiegata la possibile causa dell’errore; pare però evidente che si tratti solo di un errore di «sequenza» dei giorni attribuita alle osservazioni.

Tale evidenza (di giorno diverso fra diario e Lunare), si rileva sia che si valuti la posizione della Luna con un misura basata su un cubito di due gradi e sia che la si valuti su una misura che valuti un cubito in quattro gradi come, di fatto, misura tale unità astronomica babilonese.

Nella foto in alto, l’osservazione del sesto giorno del diario (*7° giorno lunare) fu fatta al momento del tramonto della stella Antares a ovest e appena dopo la prima visibilità della stella Dabih [1], pertanto la misura non poteva essere «campionata» come di solito.

Essendo però un’osservazione bassa, (circa 30° di altezza) poterono misurarla forse con un riferimento fisico a loro disposizione, essendo ridotto il possibile errore causato dalla chiusura dell’angolo azimutale verso lo Zenit oppure (più facilmente), la campionarono con le stelle del Sagittario che erano visibili in quel momento, la Kaus Australis (ε Epsilon Sgr.) e la η Eta Sgr. Essendo la loro distanza angolare esatta 2° e 40’.
La locandina della foto in alto attesta il tramonto della stella Antares come momento della misura.

Il giorno successivo, il settimo registrato nel reperto o *8° giorno lunare, La Luna [2] è correttamente posizionata a quattro gradi angolari (un cubito) dalla coda del Capro o alla stella Nashira [4].
Essendo una misura angolare, è decisamente più attendibile ed è pure campionabile con le stelline [5] e [6], mentre il momento della misura stavolta fu il sorgere di Aldebaran (del Toro) a Est (come illustrato nella locandina della foto in basso).

In «possibile» misura multipla, poco dopo, alle ore 22:48, la Luna [2] era nuovamente a distanza angolare di un cubito o quattro gradi, con l’altra stella della coda del Capricorno, la Delta Cap. o Deneb Algedi [7], ma il suo nome, la escluderebbe dall’essere la stella registrata nel rigo esaminato (è specificata come «ár»), logo che non è presente nella riga per il giorno sette del diario; la mostro per illustrare i soliti problemi di ambiguità con le misure della luna, nella piccola foto sotto a destra.

Le verifiche che possono essere supportate da una misura campione e da uno specifico momento della misura, specialmente se siano misure «angolari», hanno forte valenza probante della corretta interpretazione delle informazioni astronomiche che furono registrate nella riga del diario.

Intendiamoci: quando il riferimento al momento della misura è da me riferito al tramonto o al sorgere di una stella, il fatto «potrebbe» essere del tutto «casuale».

Il fatto però, che le misure coincidano spesso con tali sorgere o tramontare di astri anche «stellari», rende possibile un loro «voluto» riferimento associato alla misura riferita nel reperto. Li verifico e li presento pertanto per come sono.

Diverso è quando il momento sia riferito a un pianeta. La probabilità che sia un riferimento allora «voluto» dall’astronomo come momento di misura registrata, diventa altissima e probante.

Le eventuali simmetrie che si possono osservare (Solitamente segnate qui con segmenti verdi), siano esse volute o casuali, avvalorano come probabile e forse voluto il momento e la precisa misura scelti per quell’osservazione.

Le elaborazioni che presento sono evidenti, e lasciano poco spazio a dubbi sulla necessità, qui eseguita, di adeguare la verifica ai giorni lunari astronomici pur seguendo le registrazioni dei giorni che sono repertati nel diario.

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00domenica 13 settembre 2015 10:03
15_Misurazioni precise ma anche "complesse".



La (parte significativa) della riga B, Obverse B3, esaminata nella diapositiva è traslata come segue:

«[GE6 12 (11) SAG GE6 sin SIG MÚL IG]I šá SAG ḪUN 6 KÚŠ sin BAR (mezzo o metà) KÚŠ ana ŠÚ LAL 12 12,30 ŠÚ muš 12 GENNA ina RÍN IGI 15 na-su (DKD) in 10 I[GI…]».

Il giorno, riferito in parte lacunosa, è ovviamente dedotto fra il riferimento precedente (settimo/ottavo giorno «lunare») e quello registrato in lacuna [12, per Sachs], mi risulta però che dovrebbe essere stato registrato un 11° giorno e perciò sono qui da me verificati come *12° e *13° giorno «lunari», dovendo seguire lo sfasamento osservato dal nuvolo del primo e secondo giorno del mese.

Da come fu riferito (e registrato, stavolta in modo leggibile) al mattino del giorno seguente l’undicesimo, ovvero per il 12° giorno del diario (o 13 Lunare) in relazione a Saturno (GENNA) contato con un «15 na», è da confermare che anche in lacuna dovesse essere stato registrato il più attendibile «[11° giorno]» da me verificato appunto come 12° lunare per la Luna a 24 gradi (6 KÚŠ) dall’Ariete (Hamal) .

Essendo riferita la costellazione dell’Ariete (šá SAG ḪUN); il giorno registrato come 11° non poteva essere il giorno lunare 11° perché neppure una misura di 6 cubiti del valore unitario di quattro gradi (o 24 gradi in qualunque modo contati) poteva raggiungere la sua stella principale (Hamal) in modo accettabile; meno ancora se era misurata con i 12 gradi del cubito a 2 gradi.

Sachs, stima con (SIG) che la luna fosse sotto la stella dell’Ariete (probabilmente la stessa Hamal); io considero il logo corretto nel senso che all’elaborazione, la luna è effettivamente sotto a tale stella in ogni caso, per via dell’orbita Lunare.
Valuto però pure un possibile riferimento a «SIG = Uguale» se riferito alla misura multipla di 24 gradi ripetuta per arrivare a Giove.

La luna, non sarà però mai misurabile ai 12 gradi del cubito di due gradi dalla stella (in nessun senso e modo) a motivo del fatto che l’orbita lunare stessa dista quasi 14 gradi da tale stella e anche spostandosi in avanti di un giorno, Stimando un 13° giorno del diario) la misura (col cubito a due gradi), non sarà mai precisamente corrispondente com’è invece evidente con il cubito di quattro gradi.

Il momento della misura, meglio corrisponde alla notte appena iniziata (h. 20:44:30) mentre la Luna raggiungeva l’altezza di 45° (ovale rosso).

In quel momento, la Luna era bilanciata orizzontalmente a ovest con Giove (non riferito nella riga) il quale era curiosamente distante dalla Luna proprio nella «multipla» misura totale di 12 cubiti (48°) o due volte sei cubiti.

Il logo BAR seguito da: «cubiti», suggerisce ½ cubito, o due gradi, che non avrebbero senso con il concetto di bilanciato (LAL o allo stesso livello o perpendicolare).

Giove era bilanciato orizzontalmente a Ovest con la Luna, mentre a Est la stella Aldebaran del Toro era pure bilanciata (relativamente all’orbita lunare) e sotto la Luna, ma appunto con i due gradi registrati dal mezzo cubito nella riga del reperto.

Se necessario, la campionatura per i due gradi poterono stimarla velocemente con le stelline del circoletto dei Pesci (vedi freccia rossa).

Si noti che il senso di «bilanciamento (LAL)» per la stella Aldebaran del Toro, è logicamente definibile dalla stessa linea orbitale della Luna (bilanciato sulla sua linea orbitale); per tale motivo ritengo che l’astronomo li riferì con i due gradi; per stimare (penso) la stessa curvatura di tale orbita lunare.

L’illustrazione della diapositiva rende bene l’idea di ciò che poterono osservare allora. Il cerchio misura un raggio di 24 gradi (appunto, 6 cubiti di quattro gradi).

La Misura da Botein [5] ad Alrisha [6], fece da preciso e veloce campione di 24 gradi (o sei cubiti) per tutte le misure effettuate; la freccia tratteggiata rossa, indica un’ulteriore possibile riferimento (con un tolleranza di circa 7 minuti di grado sui 24 gradi) fra la stella Botein dell’Ariete e la stella nu-nu del Pesci.

Nella foto di quella sera ho inserito in alto a sinistra, anche l’osservazione di ultima apparizione di Saturno e al riferimento fatto alla costellazione della Bilancia riferita nello stesso rigo per la mattina del successivo 12° giorno del diario (o 13° giorno lunare) in occasione del conteggio «na» (che, associato a «-su (ovest)» ne suggerisce l’osservazione di un DKD Saturno-Luna illustrato nella foto lunga sotto).

Il riferimento alla «Bilancia (RÍN)» indica in senso generico l’intera costellazione, le cui stelle non essendo visibili al loro sorgere per via del cielo troppo luminoso non potevano essere stimate in senso di misura.

La Bilancia poté comunque essere definita «di fronte» (ina RÍN IGI «alla Bilancia opposto») stimando la distanza di Saturno dalla stella Spica della Vergine che era ancora visibile al momento che il pianeta stava sparendo, avendo una magnitudo di circa 1, simile a quella di Saturno.

La misura per Saturno (GENNA) fu fatta in conteggio «na» di 15 gradi (un’ora dopo il sorgere della stella Spica o 4 minuti per ogni grado), anche per «ricordare» l’eventuale DKD (rilevato da verifica astronomica e illustrato nella foto lunga in basso) che si era formato fra La luna che stava per tramontare a Ovest e Saturno che era in sua prima apparizione a Est a inizio del conteggio.
Il DKD fu ben allineato sulla linea dell’orizzonte reale (s.l.m. vedi altitudine cerchiata nelle locandine).

Il conteggio «na» mostra una differenza di due minuti (mezzo grado), che sono giustificabili proprio dalla valutazione del DKD che si verificò ben allineato sopra all’orizzonte visibile confermandolo, seppure (come DKD) esso non sia riferito nel reperto, col fatto che facilmente il conteggio «na» fu fatto partire al sorgere della stella Spica, e fu fatto finire esattamente al momento dell’osservazione di suddetto DKD.

Ripeto, perché non a caso trovo queste corrispondenze:
Il conteggio «na-su» di 15 gradi (un’ora di tempo) fu iniziato al sorgere della stella Spica della Vergine, ed esattamente un’ora dopo, (15° na), Saturno era visibile ad Est lungo la linea dell’orizzonte reale (s.l.m.) alla stessa altezza che aveva la Luna a Ovest (su).

La riga termina con «IN 10 I[GI] (esso, 10 visto)».

Molto probabilmente riferisce l’ultima apparizione di Saturno che svanisce alla vista mentre era alto 10° da orizzonte visibile, come confermare che era di fronte alla Bilancia le cui stelle, ormai, seppure non visibili, erano già sorte.

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00domenica 13 settembre 2015 10:30
16_La Vera misura in 4 gradi per il cubito, fa chiarezza in casi apparentemente incoerenti



La diapositiva evidenzia come più facilmente si trovino riscontri coerenti con le misure segnate nel diario quando in verifica si usa un cubito che misuri 4 gradi.

Resta sempre l’ambiguità per alcune situazioni, prevalentemente per le misure con la Luna, specialmente quando esse non siano di tipo angolare (da stella a stella o da stella a corpo celeste o da corpo celeste a corpo celeste) o quando il valore da misurare sia in parte lacunosa.

La riga B, obverse B5 del BM 34362 traslata (nella parte interessata; le modifiche di posto per [[…]] sono mie), registra:

«GE6 16 ŠÚ ŠÚ ina ZALÁG sin e MAŠ-MAŠ šá SIPA 1 KÙŠ 8 SI [[…]] ina ZALÁG sin SIG MAŠ-MAŠ IGI 5 KÙŠ sin BAR (½) KÙŠ ana ŠÚ LAL [[16 ŠÚ ŠÚ GE6 17 ŠÚ ŠÚ ]] 17 ŠÚ ŠÚ».

Nel contesto del cubito di 4 gradi, si traduce (indentando la confusione del periodo temporalesco qui riportata in neretto):

[[Giorno 16(temporale) Notte del 17 (temporale)]] Giorno del 17 (temporale).

«La parte sottolineata, è spuria come inserimento della riga»; (fu registrata confondendo gli appunti tra un intervallo e l’altro del temporale del sedicesimo giorno uguale a 17 giorno lunare) e quello di tutto il successivo del giorno 17° giorno del diario.

L’osservazione del 16° giorno (del diario) = 17° giorno lunare, si tradurrebbe quindi come segue:

«Notte del 16 (temporale). Nell’ultima parte della notte, la Luna sotto Propus (η Eta Gemini) un cubito. Otto gradi (8 SI da) Alzirr (ξ Xi Gemini). Nell’ultima parte della notte, la Luna sotto (o uguale) i grandi Gemelli (MAŠ-MAŠ-IGI o stella Castor) 5 cubiti (20 gradi). Mezzo cubito (sopra Alhena [5]) la Luna (era) bilanciata a Ovest (di Propus) col Toro (ζ Z Tau, le corna). [[Durante il giorno 16 (temporali) notte del 17, temporali]] giorno del 17, temporali».

La registrazione lascia aperta solo una finestra di cielo sereno, tipica di periodo temporalesco che va dalla notte del 16° giorno, schiarendosi quindi verso le 02 e almeno fino a circa le ore 07 del mattino del giorno 16° del diario (17° lunare o secolare 23 Ottobre del 198bc).

Durante il resto del 16° giorno, altri temporali, che si protrassero pure per tutta la notte del 17° giorno e anche per il seguente giorno (luce) del 17° giorno.
Sono segnalate in quei periodi, piogge (ŠÚ ŠÚ anche abbondanti) di tipo temporalesco.

Probabilmente, le registrazioni provvisorie che furono fatte su due diverse tavolette, furono entrambe segnate inizialmente con «ultima parte della notte».

Nel ricomporre il diario, evidentemente staccarono le due parti osservate nella stessa (piena) notte, registrandole come due diverse osservazioni relative a due diversi giorni.

Il valore di 5 cubiti (20 gradi) lascia infatti poche alternative, dando la Luna opposta (IGI) e comunque «sotto (SIG)» alla stella dei Gemelli come misura campionata.

Il cielo astronomico e la descrizione della completa riga, non lasciano alternative, in quanto la Luna in un giorno si sposta di circa dodici gradi.

I 20 gradi dei 5 cubiti sono riferiti alla luna [1] che era sotto (SIG) e opposta (IGI) ai grandi Gemelli (MAŠ-MAŠ) mirando alla stella Castor [2] (IGI).

1 cubito, o quattro gradi, riferisce invece la distanza angolare della Luna [1] sotto la stella Propus [3]SIPA (vicino)» alla base dei Gemelli) mentre era pure alta sopra alla stella Alhena [5] mezzo cubito (BAR) o 2 gradi.

8 SI, sono gli otto gradi angolari che la Luna [1] aveva nei confronti della stella ξ Xi Alzirr [4] mentre era pure bilanciata (LAL) a ovest con le stelle x2 di Orione e Zeta Tau del Toro [6] (vedi segmenti verdi e cerchietti bianchi) mentre era pure bilanciata o stava fra le stelle Propus [3] e Alzirr [4], appunto a distanza di 8 gradi (8 SI) più un cubito (4 gradi) che misurava anche la distanza fra le stelle [3] e [4] nella totale misura ben nota all’astronomo di 12 gradi (le frecce celesti tratteggiate di diverso tono nella foto a destra).

La misura di otto gradi (8 SI) poté essere campionata fra la stella Propus [3] e la Alhena [5] (vedi foto a destra segmenti rossi).

La misura di un cubito (quattro gradi) fu campionabile fra le stelle Propus [3] e la stella v Gemini (cerchiata in bianco).

La misura di mezzo cubito (BAR) o due gradi, fu campionabile fra le stelle Propus [3] e la stella Tejat Posterior [7] (vedi segmento rosso piccolo).

La misura di 5 cubiti (20 gradi) fu campionabile (SIG o uguale) fra la stella Propus [3] e la stessa stella Castor [2] sovrastante (vedi freccia rossa lunga).

La misura complessiva di 1 cubito più 8 SI o 12 gradi, era campionabile, (passando per la Luna) dalla stella Propus [3] e la stella Alzirr [4] (misura nota).

Il «momento» di «tutte» le misure sopra elencate, fu quello che vedeva la Luna [1] posizionata proprio sulla verticale del SUD (180° azimut).

In breve:
La sola stella «Propus [3] (SIPA)» era base campione per misurare i valori di 2, 4, 8 , 12 e 20 gradi che nella foto a destra sono ben evidenti con i segmenti rossi che partono tutti dalla stella Propus [3] (ormai, certamente = a SIPA); Non basta.

Seppure non descritta o registrata nel reperto, c’è pure una configurazione di un «ka-bar (in mezzo alla bocca) >» di un valore riferito nel reperto, un cubito, corrispondente a Luna [1] al centro con le due stelle, Propus [3] e Alhena [4] (le due frecce arancioni nella foto a destra) parimenti distanti.
(scusate se è poco).

Inoltre:

Le due foto elaborate in diapositiva, mostrano proprio questa particolare e complessa configurazione astrale.

Le misure poterono essere fatte sia velocemente che «precisamente» grazie alle campionature sopra elencate che permisero misure precise anche se la Luna fu osservata quasi 75 gradi alta in cielo; va messo in risalto che si tratta di misure «angolari» per tutte le misure di 2, 4, 8, 12, 20 gradi.

Nella seguente diapositiva_17, ingrandendo ulteriormente la base dei Gemelli, illustro meglio questa eccezionale campionatura di misure tutte riferite nella riga qui esaminato.

Tutto questo è ciò che mi risulta alla verifica astronomica di quanto fu registrato nella riga; ritengo che sia impensabile poterlo ottenere similmente con un cubito che misuri solo due gradi unitari.

Il quadro astronomico appena illustrato, fu possibile solo nell’unico giorno che corrisponde al 16° del diario o al 17° giorno lunare del mese DU6 del 23/10/198bc.

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00domenica 13 settembre 2015 10:55
17_Tecnica delle "misure campionate" su valori interstellari memorizzati



In diapositiva_16 è stata relazionata la riga relativa a questo ingrandimento particolare, necessario per illustrare la complessa situazione di campionatura che i Babilonesi potevano aver memorizzato come misure di riferimento relative alla Costellazione dei Gemelli.

Le misure qui indentate, ( 2 gradi, 4 gradi, 8 gradi, 12 (otto più quattro) gradi, 20 gradi) sono tutte riferita nel rigo B, Obverse B5 del diario del 198bc che registra la posizione della luna in Gemelli durante il 16° giorno (17° lunare) del VII mese DU6 del 23 Ottobre 198bc alle L.T. 02:32.

La loro particolare «simmetria», che fa capo al vertice posto sulla stella Propus (MAŠ-MAŠ šá SIPA) o η Eta Gemini [3], è univoca e la ritengo attendibilissima.

L’osservazione della costellazione dei Gemelli, mentre la Luna era proprio sulla perpendicolare del punto cardinale del SUD (180°), essendo alta da 75 gradi in su, doveva necessariamente essere campionata con riferimenti interstellari o «angolari» noti e precisi per poter essere fatta con tale precisione e velocità.

Punto focale importante di queste misure, è la particolare registrazione di: «1 KÙŠ 8 SI».

Un cubito misura 4 gradi (due gradi sono invece quelli attualmente accreditati), e 8 dita misurerebbero, secondo come ora accreditate, 40 minuti di grado (5 minuti di grado per otto dita); di fatto, 8 dita, superando i 60 primi di un grado suddiviso in sei dita di 10 minuti di grado cadauno, non possono essere ancora stimate come «dita» ma diventano «8 gradi sessagesimali».

Dalla Luna, misurando 2 gradi e 40’ (quasi tre gradi dati da un cubito + 8 dita), come sarebbe ora accreditata tale unità di misura suddivisa in 24 dita di 5 minuti di grado cadauna, «con la precisione che ho illustrato tramite la misura con 4 gradi per cubito» nessuna stella dei Gemelli corrisponde altrettanto bene.

La luna, misurata col cubito a due gradi, mi risulta essere sotto la stella Tejat Posterior, ma con una tolleranza di 30’ dal suo centro o circa 15 ‘ dal suo bordo superiore.

Per l’altra misura riferita, coi 5 cubiti = a 10 gradi del cubito di due gradi, similmente dal centro del Luna, la stella Castor riferita gli sarebbe di fronte ma fuori misura di 1 grado e 30’.

(se poi si considera l’ormai chiarito fatto che il cubito riferito alla stellina Rho Leo sia di effettivi 1 grado e circa 30’, contro i due tondi ora valutati, allora tutto va a «scatafascio»).

L’astronomo poteva riferire benissimo 3 cubiti per misurare 12 gradi, ma avrebbe riferito solo una distanza «interstellare» fra Propus e Alzirr; priva di rifermento alla Luna.

Evidentemente voleva registrare che la luna era a otto gradi (8 SI) da Alzirr e nello stello momento era anche a un cubito (4 gradi) da Propus.

Se avesse registrato: «2 cubiti (otto gradi) 1 cubito (4 gradi)», ciò avrebbe creato certamente difficoltà interpretative sulla misura che era riferita e a cosa fosse riferita.

Registrando invece un cubito (4 gradi sessagesimali) 8 SI (otto gradi sessagesimali), poté fare una «distinzione» fra le due misure che erano riferite come partenza con la stella Propus (SIPA), fino alla Luna sotto di essa, e quindi essendo pure a distanza angolare dalla stella Alzirr di 8 gradi.

Tali misure sono poi confermate dal preciso riferimento di 20 gradi per la stella Castor verso la Luna (misura angolare campionata con la distanza con la stella Propus [3]).

La diapositiva dovrebbe illustrare e chiarire bene ogni punto;
se ne evince che:

Cubito astronomico babilonese = quattro gradi.


Dopo 6 SI (sei dita = un grado o 60 minuti di gradi) il SI diventa misura di gradi sessagesimali; pertanto:

8 SI sono uguali a «otto gradi».


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00domenica 13 settembre 2015 17:24
18_Il cubito a 4 gradi aiuta ad identificare meglio le stelle registrate




La riga B, Obverse B6, registra i seguenti cuneiformi traslati:

«GE6 19 ina ZALÁG si[n ina IGI SA]G A 1 KÙŠ 19 GU4-UD ina NIM ina RIN 3½ KÙŠ ár GENNA ana NIM IGI KUR 16 na-su in 17 IGI».

La parte finale del segno «[…SA]G» è molto simile a quella del segno «UR» ed essendo parzialmente lacunosa, potrebbe essere interpretato sia come «UR» e sia come «SAG».

La differenza d’interpretazione sta nel fatto che con «UR-A (Leone)» è più facilmente suggerita la stella Subra [2] (ο Omicron Leo), mentre con «SAG-A» resta più logicamente suggerita la stella Ras Elased Australis [4] (ε Epsilon Leo).

La Luna [1] inoltre, sembra fuori posto per una misura di soli 4 gradi (un cubito) con la Ras Elased Australis [4] (SAG-A) e peggio ancora con un cubito di due gradi, essendo opposta ad essa di ben 12° (3 cubiti).

Il giorno precedente (il 19° segnato nel diario o il 25/10 198bc, la Luna era nella costellazione del Granchio stando a pari distanza di circa 20 gradi sia dalla Australis [4] e sia dalla Subra [2], non corrispondendo affatto con nessun valore del cubito come registrato in riga.

Marte [3] non è riferito nella riga; l’ho evidenziato solo per indicare che quelle misure furono comunque possibilmente fatte o osservate, essendo però possibili solo nel successivo giorno (al 19° del diario) o effettivo 20° giorno lunare, quello illustrato nella foto che mostra l’elaborazione della luna [1] misurabile con un cubito di fronte o sopra la stella Subra [2].

Corrispondono bene invece, i (2) conteggi «na» di Mercurio a Est della bilancia che sorge 64/68 minuti (pari a 16/17 gradi na) prima del completo sorgere del sole, e di Saturno (GENNA) sotto la stella Spica della vergine con i tre cubiti e mezzo = 14 gradi.

Pertanto, il giorno 19° del settimo mese del diario del 198bc corrisponde in senso astronomico solo al 20°giorno lunare (da Novilunio = 29/30° giorno) ed è quello che l’elaborato qui sopra è segnalato con la data secolare del 25 Ottobre del 198bc (o 26 ottobre, dopo la mezzanotte).

Il resto della riga per motivi di spazio, lo illustro nella prossima diapositiva.

In sintesi, quella parte di riga registra:

«19 Mercurio a Est della Bilancia. Saturno, 3½ cubiti (14 gradi) opposto a Est della Brillante (la stella Spica) contati 16 gradi na Ovest di esso 17».

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00domenica 13 settembre 2015 17:41
19_Suddivisione del cubito in Dita (2 diapositive)



In questa diapositiva_19 e 20 seguente, ci sono interessanti «prove» e conferme che le misure e i riferimenti finora da me usati siano corretti, come pure il fatto che il programma RedShift6 calcoli con precisone eccezionale la posizione della luna e degli astri in accordo con i diari astronomici finora da me esaminati.

E’ confermata la registrazione sfalsata (come sequenza) del giorno lunare osservato, a causa dei primi giorni di osservazione del VII mese DU6 che erano nuvolosi piovosi o coperti.

Infatti, l’osservazione registrata come diciannovesimo giorno nel diario al rigo B, Obverse B5,B6 trova invece eccellente riscontro con le verifiche effettuate nel ventesimo giorno «lunare» o astronomico, (25-26/10/198bc) contato dal Novilunio del mese DU6.

Mercurio fu contato dal suo sorgere al sorgere del sole con un totale di 17 gradi na (68 minuti) e pure con un «parziale» 16 gradi na (64 minuti) nel momento di osservazione della luna che era un cubito sotto la stella Subra.
Le tre foto in alto a destra, illustrano bene il doppio conteggio di na fatto durante il giorno 19° del diario = 20° Lunare.

Uno, quello che contava i complessivi 17 gradi, partiva alle ore 05:03:20 con Mercurio in sua «prima apparizione» e l’altro che riferiva il momento di osservazione per la Luna davanti al Leone, partiva circa quattro minuti dopo, dalle ore 05:08:20 portando entrambi al conteggio totale di 16 prima e 17 na poi, al momento del sorgere del Sole come registrato nel reperto.

Saturno, fu confermato essere a Est della stella Spica della Vergine, standogli sotto (o opposto) con tre cubiti e mezzo (di 4 gradi cadauno) = 14 gradi.

Nella foto, al momento del conteggio «na» per Mercurio [5], è l’elaborazione osservabile del pianeta al suo sorgere a Est della stella Zuben Elgenubi dalla Bilancia [13] (che doveva sorgere pure lei per poter essere stimata con Mercurio a Est di essa) e di Saturno [12] davanti ad esso ma dietro (o opposto) alla stella Spica della Vergine [11] (qui semplicemente registrata come «la brillante, KUR»).

L’osservazione qui elaborata, è registrata nel reperto con i seguenti loghi:

«19 GU4-UD ina NIM ina RÍN 3½ KÙŠ ár GENNA ana NIM IGI KUR 16 na-su in 17 IGI»
traducibili in:

«19 Mercurio a Est delle Bilancia. 3½ cubiti Saturno a Est opposto alla BrillanteKUR», la stella Spica [11] con magnitudo 1)».

Il cerchio della foto misura un raggio di 14 gradi contati come tre cubiti e mezzo a quattro gradi cadauno.

Indubbiamente, Mercurio [5] è posizionato, mentre sorge, a Est della stella Zuben Elgenubi [13] della Bilancia (RÍN).

Saturno [12]
, qui registrato come GENNA, è a 14 gradi dietro alla «brillante» stando a est di essa.

Se visto (o stimato) di fronte ad essa col cubito di due gradi (sarebbe stato registrato con (ina) IGI) non corrisponderebbe bene; Saturno sarebbe a circa 6 gradi contro i 7 richiesti da tre e mezzo cubiti di 2 gradi cadauno di fronte alla stella.

Il logo «IGI» in questo caso, essendo da solo, traduce meglio il senso di «opposto» alla brillante (KUR).

Nell’elaborato, invece, i cubiti di quattro gradi osservati misurano una distanza fra una stella e pianeta e pertanto, essendo una misura «angolare», la misura non risente dei problemi di orario di puntamento o di posizione osservata.

La distanza fra la «brillante» e Saturno, è troppo specificamente precisa per poterla ignorare (con una tolleranza di solo 2 dita in meno, su 14°), anche se la stella è definita solo brillante per via dell’orario dell’osservazione (le h. 05:11 alla sua ultima apparizione).

Anche questa verifica, sostanzialmente, sostiene l’ipotesi del cubito che misuri 4 gradi unitari.

Da questa situazione astronomica, il giorno successivo, (diapositiva_20) o il giorno ventesimo del diario (astronomico ventunesimo giorno lunare), La Luna è poi confermata essere, mentre incrocia l’ingresso nel Leone stando sotto Regolo e ad est di esso, distante dalla stella esatte sei dita (6 SI) (angolari) di 10 minuti di grado cadauno = un grado sessagesimale.

La misura delle sei dita, fu facile precisa e veloce da fare sia per campionatura (freccia rossa) della distanza nota di due cubiti fra le due stelle, Regolo e 31 Leo, sia tramite il semplice replicare il diametro lunare per due volte a partire da Regolo; diametro lunare che quel giorno era esattamente di 30 minuti di grado, ovvero di «tre dita», come sarà ben illustrato nella successiva diapositiva_20.

Cubito e dita sono quindi verificati e confermati essere una misura di 4 gradi suddivisi in 24 unità di 10 minuti di grado cadauna o sei dita per ogni grado sessagesimale.


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00domenica 13 settembre 2015 18:02
20_Importante riscontro astronomico per il valore del "Dito (SI)"



Prova astronomica e documentale definitiva. (Non m’invento nulla).

Questa verifica astronomica, del rigo B, Obverse B6 del settimo mese DU6 del 198bc, registrata nel BM 34362, è talmente precisa, specifica, e ben corrispondente a tal punto da poterla considerare una certa: «Prova astronomica e documentale ».

La piccola foto in alto a destra, è una vista 1:1 ma ho dovuto già ingrandirla un poco per mostrare come fosse necessario l’ulteriore ingrandimento di fianco al fine d’illustrare con precisione e chiarezza l’importante osservazione di questa riga del diario BM 34362 (Antiochio e figlio di Antiochio) del 198bc.

I fatti che la definiscono, preso atto delle sfasamento di giorno fra registrato e osservato (o Lunare) per tutto il settimo mese DU6 del 198bc, sono:

Il momento della misura:

L’osservazione fu fatta al sorgere di Mercurio a Est o in sua «prima apparizione» su orizzonte visibile da ziggurat di Babilonia.

L’unità di misura registrata:

SEI dita «(angolari)». (non fu registrato: un grado e tanto meno mezzo cubito da due gradi cadauno; è specificato proprio «sei dita (6 SI)».

La posizione della Luna:

1): E’ sotto (SIG) a Regolo (LUGAL).
2): E’ a Est (NIM) di Regolo (LUGAL).
3): Essa (la LUNA, sin), col suo intero disco lunare, incrocia o sorpassa (DIB) la linea formata da Regolo (LUGAL) con la 31 Leo.
4): E’ ugualmente divisa (altro significato di SIG e pure significato simile di i-şa) tra Regolo e la 31 Leo; «sei dita» a distanza angolare da ogni singola stella.
5): E’ dentro (ana) la costellazione del Leone, essendone misurata su Regolo (LUGAL) la sua posizione.

Il campione di Misura (fattore spesso determinante):

Il diametro lunare stesso.
In quel giorno, la Luna misurava un diametro apparente (in quanto esso varia da Apogeo a Perigeo) di 30 minuti di grado (o tre dita).
Fu facile e veloce quindi il riportare per due volte il diametro lunare, ripartendo circa dal suo centro, fino alla stella Regolo o, similmente, fino alla stella 31 Leo (vedi l’illustrazione della misurazione indentata con i dischi bianchi e le misure parziali tratteggiate in verde e celeste).

Essendo stata dichiarata in 6 dita la distanza fra la Luna e Regolo, ed essendo il diametro lunare di 30 minuti di grado, ed essendo la Luna distante un grado sessagesimale dalle due stelle, Regolo o la 31 Leo, è incontestabile che ogni grado fosse stato allora stimato con una suddivisione di 6 dita aventi come singola unità un valore di 10 minuti di grado cadauna.
Sul cerchio del diametro lunare che è vicino a Regolo, ho illustrato la possibile suddivisione del disco stesso in tre sezioni di un dito cadauno (segmento celeste sottile dentro il disco bianco).

La distanza «angolare» fra le stelle Regolo e 31 Leo, certamente nota come essere di due gradi (angolari) indentava bene l’uguale distanza del satellite fra le due stelle (riferita al bordo del disco Lunare o sua linea orbitale rispetto alla linea di giunzione fra le due stelle tratteggiata in rosso).

L’ottico fenomeno della «chiusura dell’angolo Azimutale verso lo Zenit», è evidenziato in alto della foto, a 71° di altezza; astronomicamente misurerebbe 3 gradi «Azimut» mentre la replica del diametro lunare riempirebbe la distanza con soli due dischi o sarebbe (otticamente) di un solo grado.

Le piccole tolleranze che si osservano nell’elaborato (il centro della misura non perfettamente col centro della Luna) sono «umanamente» accettabilissime essendo tutte contestuali alla globale posizione della Luna lungo la sua linea orbitale.

Per questa verifica e presentazione, ho cercato di ottenere la massima precisione che mi sia stata possibile con gli scarsi mezzi a mia disposizione.

Tutto questo dimostra che le misure (evidentemente note) che usavano quegli antichi astronomi per le distanze interstellari, erano originariamente prese sull’orizzonte visibile, «memorizzate», e mantenute tali (come numero di gradi) a qualsiasi altitudine di osservazione fosse misurata la distanza fra due corpi celesti, anche se a «occhio» la distanza visibile sembrava arrivare perfino a dimezzarsi rispetto all’orizzonte.

La Luna, ha qui un diametro medio «reale» di mezzo grado (30 minuti di grado); diametro angolare che resta lo stesso sia se fosse osservata al suo sorgere (disco visto, grande) o che sia osservata al suo zenit (disco visto, piccolo).

Misurare un diverso giorno dal secolare 27/10/198bc, non troverebbe più nessuna corrispondenza astronomica con quanto fu registrato nella riga del diario.

Misurare lo stesso giorno 27/10/198bc (con lo stesso programma RedShift6), usando però l’unità di misura del cubito a due gradi e la sua suddivisione in dita unitarie di 5 minuti di grado, non troverebbe più nessuna corrispondenza astronomica con quanto fu registrato nella riga del diario.

E con TheSky6? (vi ricordo che qui stiamo parlando dello stesso tempo (198bc) e non di una distanza di 19 anni).
Vi risparmio le confusionarie (o poco realistiche) foto che mi risultano.

In sostanza:
Per vedere la Luna in data 27/10/198bc e «nella stessa quasi posizione», col programma TheSky6, occorre andare avanti di circa due gradi o, in ordine di tempo, di circa 5 ore (il tempo di sfasamento in gradi per la luna da me più volte denunciato tramite i risultati di TheSky6 (12 ore circa se riferite ai DKD del 568bc)), ovvero devo portare il tempo verificato alle L.T. ore 09:57:50.

Purtroppo, a quell’ora Mercurio le stelle e forse pure la luna, non sarebbero visibili, essendo il sole già alto e Mercurio ancora più alto del sole di 16 gradi.

Allo stesso orario di confronto con RedShift6, la stessa Luna era ovviamente calcolata da TheSky6 a circa 2 gradi e mezzo più a ovest e non certo a sei dita di 5 minuti primi cadauna (adesso accreditate), ovvero non era a mezzo grado dalla stella Regolo.

Sarò di parte, ma io trovo qui risultati che seguono il diario e che con RedShift6 e col cubito a 4 gradi e il dito a 10 minuti di grado, mi danno riscontri decisamente precisi e corrispondenti. Ovviamente, ognuno è libero di scegliere…

Va inoltre preso atto che, oltre alla verifica astronomica già qui dimostrata, la stessa stellina Rho Leo, della costellazione del Leone, non dista con 8 gradi dietro alla stella Regolo (quattro cubiti di due gradi cadauno), ma è misurabile solo a circa 6 gradi e trenta primi.
Visto tutto ciò, si evidenzia necessario il definire che sia:

«Errata ogni misura astronomica che sia basata su una tale unità di base: «due gradi per ogni cubito e 5 minuti di grado per ogni dito».

Ne consegue che:

La datazione attualmente stimata del VAT 4956 al secolare 568/567bc (-0567/566) e associata al 37° anno del regno di Nabucodonosor II, sia da considerarsi:

«In tutte le sue misurazioni basate su un cubito di due gradi», inesatta, avendo sempre un errore «reale» di misura inferiore a quanto realmente registrato nei diari astronomici; inesattezza:
quantificabile in due gradi per ogni cubito e in 5 minuti di grado per ogni dito.

Il diario astronomico del 198bc conferma pertanto come corretta la stima di osservazione e registrazione delle posizioni astronomiche che furono incise anche nel VAT 4956 come essere state eseguite durante il secolare 587/586bc (-586/0585 astronomico); anno associabile correttamente solo durante il 38° anno di regno per Nabucodonosor II su Babilonia.

Se ne evince pertanto che:

«Gerusalemme e il suo tempio furono iniziati ad essere distrutti dal generale Nebuzaradan, per ordine di Nabucodonosor II durante il suo 18° anno di regno ordinario (o da accessione), solo durante il giorno nove Agosto (di Sabato) del secolare 607bc».


Le informazioni storiche della Bibbia, da sempre avevano suggerito (indicato) quell’evento per tale specifico momento:

Il secolare 607 avanti era volgare!

monseppe2

monseppe2
00domenica 13 settembre 2015 21:21
21_Il corretto valore del cubito consente di riordinare righe mal registrate.



Le foto in diapositiva elaborano i giorni 21 e 22 del VII mese DU6 del 198bc.

Il giorno 23 che è registrato nel diario al rigo B, Obverse B7, mi risulta essere un errore di suddivisione delle osservazioni; di fatto (ignorandolo), continua la descrizione del giorno 22 del diario o 23 lunare, sempre come conseguenza della partenza non osservata per la luna di questo particolare mese DU6.

La riga registra osservato il 28/10/198bc, 21° del diario (in senso astronomico, il 22 lunare) che registra:

«GE6 21 ina ZALÁG sin ina IGI AN 1 KÙŠ [ana ŠÙ GUB ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ [[*GE6 22]] ina ZALÁG sin ina IGI GÍR ár šá A 1 KÙŠ».

Traducibile in:

«Notte del 21 (22° giorno lunare), ultima parte della notte, la Luna davanti a Marte. 1 cubito entrava a Ovest stando di fronte a Iota Leo 1 cubito [[*(GE6 22)]] (nella stessa) ultima parte della notte, La luna di fronte alla stella Zosma 1 cubito».

Il sottolineatoto indica che quei loghi vanno ignorati in quel punto della riga.

Il cielo astronomico descritto E’ Illustrato dall’elaborato della diapositiva con la foto a sinistra.
Il momento della misura fu quello del sorgere della stella Spica, della Vergine.

Essendo riferito alla Luna che era a Ovest di Marte [2] [ana ŠÙ GUB ina] IGI la misura fra la Luna e il pianeta è misurata in un cubito (o quattro gradi).

Per la misura di Marte a un cubito di quattro gradi dalla Luna, è necessario vedere la successiva diapositiva_22, che illustra l’apparente misura non precisa illustrata in questo momento nel quale è verificata la misura del cubito che fu invece ben precisa per la stella riferita Iota Leo [3] (GIŠ.KUN A).

Per comprendere bene cosa illustro, occorre confrontare gli elaborati di questa diapositiva con quelli della successiva diapositiva_22.

La Luna [1] (ina IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ) era quindi opposta o «davanti» (sorgendo prima) della stella (GIŠ.KUN A la Iota Leo) [3] mentre si addentrava nella costellazione del Leone stando (GUB) a Ovest (ŠÙ) di Marte [2].

Il trattino rosso (differenza), illustra lo spostamento lunare che fu osservato (o addirittura misurato) in quella notte mentre fu osservata la luna rispetto alla Iota Leo prima e poi rispetto alla stella Zosma 37 minuti più tardi.

Dopo l’osservazione della Luna a un cubito da Iota Leo [3], circa 37 minuti dopo, fu misurato che la Luna [1] era ora a un cubito di fronte o alla vista della stella Zosma (GÍR ár šá A), come illustrato in diapositiva_22 nella foto a destra, in quanto la misura lunga di quattro cubiti e mezzo per Marte fu osservata nel successivo giorno, appunto il 22° del diario o 23° lunare da Novilunio.
Il relativo elaborato è illustrato nella foto a destra di questa diapositiva.

La riga registra poi (dopo la misura sulla stella Iota Leo) come osservato, il successivo giorno 22 del diario o (29/10/198bc uguale a 23° lunare) come segue:

«[[*(GE6 22)]] ina ZALÁG AN SIG GIŠ.KUN A 4½ KÙŠ»

traducibile in:

«[[*notte del 22 (qui doveva essere inserito il riferimento al giorno osservato)]] ultima parte della notte, Marte uguale a Iota Leo 4 cubiti e mezzo (18 gradi)»

[[*(GE6 22)]], l’identificativo per il giorno 22 del diario o 23° giorno lunare, fu posto evidentemente in un punto errato della riga sul coccio durante la composizione intera del diario; ragionevolmente, e in senso astronomico, lo stesso logo doveva essere registrato in questo punto, qui pertanto da me ripristinato o reinserito.

La misura riferita a Marte, di 4½ cubiti = 18 gradi, se misurata col cubito di 2 gradi unitari, dovrebbe comprendere un angolo di 9 gradi intorno a Marte.

Con tale valore di nove gradi stimati col cubito in due gradi però, Marte in quel giorno sarebbe sotto (SIG) la stella Zosma (la δ Delta Leo stimata in traduzione da Sachs) ma solo al momento della sua ultima visibilità, e neppure molto precisa, mentre sarebbe a distanza angolare di esatti nove gradi dalla Luna, che però non è l’astro riferito assieme ad essa nella riga riferendo la misura a Marte [2].

Potrebbe essere un caso di misura ambigua se riferita alla Luna?

Per esserlo, mi verrebbe a mancare però il riferimento di campionatura, visto che la misura sarebbe fattibile con Marte alto 65° e le altre stelle intorno non erano più visibili.

Mi verrebbe a mancare inoltre, anche il rifermento al «momento» della misura, visto che la visibilità di Zosma non coincide bene con la misura di nove gradi.

Inoltre, mi mancherebbe anche il corretto «nome» della stella, in quanto la misura riferita fu probabilmente riferita alla stella Iota Leo [3].

Zosma, senza [UR] ma con la A mi risulta invece essere «GÍR ár šá (A)» (assimilabile alla stella Zavijah [5] (GÍR ár šá [UR] A) e riferita «dietro (ár)» al Leone (UR); vedi il rigo obverse 3 del VAT 4956), mentre la riga riferisce Marte in relazione alla «GIŠ.KUN A» e non la Luna.

Riferisco ciò, oltre che per «onestà» di verifica, anche per illustrare le difficoltà interpretative che si incontrano quando si cerca di comprendere ciò che realmente osservarono e registrarono quegli antichi astronomi se si dovesse usare un’unità di misura (due gradi per cubito) che non sia assolutamente certa; ma «devo anche ricordare» che qui sto usando il programma RedShift6 (che fornisce risultati più positivi) e non il programma per astronomia usato da Sachs (TheSky e successivi).

Le osservazioni dei giorni 21 e 22 del diario (*22 e 23 Lunari) sono infatti articolate e complesse; difficili da decifrare con una superficiale valutazione e senza seguire bene le date confrontandole con la reale posizione astronomica della Luna.

A favore della verifica astronomica che usa il cubito a quattro gradi e che valuta una misura di 18 gradi riferita a Marte con 4½ cubiti, sono:

La campionatura della misura (uguale (SIG) a una misura certamente nota di due stelle fisse).

Il ragionevole momento della misura (il sorgere della stella Spica Della Vergine).

Il significato di «uguale (piccolo in differenza)» del logo (SIG) che può pure esprimere anche il senso specifico di «sotto», e che suggerisce una misura di campione «uguale (e sotto) di 4½ cubiti» usata nella stima astronomica della profondità d’ingresso di Marte dentro la costellazione del Leone.

Ho verificato:

Mentre la distanza angolare fra la stella Algieba e la «GIŠ.KUN A» Iota Leo [3], resta ovviamente inalterata a 18° e 7 primi, il giorno 28/10 precedente al «SIG», Marte distava dalla sovrastante stellina Eta Leo [2] con 17 gradi e 38 primi (quasi mezzo grado in meno), mentre il giorno 30/10 successivo al «SIG», Marte distava dalla stessa Eta Leo [2], 18 gradi e 40 primi (oltre mezzo grado in più) non essendo più «uguale (SIG)» alla misura campione, evidenziando quindi come corretta sia la misura sia il giorno riferiti nella riga del diario: quattro cubiti e mezzo nel giorno 22 del diario o 23° lunare in data 19/10/198bc.

E, da non dimenticare «mai», il fatto che i quattro cubiti, se riferiti alla stellina Rho Leo, misurerebbero solo 6 gradi e 30 primi contro gli otto gradi di 4 cubiti a due gradi cadauno, misura unitaria, che con 4 cubiti e mezzo riferirebbero poco più di sette gradi e non i 9 gradi sopra riferiti a tale unità di misura attualmente pure «arrotondata» a due gradi tondi!

Il cubito di 4 gradi resta perciò, e comunque, ancora quello che estrapola i migliori risultati astronomici con quanto è descritto nelle righe dei Diari astronomici.

Resta, purtroppo, la sempre possibile ambiguità che spesso si riscontra con il cubito di due gradi ma con esso, non si trovano quasi mai tutte le risposte che invece i 4 gradi per cubito forniscono quasi sempre.

monseppe2

monseppe2
00domenica 13 settembre 2015 21:42
22_Continua cubito a quattro gradi aiuta a riordinare righe disordinate.



Giorno 21 del diario = 22° giorno lunare.

In diapositiva_21, la posizione di Marte «sembra» essere non corrispondente a quanto registra la riga.

«GE6 21 ina ZALÁG sin ina IGI AN 1 KÙŠ [ana ŠÙ GUB ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ»

traducibile in:

«Notte del 21, ultima parte della notte, la Luna di fronte a Marte 1 cubito [sopra a Ovest stava]. [Di] fronte (o alla vista), Iota Leo un cubito».

Ho messo una «punteggiatura» per aiutare a comprendere cosa e come fu misurato.
La registrazione di «Luna di fronte a Marte sopra (ANA) un cubito a ovest stava», è svincolata in realtà dalla presentazione iniziale di «ultima parte della notte».

Il motivo, sta nel problema più volte presentato e che è relativo alla mobilità della luna nel cielo astrale di una sola notte.

La domanda da farsi, nel considerare l’interpretazione da dare alla riga, è la seguente:
«la notte del giorno 21 del diario (22 lunare o 28/10/198bc), Marte poteva essere a una «precisa distanza dalla Luna che misurasse quattro gradi angolari

A questa domanda risponde inequivocabilmente l’elaborato di questa diapositiva con la foto al cento a sinistra.

Alle ore 01:49, mentre la Luna era pure livellata orizzontalmente con la stella Chort, stando sopra a Marte e a Ovest di esso, era a misura angolare di quattro gradi o un cubito.

Come «orario» sarebbe stato da segnare «GE6» ovvero «Notte».
La riga, però riferisce pure un’altra misura:
«[ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ», o «alla vista di Iota Leo, un cubito».

Questa misura, sarebbe incompatibile con la prima, in quanto solo un paio di ore dopo che Marte era a quattro gradi angolari dalla Luna, pure la stella Iota Leo diventava a quattro gradi sotto la Luna, alle ore 03:21 (vedi diapositiva_21 foto a sinistra), appunto nella fascia di orario definibile con «Prima parte della notte (ina ZALÁG)».

A dimostrazione di quanto Marte fosse necessariamente «svincolato» dalla definizione di «ina ZALÁG», circa 37 minuti dopo la riga, sempre in orario «ina ZALÁG», registra.

«ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ» o: «alla vista di Iota Leo 1 cubito», come ben illustra la foto a destra di questa diapositiva.

Sempre in orario «ina ZALÁG» (è ripetuto, indicando che fu una registrazione provvisoria separata), fu poi misurata la luna riferita a un’altra stella, la Delta Leo o Zosma con:
«ina ZALÁG sin ina IGI GÍR ár šá A 1 KÙŠ» o «ultima parte della notte, la Luna alla vista di Zosma, un cubito».

Questa è quella che è illustrata appunto in questa diapositiva aggiunta apposta, nella foto a destra. E’ da notare che, al momento di questa seconda misura, fatta mentre la stella Denebola era alta 40 gradi, la precedente stella, iota Leo, non era più a «misura», pur essendo lo stesso orario «ina ZALÁG» (vedi il trattino rosso che evidenzia).

Nella riga del diario, la misura registrata con: «ina ZALÁG sin ina IGI GÍR ár šá A 1 KÙŠ» è erroneamente preceduta dalla segnatura di «22° giorno ([[*GE6 22]])» da me barrato appunto per indentarne l’anomalia di punto inserito nel rigo in quanto il momento osservato faceva parte dello stesso giorno astronomico.

Dopo queste osservazioni, il giorno successivo, il 22° giorno del diario o 23° giorno lunare, diventa ragionevole considerare che dovesse essere stata inserita la parte qui barrata: «([[*GE6 22]]» che io appunto ho reinserito (indentandola con quadre) nella parte di riga B Obverse B7 che segue:

«[*(GE6 22)] ina ZALÁG AN SIG GIŠ.KUN A 4½ KÙŠ [[GE6 23]]»

traducibile in:

«[*notte del 22 (lunare 23)] ultima parte della notte, Marte uguale Iota Leo quattro cubiti e mezzo [[notte del 23]] (è un inserimento errato. Non va considerato, in quanto segue qui una misura sulla Luna nella stessa notte del giorno 22 del diario = 23° giorno lunare)».

Questa specifica misura, di Marte misurato a 18 gradi dalla stella Eta Leo, con la stessa distanza di 18 gradi che è misurabile fra la stella Algieba e la Iota Leo, è illustrata con l’elaborato che è in diapositiva_21 tramite la foto a destra.

Dopo questa misura, fu registrata l’osservazione che segue:

«[[GE6 23]] ina ZALÁG sin ina IGI DELE 2½ KÙŠ»
traducibile in:
«[GE6 23] Ultima parte della notte, la Luna di fronte a Auva due cubiti e mezzo».

L’elaborato che verifica questa parte di riga, è nella diapositiva_23 che segue, illustrato con la foto a sinistra.

Solo ripristinando gli effettivi giorni astronomici osservati, le verifiche corrispondono bene con ciò che fu registrato, e solo se si usa un cubito (vero) che misuri unitariamente 4 gradi.

Col cubito a due gradi, ci sarebbero troppe incertezze, imprecisioni e discrepanze con quanto registrato, da far pensare a «grossolani» errori dei copisti o degli astronomi di quel tempo.

Di fatto, ci fu solo la confusione dello slittamento di un giorno per tutto il mese VII DU6 del 198bc, e l’errato inserimento del giorno 22 in un punto diverso della riga.

Unico errore effettivo, ritengo sia il giorno 23 del diario che, corrispondendo a un 24° giorno lunare, non troverebbe corrispondenza con ciò che fu di seguito registrato sia col cubito di 4 gradi che col cubito di due gradi.

Questa diapositiva aggiunta per il giorno 21 del diario (22 lunare) dovrebbe aver chiarito bene la posizione di Marte e delle altre misure che furono fatte in quello stesso giorno.

Le complicazioni che scaturiscono in questa verifica, è necessario "sopportarle" se si desidera realmente comprendere ciò che fu osservato.

monseppe2

monseppe2
00domenica 13 settembre 2015 22:03
23_Ancora su riordino delle informazioni nelle righe registrate



Precisazione.

Le informazioni incise nel reperto BM 34362, come in tutti gli altri diari astronomici, sono e restano l’effettiva «documentazione» che ci sia pervenuta oggi come testimonianza storica degli eventi ivi registrati, sia che essi siano fedeli e veritieri, sia che fossero stati anticamente alterati o riportassero errori informativi.

Dalla verifica «astronomica» degli eventi registrati in questo diario del 198bc, diventa sufficientemente evidente che, a motivo della mancata osservazione del primo e del secondo giorno del VII mese DU6 di quell’anno, l’astronomo poté aver registrato in modo (non errato) ma «sfalsato» la sequenza dei giorni osservati.

Altro fattore d’incertezza dell’evento registrato fu quello che durante una stessa notte, in distinte occasioni, furono fatte almeno due osservazioni o misurazioni diverse che furono poi segnate con lo stesso riferimento temporale di: «prima parte della notte».

Facilmente, nella preparazione del diario finito, gli appunti provvisori relativi a quelle stesse osservazioni potrebbero essere stati sfasati (o confusi) essi stessi fra un giorno osservato alla fine della notte, e un altro parimenti registrato per lo stesso giorno lunare ma ora attribuito alla successiva notte.

Pertanto, pur restando valide e documentali le informazioni registrate nel reperto, diventa necessaria, per una effettiva comprensione del cielo osservato, che si prenda atto dei diversi tempi che alla verifica astronomica suggerita dal diario non trovano esatta corrispondenza con quanto registrato; (in ordine di «tempo» e non in ordine di «misura osservata»).

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E’ nuovamente grazie all’ormai certa evidenza che il cubito astronomico misuri 4 gradi, che mi è stato possibile ottenere, in verifica, risultati così simmetricamente e precisamente corrispondenti a quanto fu registrato e che fu osservato, anche dove apparentemente era una scarsa corrispondenza astronomica.

Le diapositive qui inserite potranno sembrare un poco ingolfate di informazioni.
Di fatto, sono invece più informative, avendo ora indentato anche i nomi delle stelle interessate alla verifica di quanto fu osservato allora, oltre alle simmetrie occasionalmente osservabili (segmenti verdi) e i campioni per le misure (segmenti rossi).

Si noti che quasi sempre mi è stato possibile identificare:

«una misura campione», che permetteva di effettuare misurazioni precise e veloci delle distanze fra gli astri interessati, anche se vicine allo Zenit e molto spesso:

«un preciso momento» di quando tale osservazione fu fatta e misurata.
Fatto questo, del preciso «momento» e della «precisa misura», che è prezioso specialmente quando le misure siano riferite soprattutto alla Luna la quale, con la sua mobilità nel cielo stellato, può presentare spesso a posizioni ambigue per le misure che la riguardano.

Per comprendere gli sfasamenti di registrazione che furono fatti allora, riporto qui sotto a titolo di esempio, prima le righe come furono traslate dal testo cuneiforme da Sachs (in neretto) in merito ai giorni 19/22 e poi, in corsivo, come ritengo che la stessa riga sia da stimare e come avrebbe dovuto essere correttamente registrata.

I risultati li potrete analizzare con comodo per verificare le giuste motivazioni delle differenze che ci sono e che ci saranno.

La riga finale B Obverse B5, e la B6 registrano i seguenti loghi traslati:

«GE6 19 ina ZALÁG si[n ina IGI SA]G A 1 KÙŠ 19 GU4-UD ina NIM ina RÍN 3½ KÙŠ ár GENNA ana NIM IGI KUR 16 na-su in 17 IGI GE6 20 ina ZALÁG sin SIG LUGAL 6 SI sin i-şa ana NIM DIB GE6 21 ina ZALÁG sin ina IGI AN 1 KÙŠ».

Stimabili, a seguito di verifica astronomica (seguendo giorno Lunari da primo dopo novilunio), così da aggiornare:

«GE6 19 *[20 lunare] ina ZALÁG si[n ina IGI SA]G A 1 KÙŠ 19 *[20 lunare] GU4-UD ina NIM ina RÍN 3½ KÙŠ ár GENNA ana NIM IGI KUR 16 na-su in 17 IGI GE6 20 *[21 lunare] ina ZALÁG sin SIG LUGAL 6 SI sin i-şa ana NIM DIB GE6 21 *[22 lunare] ina ZALÁG sin ina IGI AN 1 KÙŠ».

e la riga B, Obverse B7 che registra i seguenti loghi traslati:

(segue dal giorno 21 da B, rigo B6)
«[ana ŠÚ GUB ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ GE6 22 ina ZALÁG sin ina IGI GÌR ár šá A 1 KÙŠ ina ZALÁG AN SIG GIŠ.KUN A 4 ½ KÙŠ GE6 23 ina ZALÁG sin ina IGI DELE 2 ½ KÙŠ GE6 24 ina ZALÁG sin ina IGI SA4».

In parziale lacuna al B, rigo B8 conclude con:
«[šá ABSIN *2] ½ KÙŠ».

Stimabili, a seguito di verifica astronomica (seguendo i giorni Lunari dal primo giorno dopo novilunio), così da aggiornare:

(segue osservazione di giorno *22 lunare)
«[ana ŠÚ GUB ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ *[GE6 22, non va qui; qui prosegue il 22 lunare] ina ZALÁG sin ina IGI GÌR ár šá A 1 KÙŠ [è qui che inizia il giorno GE6 22 del diario = 23 lunare] ina ZALÁG AN SIG GIŠ.KUN A 4 ½ KÙŠ [GE6 23 sarebbe da omettere, essendo qui il proseguo di 22 = *23] ina ZALÁG sin ina IGI DELE 2 ½ KÙŠ GE6 24 *[25 lunare; (evidentemente il giorno 24 lunare (23 del diario) non fu osservato)] ina ZALÁG sin ina IGI SA4»
(in lacuna al B, rigo B8 conclude con: [šá ABSIN *1] ½ KÙŠ ).
Non posso vedere il LineArt. In senso astronomico in lacuna dovrebbe essere un cubito.

Capisco che ci sia da perdere la testa, se non ci si impegna dovutamente.

Queste sono però le evidenze astronomiche che, corrispondendo fin troppo perfettamente con quanto descritto nel diario, obbligano a considerare plausibile l’ipotesi della confusione di sequenza per i giorni registrati nel diario nel settimo mese (DU6) e che siano da stimare invece con gli astronomici (giorni LUNARI) in merito alle osservazioni che furono effettivamente effettuate.

In ordine:

- Per il giorno 20 del diario (*21 lunare), il diario registra: «ina ZALÁG sin SIG LUGAL 6 SI sin i-şa ana NIM DIB ».

Questa osservazione è illustrata nella diapositiva_20, che dimostra il valore effettivo delle 6 dita che suddividono ogni singolo grado dei 4 facenti parte di un cubito.

- Per il giorno 21 del diario (*22 lunare), il diario registra: «ina ZALÁG sin ina IGI AN 1 KÙŠ [ana ŠÚ GUB ina] IGI GIŠ.KUN A 1 KÙŠ».

Questa osservazione è illustrata in diapositiva_21 nella foto a sinistra. L’osservazione di quel giorno 21 (22 lunare) si conclude poco dopo con questa registrazione:

«ina ZALÁG sin ina IGI GIR ár šá A 1 KÙŠ ».

Tale osservazione è illustrata in diapositiva_22 nella foto in alto a destra.

- Per il successivo giorno 22 del diario (*23 lunare, sfasato in quanto fu dopo l’osservazione di «ina ZALÁG sin ina IGI GIR ár šá A 1 KÙŠ» ), il diario registra:

«ina ZALÁG AN SIG GIŠ.KUN A 4 ½ KÙŠ».

Questa osservazione è illustrata nella foto di diapositiva_21 a destra per la misura di Marte a 18 gradi sotto il petto del Leone = alla stella della coscia del Leone (misura nota) mentre:

«ina ZALÁG sin ina IGI DELE 2 ½ KÙŠ»

E’ invece illustrata in questa diapositiva_23 con la foto a sinistra, per la Luna a due cubiti e mezzo o 10 gradi di fronte e sopra alle stelle della Vergine.

- Per il giorno 24 del diario (*25 lunare), la riga termina registrando:

«GE6 24 ina ZALÁG sin ina IGI SA4 [šá ABSIN *1] ½ KÙŠ»

Quest’altra osservazione è illustrata nella successiva diapositiva_24 con l’elaborato a sinistra.

Se siete riusciti a seguirmi, siete davvero interessati all’argomento… Ogni tanto mi ci perdevo pure io...

Intendiamoci, in senso astronomico, di sbagliato non c’è nulla.

Resta solo l’evidente confusione che fu fatta al momento di RI-assemblare gli appunti osservati al momento della composizione dell’intero diario astronomico.
Io, a questo punto, posso anche capirli ….

monseppe2

monseppe2
00lunedì 14 settembre 2015 08:20
24_Lacune più facilmente comprensibili con il cubito a quattro gradi



La parte finale della parte B Obverse B7 e quella iniziale della riga Obverse B8, registrano le osservazioni dei giorni 24 e 25 del diario (*25 e 26 Lunari).

Per la parte finale della riga B7, il valore unitario del cubito è in parte parzialmente lacunosa; non potendo io attualmente leggerne né il LineArt né il coccio, il valore segnato e che Sachs stima in due e mezzo mentre io qui lo verifico in un cubito e mezzo, resta oggetto di discussione, seppure i riscontri che illustro nell’elaborato propendano fortemente a favore del valore di [un cubito] e mezzo.

Riscontro, usando il giusto valore del cubito, che spesso alla verifica di quanto fu registrato nei diari astronomici, si presenta un cielo spesso caratterizzato da «simmetrie» e «similitudini» che sono legate sia al valore registrato e sia ai corpi celesti menzionati.

Riassumendo il giorno 24 (*25 lunare):

Al sorgere di Mercurio [5] (momento della misura), la Luna [1] era 1 cubito e mezzo (sei gradi) sopra alla stella Spica [2] della Vergine (ina IGI SA4 šá ABSIN).

Era pure (misura multipla?) di fronte alla stella Heze [3] a est e sopra di essa la stella Zavijah [4] era in verticale, sempre di fronte (a Ovest della Luna), era con la stessa misura (vedi segmenti verdi).

Saturno [9], sopra a Mercurio [5] e sotto la stella Spica [2], era bilanciato in verticale con la Omicron Vir. [8] e con la k Virginis (vedi cerchietti rossi).

Il giorno 24 (*25 Lunare), il pianeta Mercurio [3] sorgeva stando bilanciato orizzontalmente con la stella Alfa2 Lib. Zuben Elgenubi [1] (vedi la piccola foto inserita in quella in alto a destra).
Non era quindi ancora «entrato» nella Bilancia riferita da tale stella e nel reperto non è registrato come «bilanciato (LAL

La misura era però ingannevole, essendo di due gradi (mezzo cubito) ma seppure accettabile, non era «precisa» come sono ormai abituato a costatare nelle verifiche finora fatte; aveva una tolleranza angolare di 8 minuti di grado (meno di un dito!) in più fra Mercurio e la stella.

A occhio nudo, non era immediato determinare se proprio in quel momento Mercurio stesse entrando dentro la Libra (ovvero se sorgesse dopo di essa o meno).

Il successivo giorno, il 25 del diario (*26 Lunare), invece, Mercurio [1] sorse decisamente dopo la stella Zuben Elgenubi [2] della Bilancia (Vedi il tratto verde sopra a quello arancione della misura del raggio), mentre la distanza «angolare» con la stella Alfa2 Lib. Zuben Elgenubi [1] era ora più «precisa» misurandosi in due gradi da Mercurio [1] (per i pignoli: con solo 3 minuti di grado misurati in più).

Quest’osservazione inerente a Mercurio, fu registrata nella parte B, Obverse B8 come segue: «GE6 25 ina ZALÁG GU4-UD e RÍN šá ULU ½ KÙŠ».

Trovo confermato con questa verifica, il valore del cubito in 4 gradi unitari.

Infatti, la misura che ha come soggetto un pianeta, seppure abbastanza mobile come Mercurio, non consente facilmente misurazioni ambigue che possano presentarsi a diversi orari di misurazione, essendo il tempo di presenza dello stesso pianeta quasi sempre molto ridotto, trovandosi Mercurio spesso vicino al sole.

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00lunedì 14 settembre 2015 08:33
25_Il cubito a quattro gradi aiuta a leggere correttamente le righe del diario.



Per questa verifica, è stato particolarmente necessario comprendere bene ciò che la riga di fatto registrava; (fare attenzione alla punteggiatura nella traduzione, per capire ciò che videro e misurarono.
Riguardo al 26° giorno del diario (27° lunare) la riga registra:

«GE6 26 ina ZALÁG sin ina IGI RÍN šá ULU 2 KÙŠ ina IGI GU4-UD 2 KÙŠ SIG GENNA 1½ KÙŠ sin ½ KÙŠ ana NIM DIB»

Qui sotto, ho separato in capolinea i tratti osservati.

GE6 26 ina ZALÁG sin ina IGI RÍN šá ULU
«Notte del giorno 26esimo (27° lunare), ultima parte della notte, la Luna di fronte a (α2 Alpha2) Zuben Elgenubi»
il riferimento è qui in senso generale riferito all’intera costellazione, appunto stimandolo al sorgere di Zuben Elschemali.

2 KÙŠ ina IGI
"2 cubiti (8 gradi Luna in «[ka-bar]») opposta (fra k Vir. e β Lib. Zuben Elschemali e alla vista di) Mercurio"

GU4-UD 2 KÙŠ SIG GENNA 1½ KÙŠ.
"Mercurio (che era) 2 cubiti (otto gradi) sotto Saturno; (stando, sempre Mercurio) 1½ cubito (sei gradi alto su orizzonte visibile al sorgere di Brachium [6])".

sin ½ KÙŠ ana NIM DIB.
"Luna ½ cubito (2 gradi) entra (in zona confinaria) incrociando a Est (i pianeti)".

Applicando i valori registrati (e la regola che il cubito misuri 4 gradi), la verifica astronomica del cielo registrato per quel giorno nel diario sortisce una precisione indiscutibile nelle distanze interstellari elaborate nella diapositiva.

Le misure applicate agli elaborati, sono quelle riferite nel reperto, e misurate con un cubito di 4 gradi.

Si noti che nella foto 1, la Luna non era «perfettamente» toccata nel suo bordo dalle linee celeste tratteggiata e verde che collegano gli astri intorno ad essa al sorgere di α (Alpha) Lib prima e β (Beta) Lib dopo.

Al momento del sorgere della stella (Sigma Lib) Brachium [6] o venti minuti dopo invece, (vedi foto 3) il bordo lunare è letteralmente «imprigionato» dalle linee celeste tratteggiata e verde, appunto come se la Luna stesse incrociando o superando quello specifico punto confinante per le due costellazioni, la Vergine e la Bilancia e la linea (segmento verde) di congiunzione Saturno [5] e Zuben Elschemali [3].

In quel preciso momento, Mercurio era alto su orizzonte visibile un cubito e mezzo (6 gradi) mentre la Luna era a Est della linea di congiunzione (segmento arancione in foto 4) fra Saturno e Mercurio

In questo modo, in senso astronomico, la posizione della Luna fu indentata da riferimenti stellari e planetari così specifici, tali da renderne la posizione assolutamente certa e ben definita.

In foto 4 poi, tale posizione è confermata, mentre la luna è «intrappolata» nei segmenti (celeste tratteggiato e verde) a riferimento stellare, pure dalla sua distanza dal riferimento planetario che era fra Mercurio e Saturno, con mezzo cubito (due gradi) e a Est di essi.

Per comprendere meglio cosa videro, vedere il particolare ingrandito nella successiva diapositiva_26.

Il riferimento «apparente» che la Luna sia pure a un grado (mezzo cubito di due gradi) di fronte a Mercurio, oltre a non corrispondere preciso con RedShift6, non sarebbe sostenuto dal resto dell’informazione di «Luna che incrocia a Est» e, riducendo a metà le altre misure già riferite, non si trovano più tutti i riferimenti qui illustrati col cubito di quattro gradi.

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00lunedì 14 settembre 2015 08:48
26_Incredibili "precisioni" sortite con il cubito a quattro gradi-Ingrandimento.



Il nome della stella riferita nel reperto con i loghi: «RÍN šá ULU» riferisce certamente la principale stella rappresentante della costellazione della Bilancia (che Sachs identifica con Zuben Elgenubi) e identifica la Luna essere di fronte o davanti (ina IGI) ad essa, non è però escluso che possa riferire anche la stella Brachium che appunto è nella parte più verso Sud (ULU) anche in riferimento a Zuben Elgenubi della Bilancia.

Poiché i loghi «2 KÙŠ ina IGI» sono riferiti subito dopo a «sin ina IGI RÍN šá ULU», la ripetizione di «ina IGI» fu evidentemente riferibile ad altro; appunto alla «sottointesa [RÍN šá SI]» o Zuben Elschemali, che era parimenti distante dalla Luna come lo era la stella della Vergine k Vir. [4], nella misura riferita di otto gradi o due cubiti.

In questa formazione (vedi diapositiva_25, la foto 1), la Luna era in quello che nel Vat 4956) i babilonesi definivano un «ka-bar» (bocca aperta, >) che vedeva con la stessa unica misura riferita di 2 cubiti (otto gradi) due opposti astri (due stelle, in questo caso) riferiti alla Luna [1] che in questo caso ne era il centro del vertice.

La precisa corrispondenza di due cubiti = otto gradi per la Luna rispetto a Zuben Elschemali [3] e dalla Luna alla stella k Vir, rendono probante e ragionevole questa interpretazione.

Il «motivo», fu quello di indentare la precisa posizione della luna rispetto alle stelle di due diverse costellazioni, la Vergine e la Libra o Bilancia.
La posizione della Luna, che col suo bordo era nel frattempo in contatto con la linea confinaria delle due costellazioni (la linea tratteggiata celeste), evidenzia come probabile una tale osservazione.

Per i babilonesi, determinare con precisione il «passaggio» della Luna (sin, una divinità per loro) da una costellazione a un’altra era importante, non tanto i senso astronomico, quanto in senso astrologico.
Spesso, dal cielo osservato, «i saggi di corte» dovevano trarre dei vaticini per il re.

Di seguito, è registrato: «GU4-UD 2 KÙŠ SIG GENNA 1½ KÙŠ» ovvero. «Mercurio 2 cubiti sotto Saturno; 1 cubito e mezzo (era alto)».

La distanza (angolare) di Mercurio a otto gradi (due cubiti) precisi sotto Saturno, corrisponde fin troppo bene per poterla ignorare.

Questa misura fu fatta circa 20 minuti dopo il sorgere della Zuben Elschemali, o proprio mentre sorgeva la simile, per nome, stella a Sud della Bilancia «RÍN šá ULU o Brachium»; in quel momento, Mercurio era alto proprio sei gradi misurati con un cubito e mezzo.

Dopo aver considera queste misure, tornando a porre come soggetto la Luna, è registrato: «sin ½ KÙŠ ana NIM DIB», ovvero:
«La Luna mezzo cubito entra a Est incrociando (o sorpassando)».

Avendo appena riferito dei due pianeti Mercurio e Saturno, essere distanti fra loro con due cubiti, diventa ovvia la «linea (immaginaria)» di congiunzione che era misurata distante dalla Luna.

La Luna era proprio di fronte e ad Est di tale linea nella misura di 2 gradi o mezzo cubito (vedi foto grande qui sopra, il segmento giallo).
«ana» suggerisce il senso di «sopra o alto» (ECLS) e Sachs ne traduce anche il senso di «Est», legato al suo altro significato di «sorgere».

Queste mie particolari verifiche, seppure a volte non riferite (ma sottointese) nel reperto, semplicemente confermano o rafforzano, rendendo maggiormente probante, il quadro astrale osservato che è qui ricostruito astronomicamente seguendo le informazioni che sono nel diario e… con l’ausilio della reale misura del cubito che è appunto di 4 gradi.

Non credo che con una verifica basata su un cubito di due gradi, pur essendo lo stesso cielo astrale in quel giorno, si possano costatare le stesse precise e numerose concordanze qui chiaramente presentate.

Non è la sola volta, infatti, che la Luna è osservata con riferimenti a specifici «incroci o sorpassi (DIB)».

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00lunedì 14 settembre 2015 09:15
27_In situazioni "ambigue", il cubito a quattro gradi è sempre più preciso.



Nella diapositiva è mostrato come spesso, apparentemente, un «simile» risultato che si può elaborare (Mercurio a 6 gradi e 20’ da Zuben Elschemali), possa trarre in inganno.

In realtà, pare che l’astronomo dicesse solo che: «Mercurio» era «sotto (SIG)» la stella Zuben Elschemali, mentre la misura di 3 cubiti = 12 gradi la stava riferendo in modo sottointeso al sovrastante Saturno.

Seppure non sia citato, Saturno era ovvio come posizione essendo stato già misurato pure il giorno 26 del diario (27 lunare, vedi diapositive _24 e 25), pertanto non può essere negato in questo contesto.

I Loghi che registrano quest’osservazione del 29° giorno (30° lunare) DU6 del 198bc al rigo B, Obverse B9 sono i seguenti:

«GE6 29 ina ZALÁG GU4-UD SIG RÍN šá SI 3 KÚŠ».

Certamente qui è confermato lo «slittamento» fra giorni registrati nel diario e giorni lunari effettivamente osservati che esiste per tutto il settimo mese DU6 .

Lo evidenziano le due foto in basso che illustrano la posizione di Mercurio nei due giorni precedenti a quello registrato nel diario (29° giorno) ed elaborato come 30° giorno lunare.

Solo nel trentesimo giorno lunare, Mercurio è ben definito «sotto (SIG)» la stella Zuben Elschemali della Bilancia.

«Curiosamente» ma forse neppure solo casuale, in quello «specifico» giorno trentesimo lunare, Mercurio era nella sua Massima elongazione Est (era alla sua massima luminosità), come illustra la locandina inserita.

Perché è ragionevole dedurre che la misura di tre cubiti da Zuben Elschemali (RÍN šá SI) fosse riferita a Saturno?

Per il fatto che in tal modo l’astronomo avrebbe ricordato che il pianeta Saturno stava «uscendo in quei giorni» dalla Costellazione della Vergine (vedi segmento verde).

Saturno (che ha un lento movimento), il giorno precedente era ancora «ben dietro» (per il suo lento movimento) alla stella Rijl Al Awwa [3] che indenta il confine della costellazione della Vergine (vedi la foto piccola a destra che illustra il giorno 28 del diario = 29° lunare).

Nella foto grande, nel 29° giorno (30° lunare) il pianeta Saturno è invece in posizione tale che si possa definire che: «stava uscendo dalla costellazione della Vergine».

Sembra pertanto opportuno tradurre le riga traslata sopra come segue:

«Notte del 29, nell’ultima parte della notte, Mercurio è sotto Zuben Elschemali (che era) 3 cubiti ([(sotto) Saturno])».

Con queste misure, l’astronomo poteva prevedere che nove giorni dopo il pianeta Mercurio sarebbe entrato nella costellazione dello Scorpione; infatti, al rigo B, Obverse B15, lo menziona poi durante il giorno 16 APIN (VIII mese), quando lo registra con 3 cubiti (12 gradi) nello Scorpione, già verificato e illustrato in diapositiva_7.

La tolleranza di circa un dito per Zuben Elschemali con Saturno, è ben giustificata dalla mancanza di un riferimento di campione, in quanto essendo le misure a livello dell’orizzonte visibile, esse corrispondono con buona precisione anche con noni o righelli graduati di riferimento a suddivisione in gradi tarati su orizzonte visibile.

Certo, si potrebbe usare la situazione ambigua, e anche dire che Mercurio era opposto, di fronte o alla vista della stella (ignorando che il logo specificato è «SIG»), con quasi esatti 3 cubiti di due gradi (o appunto, 6 gradi e 20’) quadruplicando, in rapporto, la tolleranza in più della misura; devo però ricordare che già il cubito stesso basato sulla Rho Leo, non dovrebbe misurare 2 gradi tondi come evidenziato in questa relazione in quanto dovrebbe misurare esatti 1 grado e 24’.

Misurati col cubito campionato astronomicamente sulla stella Rho Leo e sulla stella Regolo, i tre cubiti qui riferiti misurerebbero una distanza angolare di 4 gradi e 51 primi e non «sei gradi»… Viva la «tolleranza»!

A chi gradisce approssimazioni come queste lascio questa libera scelta, pure di fronte alle evidenze fin qui mostrate; (io non mi accontento, invece).

Fine?
Per questo diario del 198bc sì, in quanto per i mesi IX, X, XI e XII purtroppo, non ho la possibilità di consultare né il LineArt né il traslato in quanto nel sito www.caeno.org sono messi a disposizione solo i mesi sette e otto come traslazione tradotta; gli altri mesi sono solo con traduzione in inglese. Senza tali informazioni (almeno del «traslato»), non potrei fare accurate verifiche astronomiche.

Un esempio per tutti: al rigo B, Obverse B16 del mese di APIN, i loghi che registrano «la piccola stella che 4 cubiti è dietro al re» sono riportati da Sachs, in traduzione, semplicemente con il nome di una stella: la «Rho Leo».

Con le verifiche sul 198bc fatte finora, credo ci siano già sufficienti ed esaustivi esempi che, per la misura del cubito, pur nella sua possibile ambiguità con un valore di due gradi riferiti alla luna specialmente, in effetti:

«sia da considerare ben valida la reale misura di 4 gradi per ogni cubito astronomico babilonese».

Ultime fatiche: seguiranno alcune altre informazioni relative cubito tramite verifiche estrapolate dal BM 33066 noto come «Strassmaier Cambyses n° 400 (o BM 33066)», e dal diario più vecchio, quello osservato sotto egemonia Assira, nel 653bc.

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00lunedì 14 settembre 2015 09:39
28_BM33066_(Cambise 400) e cubito a quattro gradi



Premessa sul BM 33066.

Dal Vat 4956 del 587bc al BM 33066 del 523bc intercorrono 64 anni.
Nel frattempo, il governo di Babilonia da egemonia caldea passò ad egemonia Medo-Persiana.

I «saggi» o astronomi che contribuirono alla stesura del VAT 4956, se erano adulti, nel settimo anno di Cambise potevano essere ormai morti o quasi certamente furono sostituiti da altri astronomi probabilmente persiani.

Questo «cambio» di gestione del cielo osservato evidentemente creò un momento non del tutto chiaro in senso di organizzazione delle informazioni astronomiche.
Il noto «Strassmaier Cambise n° 400 o BM 33066» ne è un’evidente testimonianza.

Oltre al cambio della tecnica d’incisione dei loghi cuneiformi, cambiarono facilmente anche i valori o l’interesse dato agli astri osservati che mostrano in tale diario una tendenza più che altro di «catalogo» piuttosto che di particolare posizione astronomica degli astri stessi, come si evince dalla parte Obverse del diario BM 33066.

Mentre nel VAT 4956 ogni riga lunga separava inequivocabilmente un mese lunare osservato dall’altro, nel BM 33066 tali suddivisioni sembrano fatte in modo evidentemente disordinato e non sequenziale in ordine di tempo.

Ciò rende estremamente più difficile oggi interpretare il «reale» cielo osservato rispetto al tempo registrato nel reperto.
Se a questo si aggiunge l’errata misurazione di un cubito in due gradi in luogo di quattro, tali incoerenze trovano difficilissima soluzione.

Persone incompetenti (sono costretto a dirlo) hanno usato questa circostanza per denigrare o rendere privo di affidabilità l’intero diario astronomico BM 33066.
Mi permetto di definirli «incompetenti» in quanto non hanno evidentemente tenuto conto dell'esegesi storica del momento e del cambio gestionale che si stava presentando.

Mentre qui verifico alcune parti di tale diario BM 33066, devo tenere in mente e ricordare a chi legge, che sto verificando l’effettivo valore del cubito astronomico babilonese, e pertanto userò come di default tale valore di quattro gradi per cubito e di 6 dita di 10 minuiti per ogni grado.

Dove io additerò tempi (giorno o mese) astronomici diversi da quelli registrati nel BM 33066, essi saranno solo il risultato più astronomicamente logico o compatibile che io sia risuscito a trovare in accordo con le informazioni riferite.

Come tali pertanto li propongo, comprendendo la difficoltà di questo diario astronomico che è la stessa per tutti.

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La riga reverse 12 del BM 33066 registra (in accadico, da Rückseite) ciò che segue:

«šattu VII Dūzu 1 Sin 3 ammat ár(kat) GUD.UD immir * Ulūlu 24 Dil-bat E.AN ….»

Il logo immir (IGI), posto dopo «ár(kat) GUD.UD», suggerisce che «Mercurio», si stato «visto (IGIdietro alla Luna (o: Mercurio dietro ad essa visto) la quale Luna fu misurata essere distante 12 gradi (tre cubiti di quattro gradi) dal sole al momento del suo tramonto (Sin 3 ammat ).

Alle L.T. 17:44, a Luna tramontata, Mercurio fece la sua «prima apparizione» essendo, appunto: «Dietro (la Luna), Mercurio visto (ár(kat) GUD.UD immir)».

D’altronde, è nel primo giorno lunare o dopo il novilunio che era uso misurare la posizione della Luna rispetto al sole, anche se in questa circostanza non fu usato il sistema babilonese dei «na», essendo fuorviante a motivo dell’inclinazione dell’eclittica in quanto non avrebbe espresso la sua reale distanza apparente dal sole, e fu pertanto misurata in cubiti.

I due particolari della Luna ingrandita sia a vista giorno che in modo astro, illustrano bene come nel giorno 29 ottobre o successivo al primo giorno effettivo, la falce della luna sia ben «matura» e non sia più la classica «sottile falce della luna» che indentava (almeno per i babilonesi) l’effettivo primo giorno del mese lunare.

La verifica di 12 gradi dei tre cubiti a 4 gradi, corrisponde molto bene a ciò che la riga registrò in quel primo giorno; per contro, nel giorno stimato da Sachs, il secondo (lunare) come primo (del diario), la possibile misura in cubiti di due gradi cadauno, seppure vicina, non corrisponde bene alla precisione che io sono ormai abituato a riscontrare con le verifiche basate sulla misura del cubito a quattro gradi per unità (vedi foto a destra).

E non va dimenticato mai che un cubito basato su Rho Leo non misura meno di due gradi (1 grado e 24 primi).

Nel precedente mese di Ulûlu (VI mese), il giorno 24 (mattino del 23/10/523bc) Venere fu forse menzionato essendo a 2 cubiti e mezzo (10 gradi, ovviamente stimati essendo in lacuna il valore) sopra a Marte; sembra però che l’informazione fosse registrata per il fatto che «videro» una «ka-bar» di 6 gradi (o 1 cubito e mezzo) fra Saturno-Spica-Venere (solo nel giorno 24 del mese il «ka-bar» corrisponde) mentre Venere era allineato con i sottostanti Giove e Marte.

Lo riferisco solo come «verifica» astronomica del giorno registrato nel rigo preso in esame: non ci sono informazioni specifiche in cubiti per essere utile al contesto di verifica del cubito.

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00lunedì 14 settembre 2015 09:50
29_un 2° giorno che fu registrato come 12° giorno nel BM 33066



Come da «premessa», devo riscontrare un probabile errore di trascrizione del giorno osservato nella registrazione alla riga Reverse 15 del BM 33066.
Per tale motivo, metto qui questa verifica, appunto un giorno dopo il primo appena verificato in diapositiva_28.

Tale giorno (12° registrato nella riga), infatti, fu messo in ordine anticipato rispetto al giorno 11 seguente mentre, se doveva essere registrato come secondo giorno (il 2), il suo ordine di registrazione risulterebbe più logico.

Applicando la misurazione con un cubito di due gradi, il giorno 10/11/523bc (vedi foto sopra a destra) sembrerebbe corrispondere, facendo osservare Giove «AN SAG-ME-GAR» sopra a Saturno con circa due gradi (un cubito ora accreditato) seppure con un tolleranza di 6 dita (o mezzo grado non dimenticando mai che è usato un valore arrotondato alla stella Rho Leo).

Il logo usato per Saturno, fu «AN GENNA».
La riga non specifica la posizione dei due pianeti nel senso di «sopra o sotto»; li registra solo con «ina IGI», (alla vista o di fronte); il senso di «opposti» non è significativo, data la loro vicinanza.

Perché considero valido un «secondo giorno» del VII mese DU6 a dispetto del segno 12 evidentemente inciso sul reperto?

Per evidenze di carattere astronomico.

La configurazione celeste della posizione di pianeti Saturno, Venere, Marte e Giove, era in quel secondo giorno abbastanza «particolare».

Saturno, Venere e Giove risultavano in congiunzione essendo quasi equidistanti fra loro (vedi foto grande a sinistra, freccia celeste).

Venere (sottointeso, in quanto non riferito) era misurabile a mezzo cubito o due gradi sopra a Saturno mentre era pure sulla verticale del sottostante Marte, pure esso a distanza «angolare» di un cubito di quattro gradi sotto a Saturno; Le tolleranze per Giove e Marte, sono di soli 15 minuti di grado sul cubito registrato.

La scelta di questo «compromesso» di misura, non «precisissima» come sono abituato a costatare, fu probabilmente proprio per memorizzare pure le altre posizioni presenti in quel momento.

La posizione astrale che vedeva Venere con due gradi sopra a Saturno essere sulla stessa verticale con il sottostante Marte, sembra confermare bene il cielo osservato quel giorno.

Quindi, per dirla alla «babilonese» la formazione di Giove-Saturno-Marte, era in una configurazione che essi definivano con «ka-bar (vedi relazione per il VAT 4956)».
La misura di un cubito di quattro gradi, corrisponde «abbastanza» precisa in senso «Angolare», e pertanto non varierebbe nel giro del poco tempo che era fra il loro sorgere e il loro ultimo apparire.

Ritengo pertanto plausibile e giustificata l’ipotesi di un errore di trascrizione di dodicesimo giorno contro un reale secondo giorno osservato per il rigo reverse 15 qui esaminato.

In ordine di tempo, infatti, nove giorni dopo (vedi prossima diapositiva_30), era l’undicesimo giorno del VII mese DU6 che fu poi registrato nel seguente rigo Reverse 16 alla data secolare del 08/11/523bc.

Il cubito a quattro gradi ne esce ancora una volta confermato come la reale possibile unità di misura astronomica di quel tempo.

monseppe2

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