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Cubito Astronomico Babilonese

Ultimo Aggiornamento: 29/12/2020 09:22
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21/08/2015 08:35
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02_Cubito umano Traslato in cubito astronomico

Come fu traslato un cubito "umano" in un cubito "astronomico Babilonese".



La traslitterazione della misura della lunghezza del corpo di un leone, misurabile con 4 cubiti umani (per un animale maschio adulto e robusto, come indica la freccia bipunta arancione sul leone animale in bassorilievo) fu semplicemente applicata alla sagoma o siluette (freccia verde bipunta nella foto a destra) che l’omonima costellazione nel cielo (il Leone) mostra alla vista a occhio nudo. Le foto della diapositiva illustrano benissimo questo concetto.

I quattro cubiti o avanbraccia umane (un’unità di misura, il cubito, che andava dal gomito alla punta delle dita della mano di un uomo misurando circa 50 cm.), furono così e naturalmente convertiti da quattro cubiti umani a 4 «cubiti (KÙŠ)» astrali o astronomici che misuravano quattro (4) gradi sessagesimali cadauno.

Pertanto, la lunghezza di circa 2 metri, misurabile su un leone felino e valutabile con 4 avanbraccia umane (circa 2 metri), divenne pure quella di 4 cubiti astronomici, aventi misura unitaria di 4 gradi sessagesimali che furono poi usati come unità (un cubito) per le misure delle distanze astrali fra un corpo celeste e un altro.

Ne devo evincere, (non li ho mai visti di persona) che i «mattoni» del muro con i leoni in bassorilievi fossero dei parallelepipedi lunghi circa 50 centimetri. Esattamente, lo saprò solo quando me li faranno vedere (o misurare) di persona (ovvero …. Mai!).

In tal modo, la distanza interstellare o "angolare" che è fra la stella Regolo, il petto (o cuore) del Leone astrale, e la stella che ne definisce il fondo schiena o coscia, la stella Chort o Chertan che è letteralmente «dietro di essa» o dietro al «Re», essendo di 16 gradi angolari quasi esatti (con un dito di differenza o 10 minuti di grado in più), venne così traslata o convertita con 4 di questi cubiti astrali, di quattro gradi cadauno, per un totale astronomico di 16 gradi sessagesimali.

Valutata invece con l’unità di misura del cubito in soli (2) due gradi unitari, la stessa distanza traslata dall’animale figura leonina diverrebbe stimabile con 8 cubiti, in luogo dei quattro appena stimati se fossero misurati dalla stella Regolo a la stella Chort. Ma nel diario sopra riferito (BM 34362), furono specificati 4 cubiti e non otto (per misurare 16 gradi con due gradi unitari).

Probabilmente i babilonesi ritennero che una misura di base in 2 gradi per ogni cubito, essendo alta come numero di cubiti o piccola come gradi, poteva rendere più difficili e meno immediatamente stimabili le distanze osservabili nel cielo a occhio nudo.

E’ facile che poi dividessero (per praticità sessagesimale) tale cubito (di quattro gradi) in 24 parti (o Dita «SI», di 10 minuti di grado cadauna; praticamente, quattro «pugni» affiancati (pollice compreso) o 6 volte le quattro dita della mano (nocche affiancate), che simulassero sei dita).

Essendo il vero cubito la misura di 4 gradi ed essendo un grado suddiviso in 60 minuti, sono misurabili 240 minuti di grado per ogni cubito che, divisi per 24 parti o dita, fanno appunto una stima di 6 dita (SI) di 10 minuti di grado cadauna per ogni singolo grado del cubito.

Per rendere l’idea del motivo di tale suddivisione, la Luna, che misura circa 30 minuti di grado, sarebbe (ad occhio nudo) così più facilmente divisibile in tre parti di 10 minuti di grado cadauna; diversamente, col cubito di due gradi, sempre diviso in 24 parti, lo stesso disco lunare sarebbe da dividere, più difficilmente a «occhio nudo», in 6 parti misuranti 5 minuti di grado cadauna.

Dal momento che la luna è osservabile come essere un disco che, comparato alla punta del dito indice della mano stesa, se stimato a circa 40° di altezza, risulta essere grande quanto circa la metà di tale indice, dividere (a occhio nudo) per sei parti tale metà era certamente più difficile o meno facile, inducendo a facili errori (a occhio nudo), che non dovendolo dividere in tre sole parti.

Nella foto sovraimpressa nella diapositiva a destra, al suo primo frame, dovrebbe essere illustrato bene e semplicemente ciò che qui sto spiegando.
Il punto nero sarebbe il disco lunare come osservabile a occhio nudo a mano tesa e, mirandolo sulla punta del dito indice, sotto il punto nero è simulata una sua suddivisione in tre parti; dividendolo in sei parti, anche nell’esempio mostrato, sarebbe certamente più difficile o meno immediato stimarlo.

In sintesi, essendo la distanza fra Regolo e la stellina che è dietro ad esso (la stella Chort) misurabile in quasi esatti 16 gradi, i quattro cubiti umani necessari per misurare il leone animale furono fatti divenire 4 cubiti astrali per il Leone astronomico, appunto misuranti 4 gradi cadauno; la freccia bipunta verde della foto a destra, comparata con quelle bipunta arancione a sinistra ne illustra bene la misura così traslata.

Sotto il Leone astrale, misurando invece Regolo (il Re) con la stella ρ Rho Leo [1] (cerchietto rosso foto a destra), la freccia bipunta arancione (che misura 8 gradi di raggio) comparata con il segmento rosso illustra la pochissima precisione o scarsa corrispondenza che risulterebbe se il cubito dovesse corrispondere a un’unità che misuri solo due gradi dovendo, se fosse giusta tale unità di misura, «puntare» dalla stella Regolo alla stellina Rho con la misura di otto gradi.

Ogni altro riferimento, sia dietro o sotto (orizzontale o verticale alla stella Regolo) sortirà soltanto misurazioni inferiori ai 6 gradi e 30’ massimi misurabili in modo interstellare.

Diventa quindi incontestabile, che la distanza angolare fra Regolo e la Rho Leo, essendo di soli circa sei gradi e trenta, difetti di un grado e mezzo rispetto alla misura dichiarata nel reperto del 198bc (BM 34362).

Un grado e mezzo su una stima di otto gradi, equivale, a occhio nudo, ad osservare la porzione di cielo che sarebbe occupata da tre dischi lunari affiancati.

Non ritengo assolutamente probante una base unitaria (astronomica) viziata da una tale grossolana imprecisione.

monseppe2

[Modificato da monseppe2 17/01/2016 10:51]
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La luce, se illumina un solo lato, lascia zone di ombra che restano nascoste. La verità resta la stessa, ma sarà incompleta.
Solo Geova può fare "luce" su "tutti" i suoi lati della Sua Verità.
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