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Riga obverse 4 - particolari del DKD

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La diapositiva/2 illustra i particolari del 14esimo giorno, dove è registro un DKD fra Sole e Luna di 4° na mentre il 16esimo giorno, dove è riferito il pianeta Venere (dele-bat), le cui informazioni successive sono in una lacuna tronca (senza altre possibili tracce) è illustrato in diapositiva/3.

Diversamente all’ipotesi delle «Sei lune (Lunar six)» di Sachs e Hunger, verificando il diario astronomico per la reale data durante la quale esso fu osservato, il 587bc in occasione del 38° anno di Nabucodonosor II, le verifiche astronomiche finora eseguite suggeriscono, almeno per i DKD fra Sole e Luna, che essi misurino il loro valore (na) in altezza (e solitamente di sera) e non in ordine di tempo di rotazione terrestre (o di mattina) come suggerito da Sachs.

Due sono i motivi basilari; Il primo, di natura religiosa, il quale considera che alcuni astri (come sole e luna, per esempio) dai babilonesi erano venerati come delle divinità.

Il secondo era perché, forse per riverenziale timore, essi (Sole o šamáš e Luna o sin) dovevano essere «visti o vedersi» insieme e nella loro completa integrità.

La teoria delle sei lune invece, considera nel conteggio in ordine di tempo di rotazione terrestre pure il completo sorgere o tramontare dei due astri fra sole e Luna; si ha così una variante di misura di oltre un grado rispetto alla misura in altezza (senza tener conto poi delle varianti date dall’inclinazione dell’eclittica che varia durante i mesi).

L’espressione: «DINGIR-KI-DINGIR IGI», traducibile in: «un dio vede un altro dio opposto (KI riferisce l’orizzonte in questo caso)», infatti, suggerisce che i due astri si vedessero nella loro integrità e contemporaneamente per tutto il tempo della misura.

Da qui in avanti pertanto, il completo logo «DINGIR-KI-DINGIR IGI», sarà da me indicato con l’abbreviazione: «DKD».

Un DKD poteva aver luogo anche fra uno degli astri maggiori (Sole o Luna) e un pianeta che fosse esso stesso considerato dai babilonesi una «divinità», come ad esempio (dio) Giove (AN-SAG_ME_GAR); in tali casi, meglio si applicherebbe il conteggio in gradi stimati in ordine di tempo di rotazione terrestre, nella misura di un grado per ogni 4 minuti (ottenuti da: 360 gradi divisi 24 ore = 15° per ogni ora; e 60 minuti (un’ora) divisa poi per i 15° risulta in 4 minuti di tempo di rotazione terrestre per ogni grado).

La misura in tempo di rotazione terrestre che riguardava un astro (stella o pianeta), era probabilmente preferita in quanto il pianeta è un piccolo punto di riferimento e la sua integrità facilmente si associa con il suo preciso sorgere o tramontare.
Generalmente, infatti, un possibile DKD che implicava un astro minore era generalmente così stimabile con la Luna, per il fatto che con la luce del sole sorto o che deve finire di tramontare solo Venere, e solo a volte, è visibile.

Nel caso in esame, nel reperto è riferito per il 14esimo giorno babilonese del primo mese di Nisannu del 587bc, un DKD fra Sole e Luna di 4° na.

Stimandolo per il 568bc, può essere ingannevole il fatto che da quando il sole inizia il suo tramonto a quando la luna sia completamente sorta si possano contare 16 minuti di tempo (teoria delle sei lune) che possono sembrare ben corrispondere ai 4° na segnati sul diario.

Devo ricordare però, che questo risultato è verificato con RedShift6 e non con TheSky6 il quale calcola la luna in posizioni non sempre concordi con programma da me usato.

Infatti A. Sachs e H. Hunger verificano il fenomeno, nel 568bc = 37° anno del re, come occorso al mattino del 14esimo giorno e non alla sera dello stesso 6 maggio, come per il 587bc e come usualmente dovrebbe essere fatto (per via delle previsioni di possibili eclissi di luna).

Al mattino di tale giorno, col sole sorto e fino a completo tramonto di luna, (Teoria: «Sei Lune») nel 568bc si hanno circa 16 minuti o 4 gradi na secondo Sachs; un corretto confronto astronomico, invece, dovrebbe essere eseguito (possibilmente) nello stesso tempo con entrambi i programmi e soprattutto, aventi entrambe le date con lo stesso giorno e ora (ovvero il confronto mattina per 568bc e sera per 587bc, ha poca valenza per il confronto della precisione di calcolo fra i due programmi).

Quelle da me verificate per il secolare 568bc, restano comunque misure meno corrispondenti e, ricordo, qui calcolate qui con RedShift6 (con TheSky6 mi risulta, per le misure riguardanti la luna di quel periodo, una differenza stimabile fra i due e tre gradi per pari tempo di verifica fra i due programmi).

Infine, anche se potevo del tutto ignorarla questa verifica, essendo in campo tronco e mancanti le informazioni di misura e a chi si riferivano, ho comunque verificato pure il 16esimo giorno che menziona «Venere» (e ho fatto bene).

Il nome del pianeta è chiaramente leggibile nel coccio, e pertanto ho voluto verificare che l’osservazione, nel 16esimo giorno, fosse almeno «astronomicamente compatibile» con quella già verificata per il nono giorno che elaborava la prima apparizione di Venere come «piccolo sole», essendo il pianeta in massima elongazione Ovest e posizionato vicino alla k Gemini o a circa l’altezza della stella Polluce dei Gemelli.

L’elaborazione in diapositiva/3, mostrerà ciò che gli astronomi poterono aver visto o valutato per quel giorno (ovviamente nel 587bc).

In base a ciò, si può «ipotizzare» che la parte in lacuna registrasse i seguenti possibili loghi:

«16 dele-bat [(e Saturno) 1 KÙS ár ALLA]» traducibile in:

«giorno 16, Venere [ (e Saturno)1 cubito (4 gradi) dietro al Granchio o Cancro]».

La verifica astronomica mostrata in diapositiva/3, è pertanto compatibile con la posizione che il pianeta doveva avere nel 16esimo giorno, ma probabilmente, l’astronomo citò proprio questo giorno per identificare anche l’ingresso di Venere nella costellazione del Granchio, misurandolo (forse) anche sulla stella Al Tarf, assieme a Saturno che era parimenti distante da tale stella nella misura di 14° angolari.

La piccola foto inclusa in alto a destra di diapositiva/3 , mostra il cielo, in pari data di giorno e mese, ma del 568bc.
Unica situazione accettabile è la misura di un cubito di due gradi fra Venere e Marte.

Nel complesso, trovo più accettabile l’osservazione che è risultante dall’elaborato del 587bc.
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Ricercatore indipendente.
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