07_diap_02
La diapositiva/2 illustra i particolari del 14esimo giorno, dove è registro un
DKD fra
Sole e Luna di
4° na mentre il 16esimo giorno, dove è riferito il pianeta
Venere (dele-bat), le cui informazioni successive sono in una lacuna tronca (senza altre possibili tracce) è illustrato in diapositiva/3.
Diversamente all’ipotesi delle «
Sei lune (Lunar six)» di Sachs e Hunger, verificando il diario astronomico per la reale data durante la quale esso fu osservato,
il 587bc in occasione del 38° anno di Nabucodonosor II, le verifiche astronomiche finora eseguite suggeriscono, almeno per i
DKD fra
Sole e Luna, che essi misurino il loro valore (
na)
in altezza (e solitamente
di sera) e non in ordine di tempo di rotazione terrestre (
o di mattina) come suggerito da Sachs.
Due sono i motivi basilari; Il primo, di natura religiosa, il quale considera che alcuni astri (come sole e luna, per esempio) dai babilonesi erano venerati come delle divinità.
Il secondo era perché, forse per riverenziale timore, essi (Sole o
šamáš e Luna o
sin) dovevano essere «visti o vedersi»
insieme e nella loro
completa integrità.
La teoria delle
sei lune invece, considera nel conteggio in ordine di tempo di rotazione terrestre
pure il completo sorgere o tramontare dei due astri fra sole e Luna; si ha così una variante di misura di
oltre un grado rispetto alla misura in altezza (senza tener conto poi delle varianti date dall’inclinazione dell’eclittica che varia durante i mesi).
L’espressione: «
DINGIR-KI-DINGIR IGI», traducibile in: «
un dio vede un altro dio opposto (
KI riferisce l’orizzonte in questo caso)», infatti, suggerisce che i due astri si vedessero nella loro integrità e contemporaneamente per tutto il tempo della misura.
Da qui in avanti pertanto, il completo logo «
DINGIR-KI-DINGIR IGI», sarà da me indicato con l’abbreviazione: «
DKD».
Un
DKD poteva aver luogo anche fra uno degli astri maggiori (Sole o Luna) e un
pianeta che fosse esso stesso considerato dai babilonesi una «
divinità», come ad esempio (
dio) Giove (
AN-SAG_ME_GAR); in tali casi, meglio si applicherebbe il conteggio in gradi stimati in ordine di tempo di rotazione terrestre, nella misura di un grado per ogni 4 minuti (ottenuti da: 360 gradi divisi 24 ore = 15° per ogni ora; e 60 minuti (un’ora) divisa poi per i 15° risulta in 4 minuti di tempo di rotazione terrestre per ogni grado).
La misura in tempo di rotazione terrestre che riguardava un astro (stella o pianeta), era probabilmente preferita in quanto il pianeta è un piccolo punto di riferimento e la sua integrità facilmente si associa con il suo preciso sorgere o tramontare.
Generalmente, infatti, un possibile
DKD che implicava un astro minore era generalmente così stimabile con la Luna, per il fatto che con la luce del sole sorto o che deve finire di tramontare solo Venere, e solo a volte, è visibile.
Nel caso in esame, nel reperto è riferito per il 14esimo giorno babilonese del primo mese di Nisannu del 587bc, un
DKD fra Sole e Luna di
4° na.
Stimandolo per il
568bc, può essere ingannevole il fatto che da quando il sole inizia il suo tramonto a quando la luna sia completamente sorta si possano contare
16 minuti di tempo (teoria delle sei lune) che possono
sembrare ben corrispondere ai
4° na segnati sul diario.
Devo ricordare però, che questo risultato è verificato con
RedShift6 e non con
TheSky6 il quale calcola la luna in posizioni non sempre concordi con programma da me usato.
Infatti A. Sachs e H. Hunger verificano il fenomeno, nel
568bc = 37° anno del re, come occorso
al mattino del 14esimo giorno e
non alla sera dello stesso
6 maggio, come per il
587bc e come usualmente dovrebbe essere fatto (per via delle
previsioni di possibili eclissi di luna).
Al mattino di tale giorno, col sole sorto e fino a completo tramonto di luna, (Teoria: «
Sei Lune») nel
568bc si hanno circa 16 minuti o 4 gradi
na secondo Sachs; un corretto confronto astronomico, invece, dovrebbe essere eseguito (possibilmente)
nello stesso tempo con entrambi i programmi e soprattutto, aventi entrambe le date con
lo stesso giorno e ora (ovvero il confronto
mattina per
568bc e
sera per
587bc, ha poca valenza per il
confronto della precisione di calcolo fra i due programmi).
Quelle da me verificate per il secolare
568bc, restano comunque misure
meno corrispondenti e, ricordo, qui calcolate qui con
RedShift6 (con
TheSky6 mi risulta, per le misure riguardanti la luna di quel periodo, una differenza stimabile fra i
due e tre gradi per
pari tempo di verifica fra i due programmi).
Infine, anche se potevo del tutto ignorarla questa verifica, essendo in campo tronco e mancanti le informazioni di misura e a chi si riferivano, ho comunque verificato pure il
16esimo giorno che menziona «
Venere» (e ho fatto bene).
Il nome del pianeta è chiaramente leggibile nel coccio, e pertanto ho voluto verificare che l’osservazione, nel 16esimo giorno, fosse almeno «
astronomicamente compatibile» con quella già verificata per il
nono giorno che elaborava la
prima apparizione di Venere come «
piccolo sole», essendo il pianeta in
massima elongazione Ovest e posizionato vicino alla
k Gemini o a circa l’altezza della stella Polluce dei Gemelli.
L’elaborazione in diapositiva/3, mostrerà ciò che gli astronomi poterono aver visto o valutato per quel giorno (ovviamente nel
587bc).
In base a ciò, si può «ipotizzare» che la parte in lacuna registrasse i seguenti possibili loghi:
«
16 dele-bat [(e
Saturno)
1 KÙS ár ALLA]» traducibile in:
«giorno 16, Venere [ (e Saturno)1 cubito (4 gradi) dietro al Granchio o Cancro]».
La verifica astronomica mostrata in diapositiva/3, è pertanto compatibile con la posizione che il pianeta doveva avere nel 16esimo giorno, ma probabilmente, l’astronomo citò proprio questo giorno per identificare anche l’
ingresso di
Venere nella costellazione del
Granchio, misurandolo (forse) anche sulla stella
Al Tarf, assieme a
Saturno che era parimenti distante da tale stella nella misura di
14° angolari.
La piccola foto inclusa in alto a destra di diapositiva/3 , mostra il cielo, in pari data di giorno e mese, ma del
568bc.
Unica situazione accettabile è la misura di un cubito di due gradi fra
Venere e Marte.
Nel complesso, trovo più accettabile l’osservazione che è risultante dall’elaborato del 587bc.
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Ricercatore indipendente.
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Per comprenderla, occorre "luce".
La luce, se illumina un solo lato, lascia zone di ombra che restano nascoste. La verità resta la stessa, ma sarà incompleta.
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