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L’elaborato della foto che illustra il cielo astronomico del
quinto giorno del terzo mese Simanu del 587bc, si commenta praticamente da solo.
Il riferimento evidenziato con la freccia celeste di fianco alla locandina, che misura la stella Porrima della Vergine posizionata di fronte alla Luna nella misura di un
cubito (o 4 gradi),
non è ovviamente registrata nel rigo preso qui in esame, ed è stata evidenziata
esclusivamente come possibile misura multipla riferita al
valore registrato di un cubito.
La riferisco solo perché potrebbe far parte di quelle «misure multiple» tipiche degli astronomi babilonesi nel periodo sotto il regno di Nabucodonosor II.
Di fatto, dal punto di vista astronomico, la luna
era di fronte a tale stella (Porrima della Vergine) nella misura di
4 gradi riferibili
al cubito citato nella riga.
Il logo «entra (
ANA)», è riferito all’entrata della Luna nella costellazione della Vergine «vista» con riferimento sulla linea dell’orizzonte visibile dalla torre di Babilonia.
Tale osservazione, è quindi giocoforza effettuata mentre la luna si appressa a
tramontare, mentre il suo movimento orbitale nel cielo la vede spostarsi fra le stelle nella misura di circa un grado ogni due ore da Ovest verso Est.
Il satellite, incrocia (
DIB) la stella Denebola, in quanto in tale lento movimento la Luna sta
sorpassando tale stella mentre «
entra»
otticamente nella costellazione della Vergine.
Devo ricordare, che le osservazioni degli astronomi babilonesi erano prevalentemente «
visive» o alla «
vista (
IGI)».
Tentare di relazionarle con riferimenti di
coordinate celesti come ora possiamo fare, è fuori luogo e pure fuorviante.
Non sempre l’osservazione visiva corrisponde a
precise coordinate celesti.
Esempio.
Se riferisco due stelle parallele fra loro la sera a
Est, posso dire che la stella
A sia a
Est della stella
B.
La stessa osservazione però, effettuata circa 12 ore dopo o verso il mattino, osservata a
Ovest stavolta, mi costringerebbe, dal punto di vista «
visivo» a dire (correttamente) che la stella
A sia a
Ovest della stella
B.
Eppure, le
coordinate celesti delle due stelle restano astronomicamente ed esattamente le stesse.
Dico questo, per il fatto che ho notato spesso alcune persone poco informate, le quali riferiscono coordinate celesti per
asserire una precisa posizione di un astro
al fine di mostrarlo compatibile con la diversa datazione al 568bc.
I babilonesi
non conoscevano le notazioni in coordinate celesti, anche se la loro comprensione del cielo astrale, specialmente se riferita allo zodiaco, era a dir poco eccezionale.
Già durante il regno di Nabucodonosor stavano comprendendo l’utilità di indicare gli astri anche riferendoli a coordinate tipo «
altezza» e «
azimut», tecnica che certamente nel periodo Seleucide fu molto più perfezionata, forse pure con l’ausilio di adeguati e nuovi strumenti.
Nelle mie verifiche, che trovano riscontri ben precisi, uso appunto il concetto di «
vista a occhio nudo», in quanto mi permette di interpretare o comprendere più correttamente ciò che gli astronomi babilonesi registrarono e
come lo registrarono.
monseppe2
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Ricercatore indipendente.
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La verità viene da Geova mediante la sua parola scritta.
Per comprenderla, occorre "luce".
La luce, se illumina un solo lato, lascia zone di ombra che restano nascoste. La verità resta la stessa, ma sarà incompleta.
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